I quattro colori di Hogwarts

Raccontaci le tue storie di gioco!
Da quelle inventate alle sfide che hai intrapreso!
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#241

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Lucas: Scarlett, come ti senti?
Scarlett: ...

Si sentiva tradita, da un padre che era scappato per anni e che adesso compariva senza nessun motivo nella sua vita. Era frustata, perché non era riuscita a fermarlo e lo aveva lasciato scappare. E si vergognava anche, perché adesso era diventata la figlia del latitante a capo della Resistenza dei babbani. Nel complesso però non era triste, o depressa. Era piuttosto furente. Se suo padre le si fosse parato davanti in quel momento, l’esito sarebbe stato molto diverso.


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Isabelle: povera Scarlett, ma quindi quello era veramente suo padre?
Randall: così ha detto. È molto strano però, mi pareva di aver capito che anche suo padre fosse un mago.
William: infatti è così, e i Davies sono anche una famiglia piuttosto nota.
Isabelle: non vi seguo, questo che c’entra?
Randall: significa che è un mago di una famiglia di maghi. Mentre la Resistenza è composta da babbani che combattono contro i maghi. È un po’ strano che ci sia proprio lui a capo di quel gruppo, no?
Isabelle: uhm, non ci avevo pensato.

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Randall: poi un’altra cosa non mi è chiara: che ci facevano quelli della Resistenza qui al castello?
William: credo che lo scopriremo molto presto, tra poco arriverà mia sorella a spiegarcelo. Meno tre, due, uno…

Allo scoccare dello zero Morgan comparì alle loro spalle, e con lei c’era anche Hershel. A quanto pare facevano anche loro parte degli studenti che erano usciti fuori per rincorrere i fuggitivi e, come Previsto da William, volevano raccontare loro cos’era appena successo.

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William: ciao Morgan.
Morgan: ciao! Ma allora ci siete anche voi!
Randall: tu sai che è successo? Non ci stiamo capendo più niente!
Morgan: un casino allucinante, quelli della Resistenza si sono introdotti nel castello!
William: sì, questo lo sappiamo. Ma che ci sono venuti a fare qui?
Morgan: sono entrati nella nostra sala comune, per prendere il prototipo a cui stavate lavorando!

Si riferiva al piccolo prototipo di radio a cui Randall e Hershel avevano lavorato negli ultimi mesi nella loro sala comune.

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Randall: cosa? Ma che se ne fanno di quel prototipo? Non ha mai funzionato!
Hershel: (pensieroso) infatti, eppure hanno preso solo quello! Chissà perché…
Morgan: più che altro come avranno fatto a sapere del prototipo? In pratica lo sapevamo solo noi corvonero che ci stavate lavorando, no?
Hershel: sì, lo sapevate voi, e anche mamma e papà.

Randall: (tra sé e sé) che ci abbia spiati a Natale?
Hershel: cos’hai detto, Randall?
Randall: …niente, stavo ragionando a voce alta.
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#242

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Morgan: a cosa servirebbe poi quel vostro prototipo?
Hershel: dovrebbe essere una radio, quindi anche se riuscissero ad accenderlo al massimo riuscirebbero ad ascoltare il programma serale delle Sorelle Stravagarie.
Morgan: ma allora non ha proprio nessun senso…

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William intanto ascoltava il resoconto, pensieroso: quindi quello che aveva sognato qualche giorno prima si riferiva a questo. Ma da quello che aveva visto i ribelli si erano divisi in due squadre: se la prima era venuta lì a Hogwarts, la seconda dove poteva essere andata?



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Victoria: (sussurrando) bene, ricordatevi che noi siamo qui per prendere i progetti. In casa non dovrebbe esserci nessuno, quindi basterà evitare l’allarme. E preferirei anche non lasciare tracce. Tutto chiaro?
Altri ribelli: (sussurrando) sì.

Il piano era semplice, dovevano semplicemente prendere i progetti nello studio del signor Collins e andarsene senza farsi vedere e senza lasciare indizi. Considerando che Victoria conosceva quella casa almeno quanto la sua la missione si prospettava facilissima, soprattutto se confrontata con quella dell’altro gruppo che invece era andato dritto a Hogwarts.

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Victoria: (sussurrando) lo studio è al piano di sopra.


Sig. Collins: (dall’altra stanza) c’è qualcuno?

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???: (sussurrando) ma non avevi detto che non c’era nessuno?
Victoria: (sussurrando) devono aver cambiato i loro programmi!
Jeff: (sussurrando) adesso che facciamo?

