Prugno Bianco
CAPITOLO 1 - PRIMO PETALO
L’aria era calda in quella sera di svago e bevute in un angolo nascosto della città di Sen Belanore.
L’alcool scorreva veloce nei bicchieri e animava l’atmosfera, anche se magari non in maniera gioiosa come uno ci si aspetta.
Perché i tempi erano duri per gli elfi, ma ve ne erano due che osservavano la scena senza smuoversi più di tanto, presi com’erano dalla discussione che avevano in atto.
«Quindi te l’ha davvero chiesto?» la voce di Faelar fece girare delle teste nella loro direzione e Tomoe gli fece cenno di contenersi, prima di bere un sorso della sua bevanda alle mele.
«Sì, me lo ha chiesto personalmente e senza passare prima dalla gilda» gli rispose umettandosi le labbra, per gustare una seconda volta l’ebrezza dell’alcool che già le girava per le vene.
Peccato che Faelar non fosse così tranquillo come la sua compagna di bevute e a confermarlo fu il suo sguardo accigliato.
«Tutto questo va contro il nostro protocollo» asserì lanciando una occhiata poco carina a due passanti, adesso timoroso di farsi sentire.
«Siamo assassini che lavorano per la gilda e non per la corona» bevve minuziosamente un sorso della sua birra, sbattendo forse un po’ troppo forte il bicchiere sul tavolo.
«Che te lo abbia chiesto di persona è davvero...»«Incredibile?» «Non professionale» la rimproverò con un gesto della mano, ancora stizzito da quella notizia che l’amica gli aveva recapitato tra capo e collo.
«Abbiamo un codice e una certa maniera, la regina con la sua proposta le ha scombinate ed ignorate e tu che hai accettato senza prima chiedere al capo gilda...»
Tomoe roteò gli occhi, poggiandosi con un gomito sopra il tavolo di legno, osservando il paesaggio circostante, ma soprattutto gli elfi che risiedevano lì.
«Non ti preoccupare Faelar, ho intenzione di farlo» con la testa fece cenno all’elfa alla loro desta, la quale aveva il capo chinato sul tavolo, probabilmente travolta da un pianto irrefrenabile, visto come tremava la sua schiena.
«Avrò di sicuro bisogno di tutto l’aiuto possibile per completare questa missione e perché ho accettato?» allungò la mano in un ampio gesto, osservando le varie scene di vita che si stavano svolgendo quella sera.
«Perché la nostra gente è disperata» Faelar sbuffò a quelle parole, osservando di sbieco la giovane elfa piangente, incrociando le braccia al petto.
«La nostra gente?» «Sì, gli elfi sono la nostra gente, non siamo solo assassini amico mio» a quelle parole allargò le braccia osservandolo convinta.
«Guardati attorno, non lo vedi? Paura, rabbia, rassegnazione... Non posso stare immobile mentre la nostra gente muore» Tomoe si passò una mano nei capelli corvini, sorridendo tristemente passando le dita sul bordo del tavolo.
«Per questo ho accettato l’incarico e ho bisogno di te, Faelar… è per questo che te l’ho detto»