I quattro colori di Hogwarts

Raccontaci le tue storie di gioco!
Da quelle inventate alle sfide che hai intrapreso!
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#91

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???: buon pomeriggio. Avete già deciso cosa ordinare?
Den: sì. Due fette di torta al cioccolato e due tazze di tè, per favore.
???: (scherzosa) che golosoni! (Annota l’ordinazione) Arrivano subito!


Oliver: non sembra anche a te di averla già vista da qualche parte?
Den: non mi pare proprio. Cioè, credo che se ne conoscessi una così me lo ricorderei, no?
Oliver: uhm, sarà.

Qualche minuto dopo...

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???: Ecco a voi. Sentite, scusate se vi disturbo ma non ho potuto fare a meno di notare l’uniforme. Siete anche voi del Sir Roger, vero?
Den: in effetti sì.

La cameriera non aspettava altro. Pescò un volantino dalla tasca del grembiule e lo piazzò di fronte ai due ragazzi.

???: sono del comitato studentesco, non so se ne avete sentito parlare ma stiamo lavorando alla recita di fine anno. Non è che per caso vi andrebbe di partecipare?
Den: ehm, veramente non siamo grandi attori.
???: uhm, va bene. Come preferite. Se però cambiaste idea fate un salto in auditorium domani, ok?
Den: (poco convinto) certamente.

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Den: ecco dove l’avevi vista, frequenta la nostra stessa scuola! In effetti adesso penso di aver capito chi è, ma senza l’uniforme della scuola non era mica facile riconoscerla!
Oliver: (pensieroso) ma quindi c’è ancora gente che fa recite a scuola?
Den: a quanto pare.
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Il giorno dopo:

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Oliver: ciao ma’, io vado!
Mamma: divertiti a scuola!

Ed ecco un altro giorno che iniziava. Come al solito sarebbe passato da Den per andare a scuola assieme.

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Strano, Den non era ancora là fuori ad aspettarlo. Di solito era molto puntuale, che si sentisse poco bene?
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#92

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Oliver: buongiorno.
Mamma di Den: ciao Oliver. Oggi Den è ammalato, non credo che andrà a scuola.
Oliver: oh, mi dispiace.
Mamma di Den: non è che per caso potresti portargli i compiti a casa?
Oliver: certamente, nessun problema.

Povero Den, che avesse fatto un’indigestione di torta? In effetti il giorno prima ne aveva mangiate ben tre fette, non sarebbe stato così strano.
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La mattina era passata senza eccessivi problemi, come tutte le precedenti. Alla fine delle lezioni, indeciso sul da farsi, Oliver iniziò a chiedersi che cosa potesse fare. Di solito a quell’ora andava in caffetteria con Den, ma non aveva nessuna intenzione di andarci da solo. Probabilmente la cosa migliore sarebbe stata tornare a casa per finire i compiti di letteratura. Sì, probabilmente avrebbe fatto così.

Era impiegato in questo e altri pensieri, quando incrociò per i corridoi una ragazza che non sembrava sentirsi per niente bene. Guardandola bene, sembrava proprio la stessa ragazza che aveva incontrato in caffetteria il giorno prima. Che poteva esserle successo?

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Oliver: (preoccupato) ehi tu, tutto bene?
???: che domande, certo che sto...

Non riuscì neanche a terminare la frase, e un brutto giramento di testa la fece barcollare pericolosamente verso la parete. Non reggendosi più in piedi finì seduta a terra con le spalle al muro, non era svenuta ma poco ci mancava.

Oliver: (preoccupato) a-aspetta lì, vado a chiamare l’infermiera!

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Infermiera: signorina Baker, non posso lasciarla uscire! Lei ha bisogno di riposo, quindi resterà qui finché non arriveranno i suoi genitori!
???: ma io devo andare assolutamente dell’auditorium, oggi ci sono le audizioni per la recita di fine anno! E poi non credo che i miei abbiano il tempo di venire a prendermi, non possono lasciare incustodita la caffetteria!
Infermiera: ah. Però in queste condizioni non posso lasciarla andare da nessuna parte. Se dopo un po’ di riposo si sentirà meglio forse la lascerò tornare a casa. Ma non posso assolutamente lasciarla andare alla... recita o quello che era.
???: ma mi stanno aspettando tutti, non posso restarmene qui a far niente!

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Oliver: ehm, forse potrei andare io in auditorium per avvisare tutti che sei qui, e che non sei potuta andare alle audizioni.
Infermiera: sarebbe perfetto. Forza, vai.
???: ma...
Infermiera: signorina Baker, adesso per piacere cerchi di riposarsi.
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#93

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???: ma dove cavolo si è cacciata Grace?
? : è già in ritardo di mezz’ora, che facciamo? Iniziamo lo stesso?
? ?: a questo punto...