Allarmato da quel rumore, il signor Collins scese le scale con circospezione. Impiegò un istante per individuare i tre ragazzini che si erano introdotti in casa sua, ma per colpa di quelle maschere non riuscì a riconoscere nessuno di loro.
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#243

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Sig. Collins: (spaventato) e voi chi siete? Vi conviene andarvene subito, altrimenti sarò costretto a chiamare la polizia!

Uno dei ragazzi della Resistenza tirò fuori una spranga di ferro, con cui tramortì signor Collins senza tante cerimonie.

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Victoria: non dovevi fargli male, lui…
???: è un simpatizzante. E poi è solo svenuto, si riprenderà. Cerchiamo i progetti adesso.
Victoria: non avresti dovuto fargli male comunque!
???: che c’è, non dirmi che è amico tuo?
Victoria: (non molto convinta) no, ma…
???: allora piantala di lagnarti e andiamo a prendere questi dannati progetti.
Victoria: … dobbiamo andare al piano di sopra. Veloci, prima che si svegli.

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Non poteva farlo capire anche agli altri, dopotutto erano nel bel mezzo di una missione, ma Victoria era comunque molto preoccupata per il Signor Collins. Lui non le aveva mai fatto nulla di male, anzi. Era sempre stato estremamente gentile con lei, come con chiunque altro. La sua unica colpa era stata quella di avere dei parenti maghi.

Fino a quel momento Victoria era stata convinta di quello che stava facendo la Resistenza fosse giusto, ma vedendo il Signor Collins steso a terra privo di sensi iniziava ad avere qualche dubbio sui loro metodi. Non poteva esserci nessuna buona ragione per far male a una persona buona e gentile come lui.
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#244

Capitolo 33.5:
Visite inattese


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???: hai letto il giornale? Sembra che il capo della Resistenza sia il padre di Scarlett!
? ?: cosa? No, non ci credo!

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Julia: dai Scarlett, non serve a niente prendersela così! E poi domani c’è la partita, abbiamo bisogno di te!
Scarlett: scusami, non riesco a pensare al Quidditch adesso.
Julia: va bene, però…
Scarlett: … scusa, sono in ritardo per la lezione di erbologia.
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Isabelle: ehi Scarlett, tutto bene?
Scarlett: (scocciata) non c’è bisogno di fare quella faccia, sto benissimo.
Isabelle: (cauta) ok…
Prof Wood: buongiorno ragazzi! Oggi ci aspettano i bulbotuberi, quindi preparatevi!
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Randall: sei riuscito a dormire almeno un po’ stanotte?
William: (sbadiglia) no.
Randall: neanch’io. Certo che la scorsa notte è stata proprio strana. Hai più sentito Scarlett tu? Sono un po’ preoccupato per lei, mi è sembrata proprio stravolta.
William: no, stamattina sono venuto direttamente qui. Non ho visto nessuno.
Randall: speriamo che oggi stia un po’ meglio.
William: (annuisce)

William non voleva darlo troppo a vedere, stavolta era preoccupato anche lui.

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Randall: ma la Jones è in ritardo? Strano.
William: arriverà tra .… ehm ... 24 secondi.
Randall: così non è divertente però.
William: non dirlo a me.
Randall: comunque stai migliorando, da quanto riesci a capire quanto tempo manca prima che succeda quello che Vedi?
William: non saprei, di preciso. E comunque non mi riesce sempre.

Come previsto, pochi secondi dopo la professoressa entrò in aula.
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#245

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Prof Jones: (sbrigativa) buongiorno a tutti, scusate il ritardo. Oggi cercheremo di trasfigurare il colore dei vostri capelli, ma prima di arrivare a questo però dovrò spiegarvi qual è l’essenza del colore, in modo da poter elaborare l’incantesimo necessario a operare la trasfigurazione. Ci sono domande?

Nessuno fece domande, il quadro della situazione era chiarissimo a tutti: ad attenderli c’era un’ora intera di spiegazioni noiosissime e complicatissime, quali erano state tutte le sue lezioni degli ultimi mesi.

Randall si armò di pazienza e iniziò a prendere appunti. Dopotutto a lui trasfigurazione piaceva, ed era anche bravo in quella materia.

William invece aveva sempre trovato la materia mortalmente noiosa. Se a questo si aggiunge la carenza prolungata di sonno, diventa facile capire come abbia fatto ad addormentarsi sulla sedia proprio nel bel mezzo della lezione.

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Randall: (sussurrando) ehi Will, sveglia!
William: zzz…

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Ed eccolo di nuovo lì, ad osservare quello che i membri della famosa Resistenza stavano per fare. Come al solito si trovavano nel loro scantinato, ma questa volta sembravano più nervosi del solito. Qualcosa doveva essere andato storto.

