I °GENERAZIONE
-Erika Visconti-
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"Ogni giorno il mondo compie un piccolo passo verso quel terribile momento
in cui il battito d'ali di una farfalla scatenerà un uragano
che Dio in persona non potrà fermare."
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-1.1 -
Siamo nati per essere Reali, non Perfetti.
[1/2]
Parto da un presupposto: questa non è una storia che abbia in sé qualcosa di speciale eppure, in qualche modo, è importante.
Avete mai letto della teoria del caos? L'effetto farfalla? Quel fenomeno assurdo ed affascinante per cui anche solo il battito d'ali di una farfalla dall'altro capo del mondo è in grado di scatenare un uragano al polo opposto del pianeta? E' utile conoscerlo e, anche più, è utile comprenderlo e renderlo proprio. Esattamente perchè, come vi ho anticipato.. qui non troverete gesta straordinarie, menti brillanti in grado di cambiare le sorti della Terra o personalità così di spicco da esser ricordate nei secoli a venire.
E' una storia semplice, siatene consapevoli. Eppure tanto basta perchè pochi passi possano sconvolgere e determinare quella serie di eventi che influiranno sul futuro.
Naturalmente chi è al centro di questi sconvolgimenti tanto subdoli non è cosciente di ciò. Nessuno di noi lo è mai realmente. Ricordate Sliding Doors, per chi ha potuto apprezzare il paradosso che vuole il proprio destino cambiato per il solo dettaglio di essere riusciti o meno a prendere la metropolitana in tempo. Vi esorto a farlo, caldamente.
Se fossimo coscienti dei risultati a cui le nostre azioni hanno condotto, e avessimo la facoltà di cambiare le cose, quanti coglierebbero l'occasione?
Non sono sicura che tutti riusciremmo a essere così saggi da riuscire a capire quale dettaglio sia stato effettivamente quello capace di rovinare persino delle vite tanto lontane dal momento in cui tutto ebbe un suo inizio. Io, sicuramente, ancora non sono riuscita a comprenderlo.
Ma forse è meglio non divagare ulteriormente, non siete d'accordo?
Questa Storia inizia effettivamente con dei passi molto meno metaforici di quelli a cui mi sono riferita prima.
Ma, in egual modo, saranno loro a contribuire a rendere la teoria un po' meno... teorica, diciamo.
Devo riconoscerlo: Oasis Spring è un gran bel posto in cui vivere.
Il clima forse è un po' torrido per buona parte dell'anno ma niente vieta ai sistemi di irrigazione di fare un sonoro "
marameo" alla siccità e permettere alle abitazioni - e relativi residenti- di godere dei loro spazi verdi, puntellati non solo di cactus e palme ma anche di fiori rigogliosi e - spesso- erba morbida sulla quale goderselo, quel sole che tanto difficilmente viene coperto dalle nuvole.
E' qui che, da diversi mesi, vive
Erika.
Erika
V i s c o n t i, se proprio vogliamo essere pignoli sul nome completo e rendere un po' più decenti le presentazioni.
Che non sia l'ultima giunta è intuibile dalla sicurezza oramai tanto naturale con la quale cammina, quella di chi è consapevole della propria destinazione e poco propensa a preoccuparsi di qualcosa che non sia il godersi la bellezza del paesaggio, lo scorrere placido del tempo.
Nulla la sconvolge. Nemmeno si pone più domande su certe bizzarrie che occasionalmente le si affacciano durante il cammino, quale può essere l'assurda ragione per la quale con 40° all'ombra vi sia chi -imperterrito- persiste ad affrontare il pomeriggio con le maniche lunghe.
Se dovessi indicare a colpo certo il motto di Erika, ebbene, il "
Vivi e lascia vivere" sarebbe sicuramente la perfetta summa di tutto ciò in cui crede.
Ma d'altronde è così che, in generale, si è svolta tutta la sua vita finora. Uno scorrere fluido e per niente problematico dei giorni, scanditi da tutte quelle banalità che bene o male tutti provano durante il loro percorso di crescita, se si è fortunati. E lei lo è stata.
Forse anche, e soprattutto, perché si è sempre accontentata. Alcuni dicono che sia un pregio, il vivere felici con quello che si ha senza farsi venire il sangue amaro.
Erika deve aver preso tutto ciò un po' troppo alla lettera.
Mai stata la studentessa brillante, la sufficienza era abbastanza per la promozione.
Mai avuto veri crucci d'amore, morto un Papa - d'altronde- se ne può sempre fare un altro.