Bella idea, “posso andare io in auditorium ad avvisare tutti!”. Ma da dove gli era uscita? Non sapeva neppure come si chiamava quella ragazza, come faceva?
Ad ogni modo, lo aveva promesso e quindi a quel punto era per lo meno tenuto a provarci.

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Oliver: ehm, scusatemi!
? ?: sei qui per le audizioni?
Oliver: no, in realtà arrivo dall’infermeria. Là c’è una ragazza che si è sentita poco bene che voleva venire qui a tutti i costi, allora hanno mandato qui me per avvisarvi che non sarebbe potuta venire.
? : capelli castani raccolti, sempre di corsa?
Oliver: sì.
? : allora è Grace.

Lo aveva detto con una faccia preoccupata, ma anche rassegnata. Non doveva essere la prima volta che succedeva una cosa del genere.

???: ... quindi non ci resta che iniziare. Sentito? Tutti ai propri posti!
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Vedendo che tutti si stavano dando da fare per iniziare le audizioni, e non sapendo cos’altro fare, Oliver si era seduto in fondo alla sala per dare un’occhiata a quello che succedeva. A dirla tutta era piuttosto incuriosito, non aveva mai partecipato a nessuna recita e quindi non sapeva di preciso che aspettarsi.

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Passò quasi un’ora, nella quale una decina di studenti in costume si erano alternati sul palco decantando le battute dei personaggi che avrebbero voluto interpretare. Sembravano tutti decisi a dare il loro meglio, e anche sorprendentemente a loro agio.

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? ?: ehi, ciao Grace! Ci hanno detto che eri in infermeria, come stai?
Grace: sono solo un po’ stanca, tranquilli. Datemi cinque minuti e sono pronta!
? ?: sempre decisa ad accaparrarti la parte di Titania?
Grace: certo che sì, state a vedere!

Pochi minuti dopo...

? ?: sei pronta? Allora... azione!

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Grace: “Mettiti pure il cuore in pace. Non ti darò quel fanciullo neppure in cambio di tutto il regno delle fate...”
? ?: (battendo le mani) bravissima Grace!
? : e anche con Titania siamo a posto. Ci manca solo più qualcuno che faccia Puck.
Grace: ma non si è presentato nessun altro?
? ?: sembra di no. Che si fa?
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#94

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Era da un sacco di tempo che Oliver aveva l’impressione che tutte le sue giornate fossero uguali una all’altra, sprecate ripetendo sempre le stesse cose.

E se quella recita fosse stata la sua occasione per rompere la noiosa routine in cui si era ritrovato intrappolato per tutto quel tempo?

Oliver: forse potrei provarci io.
Grace: (sorpresa) ... perché no. Hai anche la faccia da folletto, ti ci vedo!
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Qualche settimana dopo, durante le prove:

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Den: certo che ti hanno proprio fregato. Hai visto come ti hanno conciato?
Oliver: in che senso?
Den: ti hanno messo pure le orecchie finte!
Oliver: te l’ho già spiegato, mi sono proposto io per questa parte. Non mi ha obbligato nessuno.
Den: ma come ti è venuta in mente un’idea simile?
Oliver: ... avevo solo bisogno di provare a fare qualcosa di diverso dal solito.
Den: ma...

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Grace: ah, eccoti qua Oliver! E c’è anche il tuo amico sbafa torte!
Den: ehi, a chi non piace il cioccolato?
Grace: certo, certo. Ad ogni modo, stiamo per iniziare a provare il primo atto. E poi dobbiamo anche lavorare ai fondali, e...
Den: ... ok, visto che siete tutti così indaffarati, vi lascio al vostro lavoro. Ci si vede!

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Grace: ... non dirmelo, sta andando a papparsi un’altra torta in caffetteria.
Oliver: credo proprio di sì, a quest’ora di solito andavamo sempre là.
Grace: certo che il tuo amico è così... prevedibile.
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Le settimane passarono, la data della recita arrivò fin troppo in fretta. Dietro al palco regnava l’agitazione, ma anche una certa impazienza di mostrare a tutti quello che erano riusciti a fare. Modestia a parte, erano tutti convinti di aver fatto un ottimo lavoro.

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Grace: ehi, ma chi ha messo qui questo fondale? Questo serve per il secondo atto, andate subito a recuperare quello giusto!

Tra tutti Grace sembrava essere quella che ci teneva di più alla buona riuscita della recita, anche se ormai sembrava stanchissima continuava a dirigere il dietro le quinte con la stessa convinzione del primo giorno.

