Bleed for me
- Tati
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Eeeeh chissà.... soprattutto chissà se lui ha detto la verità...
Un'aiutino non guasta mai ma.....altri guai in arrivo?
Hanno tutti lo stesso aspetto...In questo mare di mediocrità....Posso essere qualsiasi cosa....Tutto ciò che voglio essere...
Io sono il Nemico
Io sono l'Antidoto
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RIASSUNTO
Lynette si trovava in discoteca con le sue amiche per una serata di svago. Ultimamente era stata un po’ assente e voleva farsi perdonare.
La serata si preannunciava interessate, dal momento che era presente anche Tim, l’ex ragazzo di Louise, una sua amica. Lei ovviamente non riuscì a trattenersi dall’insultarlo, visto come era finita tra loro.
Per fortuna di Louise (ma soprattutto loro) quella sera c’era il barista (sposato) per il quale la ragazza aveva una cotta da sempre.
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Lynette si trovava in discoteca con le sue amiche per una serata di svago. Ultimamente era stata un po’ assente e voleva farsi perdonare.
La serata si preannunciava interessate, dal momento che era presente anche Tim, l’ex ragazzo di Louise, una sua amica. Lei ovviamente non riuscì a trattenersi dall’insultarlo, visto come era finita tra loro.
Per fortuna di Louise (ma soprattutto loro) quella sera c’era il barista (sposato) per il quale la ragazza aveva una cotta da sempre.
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Si diressero tutte al bar, dove poco dopo le raggiunse pure Sinéad, un’altra della compagnia.
Sarebbe stata anche una bella serata, se non fosse arrivato un messaggio a Lynette.
Un messaggio riguardante l’evasione di una pericolosa criminale dalla loro struttura di massima sicurezza.
Lynette salutò le amiche, scusandosi per dover correre via ancora una volta. Si diresse a casa e, dopo una dormita, all’alba partì di casa per raggiungere il quartiere di Newcrest cercando di evitare invano il traffico mattutino della grande città.
Prima di recarsi presso la prigione, aveva telefonato al suo capo per chiedergli ufficialmente il permesso di indagare.
Era stata lei a metterla dentro e voleva scoprire cosa era andato storto durante la sua detenzione.
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Si diressero tutte al bar, dove poco dopo le raggiunse pure Sinéad, un’altra della compagnia.
Sarebbe stata anche una bella serata, se non fosse arrivato un messaggio a Lynette.
Un messaggio riguardante l’evasione di una pericolosa criminale dalla loro struttura di massima sicurezza.
Lynette salutò le amiche, scusandosi per dover correre via ancora una volta. Si diresse a casa e, dopo una dormita, all’alba partì di casa per raggiungere il quartiere di Newcrest cercando di evitare invano il traffico mattutino della grande città.
Prima di recarsi presso la prigione, aveva telefonato al suo capo per chiedergli ufficialmente il permesso di indagare.
Era stata lei a metterla dentro e voleva scoprire cosa era andato storto durante la sua detenzione.
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Chiese dove si trovasse il responsabile a una delle militari. Lynette pensò che la ragazza doveva essere nuova, per essere così allegra. Vuol dire che qualcuno era stato sostituito quella notte stessa, qualcuno di probabilmente colpevole. La cosa non le piaceva per niente.
Entrò nella stanza di controllo, raggiungendo il gestore della prigione.
La prima cosa che gli chiese era come avevano fatto a superare ogni sistema d’allarme.
A quanto pare qualcuno era riuscito a diffondere un sonnifero in tutta la struttura contemporaneamente, tramite il sistema centralizzato dell’aria.
Tuttavia doveva essere stato qualcuno che aveva accesso all’edificio, altrimenti non avrebbe mai potuto piazzare la sostanza narcotizzante nei condotti.
Chiese una lista completa di tutti i dipendenti da quando Charmaine fu imprigionata.
Successivamente inviò i nomi al database per un controllo accurato del passato, della situazione finanziaria e personale di ciascuno degli impiegati, militari compresi. Inoltrò anche i filmati della sorveglianza, che erano stati purtroppo corrotti, sperando che i tecnici potessero ricavarci qualcosa.
Chiese poi un campione di DNA per capire che cosa gli fosse stato somministrato.
L’uomo però si rifiutò, offendendosi e vedendo il gesto come un’accusa nei suoi confronti.
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Chiese dove si trovasse il responsabile a una delle militari. Lynette pensò che la ragazza doveva essere nuova, per essere così allegra. Vuol dire che qualcuno era stato sostituito quella notte stessa, qualcuno di probabilmente colpevole. La cosa non le piaceva per niente.
Entrò nella stanza di controllo, raggiungendo il gestore della prigione.
La prima cosa che gli chiese era come avevano fatto a superare ogni sistema d’allarme.
A quanto pare qualcuno era riuscito a diffondere un sonnifero in tutta la struttura contemporaneamente, tramite il sistema centralizzato dell’aria.