Sig. Davies: sono giorni che proviamo a farlo funzionare, ma ancora niente!
Victoria: non capisco proprio perché non funzioni, capo.
Sig. Davies: passatemi i progetti… eppure è tutto collegato come in questo schema. Sei sicura che questo affare funzionasse veramente?
Victoria: beh, ecco …
Jeff: quindi siamo in un vicolo cieco?


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Sig. Davies: (prende un lungo respiro) poco male, è comunque un buon punto di partenza. Mettendoci del nostro potremmo comunque riuscire a trovare un modo per poter fare incantesimi anche noi, credo.
Jeff: ne è sicuro?
Sig. Davies: diciamo che ho un buon presentimento.


Quindi neanche loro riuscivano a far funzionare quell’affare. Meglio così, il Ministero avrebbe avuto tutto il tempo per scovarli nel frattempo.

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Prof Jones: Walker, si svegli! Le sembra il posto dove addormentarsi?
William: … che?
Prof Jones: La pregherei di uscire dall’aula, per darsi una svegliata. E meno 10 punti a serpeverde!
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#246

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Certo che addormentarsi in aula non era stata un’idea geniale, soprattutto se voleva cercare di non attirare l’attenzione su di sé.
Ma per lo meno là fuori era tranquillo, poteva riposarsi un attimo senza avere l’assillo delle Premonizioni...

Era là fuori da quasi mezz’ora quando vide la professoressa Collins avvicinarsi a passo svelto all’aula, sembrava avere fretta.

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Prof Collins: William, che ci fai qua fuori?
William: a quanto pare mi sono addormentato sul banco.
Prof Collins: neanche tu hai dormito molto la notte scorsa, vero? Adesso però, se vuoi scusarmi, ho qualcosa d’importante da chiedere alla professoressa Jones.

Toc toc

Prof Jones: avanti!

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Prof Collins: scusate se vi interrompo, ma devo parlare urgentemente con Randall.
Prof Jones: certamente, nessun problema. Hai sentito Randall? Puoi uscire.

Andarono poco più avanti nel corridoio, in modo che William non potesse sentire quello che si dicevano. Randall non poteva nascondere di essere preoccupato, sua madre non aveva mai interrotto una lezione per parlargli. Che poteva essere successo?

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Randall: che è successo, ma’? Sembri preoccupata.
Prof Collins: me l’hanno appena detto… a quanto pare i ribelli non volevano solo il prototipo. Hanno preso anche il progetto.
Randall: cosa? Ma quello era a casa, nello studio di papà!
Prof Collins: infatti. Sono stati anche a casa nostra.
Randall: cosa? Ma papà sta bene?
Prof Collins: (preoccupata) a quanto pare lo hanno tramortito. Adesso è all’ospedale per i controlli... Dicono che non è nulla di grave e che si riprenderà, ma preferisco comunque andare da lui il prima possibile.
Randall: … l’hai già detto a Hershel?
Prof Collins: sì. Adesso devo andare, vi mando un gufo appena saprò qualcosa di più, va bene?
Randall: … sì, certo.

E si allontanò di nuovo con lo stesso passo affrettato, sembrava molto preoccupata per suo marito.

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I ribelli non solo erano stati a casa sua, ma avevano anche fatto del male a suo padre. Da quanto aveva potuto vedere Victoria non faceva parte del gruppo che era stato lì a Hogwarts, quindi probabilmente era con i ragazzi che si erano introdotti in casa sua. Ma questo non aveva senso, lei non avrebbe mai fatto del male a suo padre. O forse sì? Nessuna delle cose che aveva fatto negli ultimi mesi erano da lei, ormai non poteva più escludere nulla.
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#247

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Quel pomeriggio i ragazzi avrebbero dovuto avere lezione di incantesimi, che era anche l’unica materia che seguivano tutti insieme. La lezione però era stata sospesa a causa dell’assenza della professoressa Collins, e così i ragazzi si ritrovarono a passare il pomeriggio nel parco del castello.

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Handir: ehi ragazzi, che ci fate tutti qui a quest’ora?
Isabelle: (sorpresa) Handir! Quando sei arrivato?

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Handir: …
Isabelle: mi hai fatto preoccupare un sacco! Non farlo mai più, va bene?
Handir: non volevo farti preoccupare. Ma ti prometto che adesso resterò qui.

Gli altri tre osservarono la scena un po’ perplessi, avevano la nettissima impressione di essersi persi qualcosa.