Erano in molti a chiedersi come facesse a tenere quel ritmo, considerando che durante la preparazione della recita aveva dovuto studiare per gli esami finali e aveva pure continuato a lavorare nella caffetteria dei suoi genitori.
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#95

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Ormai mancava pochissimo all’inizio dello spettacolo, quindi Grace radunò tutti i presenti per dire loro le ultime indicazioni.

Grace: Ok, ragazzi, ci siamo! Abbiamo lavorato un sacco per questo, fate del vostro meglio! E soprattutto divertitevi!

Detto questo, tutti andarono al loro posto e la recita incominciò.
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Grace: dai Oliver, tocca a te!

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Una volta sul palco Oliver si ritrovò di fronte a persone che lo fissavano, aspettando che iniziasse a parlare.

Oliver: ...

Ma qual era la sua battuta?

Grace: (sottovoce) dai, dì qualcosa!

Oliver inspirò profondamente, per cercare di calmarsi. Doveva ricordarsi che là sul palco non era più il solito ragazzino mediocre a cui non ne andava mai dritta una, ma un piccolo spiritello dispettoso in calzamaglia. Una volta tanto poteva essere qualcuno di deciso e divertente, doveva solo iniziare a recitare la sua parte.

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Oliver: Olà, fata, dove vai?
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La recita era finita fin troppo presto, forse non erano stati perfetti ma erano comunque tutti molto soddisfatti del risultato finale.

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Den: ehi Olly, siete stati pazzeschi! Non sembravi neanche tu!
Oliver: (perplesso) oh, ok. Grazie, Den.

Oliver era ancora a dir poco elettrizzato, fino a qualche mese prima non avrebbe mai neppure immaginato di essere in grado di fare una cosa del genere. E neppure di potersi divertire tanto.

Den: quindi dobbiamo aspettarci di vederti fare l’attore, una volta finita la scuola?
Oliver: ehm, non saprei.

Di preciso non sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Ma era ormai certo che la sua vita non sarebbe mai più stata noiosa e prevedibile com’era stata fino a pochi mesi prima.
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#96

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Oliver: (emozionato) ehi Grace! È stato grandioso!
Grace: sì, è vero!
Oliver: (guardandosi attorno) ma i tuoi genitori non sono venuti a vederti?

Si era accorto di aver fatto la domanda sbagliata ancor prima di finire di parlare. L’espressione di Grace si era fatta improvvisamente cupa e triste, e si limitò a rispondere con rassegnazione dicendo:

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Grace: ... suppongo che a loro questo genere di cose non interessi. Hanno solo la loro maledetta caffetteria per la testa.
Oliver: ... mi dispiace, non volevo...
Grace: non preoccuparti, non è colpa tua. (Facendosi coraggio) E poi questo non è il momento per piangersi addosso, dopo uno spettacolo come questo dobbiamo festeggiare!

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#97

Off Topic
Proseguiamo con la parentesi babbana della famiglia di Isabelle. Chissà che avvenimenti li avranno portati alla situazione in cui si trovano ora...
Capitolo Extra:
La famiglia Harris (parte III)


Settembre 1998, caffetteria della famiglia Baker

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Sig.ra Baker: al tavolo cinque stanno aspettando il loro tè da una vita, sbrigati!
Grace: vado, vado...

Se c’era una cosa di cui Grace era sempre stata certa era che non avrebbe mai voluto lavorare a tempo pieno in quella trappola che era la caffetteria dei suoi genitori.

I signori Baker avevano invece progetti molto diversi per lei: avevano lavorato molto per aprire e portare avanti quel locale, vantando da sempre una gestione esclusivamente familiare. Davano a Grace l’opportunità di lavorare fin da subito in pianta stabile e, alla fine, le avrebbero anche lasciato la gestione della loro caffetteria. Come si poteva rifiutare un’opportunità simile?

Grace però aveva ambizioni del tutto diverse. Lei avrebbe preferito mille volte andare all’università, iscriversi a Lettere e, chissà, magari anche scrivere qualcosa di suo. Idea alla quale i suoi genitori si erano sempre opposti con forza, etichettandola come un capriccio adolescenziale che sarebbe presto passato di mente alla loro unica figlia.

Ma Grace sapeva che quello non era solo un capriccio e, anche se erano già passati tre anni dal diploma, non si era ancora arresa. I suoi genitori si rifiutavano di pagarle l’università? Peggio per loro, voleva dire che avrebbe iniziato a mettere da parte i suoi guadagni per pagarsela da sola. Ci aveva messo un sacco di tempo, ma finalmente c’era riuscita. Non le restava che dirlo ai suoi.