Tuttavia doveva essere stato qualcuno che aveva accesso all’edificio, altrimenti non avrebbe mai potuto piazzare la sostanza narcotizzante nei condotti.
Chiese una lista completa di tutti i dipendenti da quando Charmaine fu imprigionata.
Successivamente inviò i nomi al database per un controllo accurato del passato, della situazione finanziaria e personale di ciascuno degli impiegati, militari compresi. Inoltrò anche i filmati della sorveglianza, che erano stati purtroppo corrotti, sperando che i tecnici potessero ricavarci qualcosa.
Chiese poi un campione di DNA per capire che cosa gli fosse stato somministrato.
L’uomo però si rifiutò, offendendosi e vedendo il gesto come un’accusa nei suoi confronti.
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Lynette sbottò.
“Sai quanta fatica ho fatto per catturarla?! Certo che no sei uno stupido burocrate! Avevate un solo compito qui, uno solo: far in modo che non scappasse. E avete fallito su tutti i fronti! Vi è andata bene che abbiano fatto evadere solo lei e non gli altri!”
“Quindi ora ti preleverò quel campione di saliva a costo di fartelo sputare a suon di pugni!”
L’uomo non oppose ulteriore resistenza, colpito nel vivo delle sue colpe.
“Apri la bocca” disse Lynette ancora arrabbiata.
Prelevò un campione di saliva e chiuse il tampone in un’ampolla.
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Lynette sbottò.
“Sai quanta fatica ho fatto per catturarla?! Certo che no sei uno stupido burocrate! Avevate un solo compito qui, uno solo: far in modo che non scappasse. E avete fallito su tutti i fronti! Vi è andata bene che abbiano fatto evadere solo lei e non gli altri!”
“Quindi ora ti preleverò quel campione di saliva a costo di fartelo sputare a suon di pugni!”
L’uomo non oppose ulteriore resistenza, colpito nel vivo delle sue colpe.
“Apri la bocca” disse Lynette ancora arrabbiata.
Prelevò un campione di saliva e chiuse il tampone in un’ampolla.
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Proseguì poi prendendo campioni dagli altri dipendenti.
Nonché dalle bocchette di aerazione.
Sperava di trovare prove, tracce o resti del sonnifero usato, anche se sarebbe stata una pista molto debole: qualunque fosse stata la sostanza, chiunque fosse stato avrebbe potuto procurarsela in moltissimi modi.
Si diresse poi verso la cella della sua ex collega.
Una volta giunta nella stanza, si guardò intorno per cercare indizi su un eventuale modo per comunicare col mondo esterno.
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Proseguì poi prendendo campioni dagli altri dipendenti.
Nonché dalle bocchette di aerazione.
Sperava di trovare prove, tracce o resti del sonnifero usato, anche se sarebbe stata una pista molto debole: qualunque fosse stata la sostanza, chiunque fosse stato avrebbe potuto procurarsela in moltissimi modi.
Si diresse poi verso la cella della sua ex collega.
Una volta giunta nella stanza, si guardò intorno per cercare indizi su un eventuale modo per comunicare col mondo esterno.
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Apparentemente non ve ne erano: non c’erano finestre e non erano state scavate gallerie, buchi o altri pertugi.
Decise comunque di rilevare tutte le impronte.
Dopo una mezz’ora arrivò una risposta dal laboratorio informatico: erano riusciti a ricostruire parte del filmato di sorveglianza, sebbene fosse rimasto ancora molto distorto.
C’era un uomo vestito da militare, con un cappello in testa. Dai filmati sembrava avesse i capelli rossi, ma dall'elenco dei dipendenti non c’era nessuno così. Certo non nell'elenco dei dipendenti attuali. Il suo pensiero corse a quella militare nuova trovata all'ingresso: sarà stata l'unica? Da quanto tempo era programmato il suo spostamento presso quella struttura? La cosa le puzzava terribilmente.
Inoltre… le sembrava di aver già visto quell’uomo, aveva un che di familiare, ma non riusciva a riconoscerlo per via della distorsione del video.
Comunque, non si sarebbe certo arresa.
Apparentemente non ve ne erano: non c’erano finestre e non erano state scavate gallerie, buchi o altri pertugi.
Decise comunque di rilevare tutte le impronte.
Dopo una mezz’ora arrivò una risposta dal laboratorio informatico: erano riusciti a ricostruire parte del filmato di sorveglianza, sebbene fosse rimasto ancora molto distorto.
C’era un uomo vestito da militare, con un cappello in testa. Dai filmati sembrava avesse i capelli rossi, ma dall'elenco dei dipendenti non c’era nessuno così. Certo non nell'elenco dei dipendenti attuali. Il suo pensiero corse a quella militare nuova trovata all'ingresso: sarà stata l'unica? Da quanto tempo era programmato il suo spostamento presso quella struttura? La cosa le puzzava terribilmente.
Inoltre… le sembrava di aver già visto quell’uomo, aveva un che di familiare, ma non riusciva a riconoscerlo per via della distorsione del video.
Comunque, non si sarebbe certo arresa.