Visto che là fuori iniziava a fare freddo, decisero presto di spostarsi nella capanna di Handir per continuare il discorso.

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Handir: è ancora tutto impolverato, non ho proprio avuto il tempo di mettere in ordine… vabbè, non è imporante. Allora, come vanno le cose qui?
Isabelle: prima dicci tu dove sei stato! Sei partito tre mesi fa!
Handir: un po’ qua, un po’ là… ieri ero a Diagon Alley a parlare con uno strano signore, diceva di produrre bacchette, ne capiva un sacco di alberi. Ma poi ho sentito che la Resistenza era stata qui al Castello! Allora mi sono preoccupato, e sono tornato qui più in fretta che potevo. Ho pure dovuto prendere un treno, ma mi sa che sarà anche l’ultima volta... Ma cos’è successo qui?
Isabelle: è un po’ complicato, in effetti.
Randall: come hai saputo della Resistenza?
Handir: (fa spallucce) l’ho letto sul giornale.
Isabelle: hai imparato a leggere?
Handir: sì, me l’ha insegnato un tizio in una locanda. Ma quello che non ho capito era come mai la Resistenza è venuta fin qui.
Isabelle: in pratica…

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Randall: (amareggiato) in pratica sono venuti a rubare un progetto a cui stavamo lavorando io e mio fratello. Sono anche stati a casa mia, per prendere gli schemi che avevamo lasciato a papà. L’hanno anche mandato all’ospedale…
Isabelle: cosa? Ma sta bene?
Randall: se è all’ospedale proprio bene non deve stare, ti pare? Comunque dicono che dovrebbe riprendersi presto.
Isabelle: speriamo…
Scarlett: questa cosa non ha nessun senso, che se ne fanno del tuo prototipo?
Randall: assolutamente nulla, anche se riuscissero a farlo funzionare quella è solo una radio. Non riesco proprio a capire cosa possano avere in mente.
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#248

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William: nel sogno che ho fatto stamattina in classe forse c’era qualcosa di utile.
Randall: sul serio?
William: a quanto pare non riusciranno a far funzionare quell’affare, almeno non subito. Da quello che hanno detto però sembrano convinti di poterlo usare per fare incantesimi anche se non sono maghi.
Randall: ma dove possono aver sentito una stupidaggine simile?
Scarlett: forse la tua amica vi ha spiato, non abita proprio nell’appartamento di fianco al vostro?
Randall: dici? Può essere, non mi ricordo di preciso cos’ho detto.

Il silenzio scese nuovamente sulla capanna, avevano tutti molte cose a cui pensare.


Ma non sapevano ancora che stavano per ricevere visite.

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(Si gira verso la porta) William: stanno per bussare.
Handir: cosa? (Va alla finestra) Ma chi può essere?
William: dammi un secondo… (si concentra) deve essere...
Scarlett: allora, chi è?
William: (preoccupato) ... è il Preside.
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#249

Capitolo 34.5:
La Profezia Rubata


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Handir: (sorpreso) il Preside?



Toc toc

(Da fuori) Preside Powell: posso entrare?
Handir: (apre la porta) oh, buongiorno signor Preside. Prego, si accomodi.

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Preside Powell: buongiorno. Ma guarda un po’ chi si rivede! Stavo iniziando a pensare di dovermi cercare un altro custode, sai Handir?
Handir: mi dispiace, signor Preside.
Preside Powell: non scusarti. Hai visto quello che dovevi vedere?
Handir: sì, signor Preside.
Preside Powell: bene. Ne sono contento.

I ragazzi, alle spalle di Handir, guardavano il Preside un po’ preoccupati. Era veramente venuto fin lì solo per verificare che Handir fosse tornato a Hogwarts?

Intanto, incurante dell’accoglienza gelida, anche il Preside decise di sedersi al tavolo.

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Preside Powell: che silenzio, non mi direte che vi aspettavate di vedermi qui?
Tutti: ...
Preside Powell: non dovete preoccuparvi, volevo solo assicurarmi che steste tutti bene. Per voi non deve essere un periodo facile, non è così?

Nessuno risposte, continuavano a non capire dove volesse andare a parare.

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Preside Powell: iniziamo dalle buone notizie. Ho appena ricevuto un gufo dalla professoressa Collins, a quando pare il signor Collins è già stato dimesso dall’ospedale e adesso sta tornando a casa con lei.
Randall: (sollevato) davvero?
Preside Powell: sì, e se fossi al suo posto andrei a scrivergli al più presto. Nella lettera che ho ricevuto ha anche scritto che vostro padre era preoccupato per te e per tuo fratello, visto che dopotutto i ribelli sono stati anche nel vostro dormitorio.
Randall: certo, gli scriverò appena torno alla nostra torre.