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Grace: mamma, papà, vi devo dire una cosa.
Sig.ra Baker: (distratta) che cosa, Grace?
Grace: la prossima settimana inizio l’università, ho anche già trovato un appartamento in cui stare.

I suoi genitori impiegarono qualche secondo per mettere a fuoco quello che aveva detto, occupati com’erano a mettere a posto le tazze e i piatti che avevano appena tirato fuori dalla lavastoviglie. Il primo a riprendersi fu suo padre, che si affrettò a dirle:

Sig. Baker: (severo) che pazzia è mai questa? Ne abbiamo già parlato, per te l’università è solo uno spreco di soldi!
Grace: sono i miei risparmi, e ci faccio quello che mi pare!
Sig.ra Baker: piantala di dire stupidaggini!
Grace: non sono stupidaggini! Siete voi che siete due trogloditi che sanno pensare solo a questa stupida caffetteria!

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Grace: cercarvi pure un’altra cameriera, perché io da qui me ne vado!
Sig. Baker: (arrabbiato) ma dove credi di andare? Torna immediatamente qui!

Ma Grace lo ignorò completamente, continuando la sua strada senza neanche voltarsi indietro per guardare i genitori che ancora le urlavano dietro, intimandole di tornare indietro. Beh, potevano anche scordarselo.
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Per fortuna a casa aveva già la valigia pronta, quindi le bastò salire di corsa in camera sua per recuperarla prima di poter incrociare di nuovo i suoi genitori. Poi le sarebbe bastato prendere l’autobus per raggiungere il monolocale che aveva affittato qualche giorno prima.

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Ormai era fatta, era finalmente libera! Aveva dovuto aspettare per ben tre anni, ma poteva finalmente fare quello che le piaceva davvero!

Persa tra questi e altri mille pensieri, Grace continuava a camminare sulla sua strada, senza prestare particolare attenzione a quanto le succedeva attorno. Era talmente distratta da attraversare la strada senza fare nessuna accortezza, tagliando in pieno la strada a una macchina che stava sopraggiungendo proprio in quel momento.

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Autista: oh santo cielo! Chiamate subito un’ambulanza!
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#98

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Autista: da questa parte!
Paramedico: è cosciente?
Autista: n-no, ma...
Paramedico: non si preoccupi, adesso ci pensiamo noi. (Al collega) Controlla le sue condizioni, io arrivo con la barella.

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???: incosciente, possibile trauma cranico. Gli altri parametri sembrano nella norm...
Paramedico: ehi, che succede?
???: (Preoccupato) ... niente, è solo che credo di aver capito chi è. Sbrighiamoci a portarla in ospedale, presto!
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Grace si risvegliò solo un paio d’ore dopo. Aprendo gli occhi con cautela, mise lentamente a fuoco la stanza che la circondava e, per quanto confusa, non ci mise molto a capire che quella fosse una stanza d’ospedale.

Ma perché si trovava in un posto simile? E perché la testa le faceva tanto male?

Si ricordava distintamente di aver attraversato una strada, e poi... oh cielo, e se l’avesse investita una macchina?

Grace: (esitante) e-ehi, c’è nessuno?

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???: (sorpreso) oh, buongiorno Grace, ti sei svegliata! Come ti senti? La testa ti fa tanto male?
Grace: (confusa) ... sono un po’ ammaccata, ma la testa non mi fa troppo male.
???: meglio così. Per fortuna la signora che ti ha investito stava andando pianissimo, più che altro hai battuto la testa cadendo.

In risposta, Grace riuscì solo a fissarlo con aria confusa. Quel paramedico le ricordava qualcuno che conosceva, era abbastanza sicura che fosse qualcuno che aveva incontrato a scuola. Pensandoci meglio, poteva anche essere qualcuno che aveva partecipato all’ultimo spettacolo, qualcuno come...

Grace: aspetta un attimo, ma tu sei Oliver!?
Oliver: in effetti sì. È da un bel po’ che non ci vedevamo, vero?

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Oliver: uhm, la mia pausa è finita, devo tornare di sotto. Tu intanto cerca di riposarti, presto arriverà qualcuno a visitarti.
Grace: aspetta! Io non posso starmene qui a far niente, devo...
Oliver: (divertito) mi sembra di averla già vista questa scena, sai? E comunque non dipende da me, se vuoi farti dimettere devi convincere il dottor Hartford. Ci si vede!

Detto questo, uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.

Grace: accidenti, questa mi non ci voleva proprio...
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#99

La visita del dottor Hartford non era stata particolarmente incoraggiante, aveva insistito per tenerla lì in osservazione almeno fino al giorno seguente prima di dimetterla.