Socievole e sbarazzina da riuscire ad attorniarsi di amicizie che, con il passare del tempo, un po' ha perso di vista, un po' hanno deciso di allontanarsi per loro scelta.
Non ne ha mai sofferto, convinta di godersi il bene nel Presente ed esser grata di quanto vissuto nel momento in cui la Fine, per qualche ragione, sopraggiunge.
Forse sua madre non aveva poi tutti i torti a definirla un po' -tanto- irresponsabile e troppo superficiale.
Eppure, le è andata bene anche quando - finito il liceo- ha potuto cogliere al volo la possibilità di lasciare il nido per spostarsi... giusto qualche strada più in là.
Il che, in fondo, non è altro che un piccolo dettaglio sulla strada della propria indipendenza: niente coprifuoco da rispettare, nessuna mamma apprensiva che resta con il fiato sul collo, e ancora libertà,
libertà,
l i b e r t à!
E si deve sempre a quella santa simmina di sua mamma se Erika, nel trasferirsi, ha potuto contare sul riuscire ad avere quanto meno il minimo necessario per sopravvivere (forse!) all'avventura importante che è il vivere, finalmente, da soli. Un piccolo budget di partenza, le valigie preparate tra una raccomandazione e l'altra ed ecco che il nuovo inizio le è stato - anche questa volta- servito su un piatto d'argento. Erika non avrebbe potuto esserne più entusiasta!
Vi garantisco che la prima notte non ha praticamente chiuso occhio per l'eccitazione e, alla fine, il risultato è che si è lasciata talmente tanto immergere nella novità da dimenticare alcune delle nozioni più basilari. Per esempio che una valigia vada anche disfatta a un certo punto, il suo cassettone sta ancora anelando qualche vestito che, invece, resta tutt'ora a soffocare in una delle valigie che, attualmente, le fungono da comodino.
Sono convinta che sua madre avesse volontariamente optato con il farla andare a Rupe Arida con la speranza - a mio avviso molto ingenua- che l'essere attorniata da ville pazzesche le facessero recepire quanto la sua modesta casetta, dimensione monolocale o poco più, avrebbe necessitato di tutto il suo impegno per riuscire a non sfigurare in mezzo alle vicine di lotto.
Lo sanno tutti che ampliare una casa, erigerne nuove fondamenta e finanziare lavori di ristrutturazione, sono tutte operazioni estremamente costose.
Sicuramente ne è stata cosciente anche Erika ma la mamma ha dovuto presto abbassare il capo davanti all'evidenza quando, alla domanda su quali fossero i progetti della figlia per il proprio futuro (per rimodernare anche la casa, magari!) la risposta fu un cinguettante ed ingenuo: "
ampliarla? ma... perchè?!? è così G R A Z I O S A!!"
...la percepite la desolazione dei neuroni?
Il completo fallimento di quel concetto chiamato "Ambizione"?
Non intendo essere eccessivamente crudele, riconosco che per una ragazza single un rifugio del genere possa essere abbastanza.
Se ci si accontenta.
E l'ho già menzionato prima di quanto Erika fosse una vera campionessa nell'arte dell'accontentarsi.
Una sola stanza era evidentemente sufficiente per contenere tutto ciò che le serviva. Già tanto se la pura decenza le ha imposto l'avere, quanto meno, una stanza a parte per il bagno perchè sono nettamente convinta sul fatto che, fosse mancato quello, non si sarebbe ottenuto altro che un fare spallucce e l'arrangiarsi alla bene e meglio. Forse persino con un -
brrr, rabbrividisco- un cespuglio dietro casa.
Non mi sorprendo affatto nel sapere quanto le sue scelte saranno disastrose per il futuro. Voi ancora non potete afferrarlo, magari la trovate persino carina, piena di spensieratezza ed innocua voglia di vivere senza responsabilità. Un'eterna Peter Pan al femminile, che per quanto possa essere adulta rifiuta di crescere ed adeguarsi al mondo dei "grandi".
Il battito d'ali di una farfalla è capace di scatenare un uragano dall'altra parte del mondo.
Una porta attraversata con tempismo può fare la differenza tra una vita di infelicità e il vero amore.
E, purtroppo, piccole scelte - apparentemente insignificanti- possono condannare intere generazioni a patire il prezzo di errori e leggerezze che, in un primo momento, non sembrano poi così pericolose.
Me lo domando spesso... Se Erika fosse stata cosciente delle conseguenze, avrebbe cambiato qualcosa?
Ho come l'oscuro presentimento che vi avrebbe dato lo stesso peso che Edward John Smith diede all'allarme iceberg durante la traversata del Titanic.