Preside Powell: volevo anche vedere come stesse la signorina Davies, ieri mi hai fatto preoccupare non poco, sa?
Scarlett: ... non ce n’è motivo, signor Preside. Sto benissimo.
Preside Powell: (dubbioso) ne è sicura? Meglio così allora. (Si gira) Anche per lei è tutto a posto, vero signorina Harris?

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Che stava facendo il Preside? Neanche William non riusciva ancora a Vedere niente che lo aiutasse a capire per quale motivo fosse venuto fin laggiù. Sembrava che si stesse solo assicurando che tutti i presenti stessero bene, una situazione un po’ strana ma non particolarmente preoccupante. Però non riusciva in nessun modo a farsi passare il brutto presentimento che gli premeva sul fondo dello stomaco da quando il Preside era entrato là dentro.
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#250

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Preside Powell: e poi, naturalmente, c’è anche il giovane Walker. Allora, non è che per caso ha qualcosa da dirmi?
William: (cauto) no.
Preside Powell: strano. Perché questa mattina la professoressa Jones mi ha raccontato qualcosa di molto interessante. A quanto pare si è addormentato nel bel mezzo della lezione. Questo non pare strano anche a lei?

Stava iniziando a capire dove volesse andare a parare, e la cosa non gli piaceva per niente. Doveva sviare il discorso, in qualche modo.

William: la notte scorsa siamo tornati ai dormitori solo molto tardi, dopo tutto il trambusto che hanno fatto quelli della Resistenza...
Preside Powell: certo. Quindi non ho motivo di pensare che lei abbia ricominciato ad avere sogni premonitori, non è così?

Male, molto male. Il Preside era sempre stato molto perspicace, e lui non era mai riuscito a mentirgli. Come ne sarebbe venuto fuori adesso?

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William: no, ma certo che no!
Preside Powell: devi sapere che tua nonna mi aveva fatto promettere di aiutarti se il tuo Occhio si fosse risvegliato. È da qualche tempo che la tengo d’occhio, e ho come il sentore che tu ci stia nascondendo qualcosa.

La situazione era anche peggiore di quanto si aspettasse, in pratica il Preside lo aveva beccato. Doveva solo sperare che non avesse scoperto anche delle Premonizioni, da quello che Vedeva non stava per succedere granché, tranne…

Preside Powell: molto bene, non volevo arrivare a tanto ma se non vuole ammettere tutto di tua spontanea volontà mi vedo costretto a farlo. (Rivolto agli altri) Ragazzi, vi hanno mai raccontato la storia di quando William da piccolo…

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William: (scattando in piedi) e lasci perdere Maya adesso!

Aveva semplicemente risposto d’istinto, non voleva che gli altri venissero a sapere di quella faccenda ridicola. Ma in che rapporti era con i suoi nonni, gli avevano raccontato pure quella storia?

In quel modo però il Preside era riuscito a fargli mettere un piede in fallo in quattro e quattr’otto, e con un espediente veramente stupido per di più. Ci era cascato in pieno, e si era anche appena fregato da solo.

Scarlett: Maya? E chi sarebbe?
William: (imbronciato) è il mio barbagianni. Lascia stare, è meglio…

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Preside Powell: (sollevando un sopracciglio) Notevole, mi ha anticipato di parecchi minuti. Da quanto tempo va avanti questa storia?
William: (imbronciato) dallo scorso autunno.
Preside Powell: anche se deve lavorarci ancora un po’, non è così?
William: evidentemente sì, altrimenti adesso sarei molto lontano da qui.
Preside Powell: non faccia il melodrammatico adesso. Sono sicuro che dopo un po’ di studio la cosa potrebbe anche diventare utile.
William: (scettico) ah ah, come no.
Preside Powell: ma quindi, con i sogni invece…
William: (esasperato) sì, ho anche ricominciato a fare sogni premonitori. È soddisfatto?

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Preside Powell: quasi. Sybille mi aveva anche spiegato una cosa molto particolare sui vostri sogni. Mi ha detto che, a quanto pare, tendono a essere frutto di una Premonizione che non riesce a venire fuori e che, se la faccenda si protrae troppo a lungo, può rendersi necessario tirarla fuori.
William: cosa? Assolutamente no, non se ne parla neanche!

Gli altri occupanti della capanna finora avevano seguito tutta la discussione in silenzio, ma a quel punto iniziavano ad esserci veramente troppe cose poco chiare.
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