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Grace: ... e vorrei anche riavere indietro la mia valigia.
Receptionist: aspetti un secondo, la troviamo subito. (Ad alta voce) Ehi Harris, dove avete messo la valigia della signorina?
(dalla stanza a fianco) Oliver: un secondo, era proprio qua dietro... ah, eccola.

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Oliver: certo che è proprio pesante, ma quanta roba ci hai messo?
Grace: ... devo portare la mia roba nel mio nuovo appartamento, è normale che sia pesante.
Oliver: (esterrefatto) un secondo, quindi adesso vorresti metterti a fare un trasloco? Tutta da sola?
Grace: non vedo dove sia il problema, sono perfettamente in grado di cavarmela.
Oliver: va bene, però...
Receptionist: signor Harris, il suo turno è finito mezz’ora fa. Se sei tanto preoccupato per la signorina, hai solo da accompagnarla. Qui ci fate solo perdere tempo.
Grace: ma non...
Reception: (autoritaria) veloci, andate!
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La signora alla reception doveva essere stata particolarmente convincente, perché alla fine Oliver aveva davvero accompagnato Grace al suo nuovo appartamento, portandosi dietro la sua valigia lungo la strada.

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Grace: ma com’è che sei finito a guidare ambulanze?
Oliver: ehi, guarda che mica faccio solo l’autista. Faccio il paramedico, ho anche preso un diploma.
Grace: ok, ma come ti è venuta questa idea? Cioè, ai tempi di scuola sembravi uno di quelli che sveniva già solo vedendo il sangue o cose simili.
Oliver: (divertito) nah, quello era Den. Avevamo letto su un giornale che all’ospedale organizzavano un corso, e allora abbiamo deciso di provare. Den però ha resistito meno di una settimana, dice che non fa proprio per lui.
Grace: invece tu ti sei trovato bene, ne deduco.

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Oliver: tu che fai di bello invece?
Grace: mi sono appena iscritta all’università, al corso di letteratura moderna. Inizio la prossima settimana.
Oliver: forte.

Parlarono del più e del meno fino ad arrivare al nuovo appartamento di Grace, un piccolo monolocale mezzo vuoto in centro.

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Oliver: (cauto) ma hai davvero intenzione di vivere qui, da sola?
Grace: (stanca) me la caverò, in qualche modo.
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#100

Nonostante tutto, non c’era stato modo di convincere Grace a cambiare idea. La settimana successiva aveva davvero iniziato a seguire le lezioni all’università, e per essere sicura di non finire prima della laurea i soldi messi da parte con tanta fatica aveva anche iniziato un lavoro part-time nella vicina biblioteca.

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I suoi genitori le avevano telefonato per un paio di volte, ma Grace aveva sempre riagganciato nel momento stesso in cui le chiedevano: “Ma perché non torni a lavorare nella nostra caffetteria, non sarebbe più facile?”

Stava andando tutto come aveva progettato Grace, a parte alcuni piccoli particolari. Di sicuro non avrebbe mai potuto prevedere il piccolo incidente d’auto, grazie al quale aveva rincontrato Oliver dopo tanti anni. E non poteva neppure prevedere che Oliver si sarebbe preoccupato tanto per lei da continuare a farle visita quasi tutti i giorni, pur di assicurarsi che andasse davvero tutto bene.

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Continuarono a vedersi per un intero semestre prima di ammettere che, forse, sotto sotto ci fosse qualcosa di più.

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Continuarono a vivere così fino al giorno della laurea di Grace. Aveva dovuto metterci tutto il suo impegno, ma c’era riuscita davvero!

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Oliver: (emozionato) sei stata fenomenale!

Grace era raggiante, e aveva tutti i motivi per esserlo. Aveva appena raggiunto un traguardo per lei importantissimo e, come ciliegina sulla torta, era pure stata una degli studenti migliori del suo corso.

In quel momento si sentiva felice come non mai, e davanti a sé vedeva una vita piena di possibilità. Nulla le sembrava impossibile e, forse, fu per questo che riuscì a convincersi a dire a Oliver:

Grace: (decisa) senti, secondo me dovremmo sposarci!

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Era l’ultima cosa che Oliver si sarebbe aspettato di sentire quel pomeriggio. Nel giro di mezzo secondo era arrossito fino alla punta delle orecchie, e aveva balbettato un paio di risposte incomprensibili prima di riuscire a dire:

Oliver: v-va bene!

Poteva anche aver iniziato a salvare vite in ambulanza, ma su quel genere di cose era rimasto timido come il giorno in cui si erano incontrati, pensò Grace.
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