Per sempre
Inviato: 23 mag 2018, 16:54
Mentre Luce rifletteva sui suoi sbagli - o sul suo straordinario atto di coraggio? - Lestat doveva come sempre combattere con il demone che si agitava dentro di lui, che in ogni momento era in grado di sopraffarlo e di ucciderlo, e che si faceva sempre più potente, giorno dopo giorno.
E come lui, centinaia di uomini soffrivano le pene dell’inferno a causa della maledizione che li aveva colpiti, e sotto gli occhi di Clodia, che impotente vedeva il suo adorato nipote consumare la sua anima per sopravvivere, molti sudditi si toglievano la vita, incapaci di patire ancora tale tortura.
Quando Lestat aveva uno dei suoi attacchi, Clodia non poteva fare altro che cercare di lenire il dolore con antidoti-placebo che quindi avevano solo l'effetto di limitare la sofferenza fisica del nipote o del figlio il quale, anch’egli di sangue misto, subiva le conseguenze della maledizione.
Questa situazione di impotenza, malgrado gli innumerevoli tentativi di trovare una cura definitiva o un incantesimo in grado di sopraffare quello invocato da Emeraude, e il senso di inferiorità nel sentirsi sopraffatta da un’altra donna più potente, rendeva Clodia furiosa con se stessa e fomentava in lei l'odio verso la stirpe dei Fiori, causa di questa disgrazia.
Un giorno, studiando un raro manoscritto di magia nera, Clodia trovò un indizio in un incantesimo perduto, il quale doveva essere stato scritto prima che le due stirpi - Fiori e Pietra - dessero vita a due ceppi genealogici distinti.
L'antico scritto rammentava appunto come Fiori e Pietra fossero in principio parte di una unica entità: qual’ora una parte di essa fosse venuta a mancare, l'altra avrebbe dovuto sopperire alla mancanza in modo equivalente.
Partendo da questo principio, Clodia condusse numerose ricerche studiando le genealogie dei due casati, e ne estrasse la formula che secondo lei avrebbe annullato l’effetto della maledizione.
Rinnovata nella speranza, concepì un grandioso piano che negli anni si sarebbe sviluppato, fino a portare a lei gli ‘ingredienti’ per il suo incantesimo.
Sebbene tenuti all’oscuro di molti dettagli, Sephiro e Lestat potevano ben intuire che le intenzioni di Clodia non sarebbero state del tutto pacifiche, e che la stessa non avrebbe esitato a sacrificare vite umane pur di porre fine a questo supplizio.
Lestat in particolare, forse grazie alla più profonda conoscenza della zia, aveva ormai capito che fallito il tentativo con Nova, la vittima predestinata sarebbe stata Luce.
Incapace di restare indifferente a tale crudeltà, Lestat aveva deciso di mettere da parte la speranza per un futuro senza sofferenza per salvare la vita della sorella.
Durante il cambio della guardia alle prigioni, Lestat riuscì a raggiungere la cella dove era tenuta Luce: la fanciulla, vedendo il giovane cercare di offrirle ancora una volta la libertà a discapito della propria incolumità, ebbe finalmente la certezza che Lestat non poteva che essere il fratellastro, frutto della relazione clandestina della madre con il principe della leggenda.
E ancora una volta Luce avvertì quel senso di responsabilità, quel ‘peso’ che già una volta l’aveva spinta a rinunciare alla sua fortuna, a mettere in gioco la sua vita per un bene che lei riteneva più prezioso: la felicità del suo popolo.
Luce era disposta a sacrificare sè stessa pur di mettere fine alla sanguinosa rivalità tra i due casati e, anche se ancora non poteva sapere cosa l’aspettasse, spiegò tra le lacrime a Lestat che se lei poteva essere il mezzo per sanare il maleficio, allora il suo sacrificio non sarebbe stato vano.
Lestat, profondamente scosso e con il cuore che scoppiava di dolore, non ebbe nemmeno il tempo di stringere Luce in quell’abbraccio fraterno che per troppo tempo era stato rimandato: una guardia giunse a reclamare la vittima sacrificale.
Il momento fatidico era giunto, ed entrambi sarebbero stati condotti al luogo mistico dove sarebbe stato evocato l’incantesimo finale.