I quattro colori di Hogwarts

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Da quelle inventate alle sfide che hai intrapreso!
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#141

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Questo è l'ultimo capitolo della prima parte, cerchiamo di tirare le somme!
Capitolo 20.1:
La Coppa delle Case


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Tragedia sfiorata a Hogwarts

Nella giornata di ieri è stato sventato un attentato su larghissima scala nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. A portare avanti l’azione terroristica un gruppo di vecchie alchimiste che ha tentato di sottrarre tutta l’energia vitale degli occupanti del castello mischiando le loro conoscenze di alchimia con la magia nera. A evitare il peggio un piccolo gruppo di studenti, di cui il Preside non ha voluto divulgare le generalità, che sono riusciti a sventare il loro piano. Le vecchie alchimiste sono poi state arrestate con l’aiuto del corpo docente e di una squadra di Auror inviate dal Ministero, e sono ora rinchiuse ad Azkaban in attesa del processo.


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Preside Powell: (alza la testa dal giornale) e rieccoci qui. Di nuovo. Che devo fare con voi?

Era evidente che la domanda fosse retorica, ma comunque nessuno dei ragazzi aveva intenzione di rispondere.

Preside Powell: vi avevo detto chiaramente di non fare mettervi di nuovo in situazioni pericolose, e che me ne sarei occupato io al più presto. Eppure avete disobbedito, di nuovo. Per questo mi vedo costretto a togliere 100 punti a ognuno di voi.
Scarlett: cosa? Ma se non ci fossimo stati noi là fuori, chi…

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Preside Powell: non posso comunque trascurare il fatto che abbiate disobbedito a un ordine diretto, per giunta mettendo a rischio la vostra incolumità. Non deve passare il messaggio che gli studenti possano fare tutto quello che gli passa per la testa.
Scarlett: ma…

Scarlett era a dir poco sconvolta: avevano appena salvato tutto il Castello, e venivano puniti? Infondo era tutta colpa del Preside, che non era stato ad ascoltarli e non era andato subito a controllare cosa stava succedendo!

Preside Powell: adesso, se non vi dispiace, sono molto occupato,il Ministero sta ancora indagando su quanto è successo. Quindi potete andare. Mi raccomando, non prendete mai più iniziative simili, intesi?

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Scarlett: non è giusto! Se non fosse stato per noi, tutti gli altri…

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William: che ti aspettavi, che ci premiasse? È soprattutto colpa del Preside se è successo tutto questo, come minimo adesso quelli del Ministero lo staranno torchiando per capire come ha fatto a non accorgersi di nulla prima.
Randall: e poi se aggiungiamo che invece ci erano arrivati quattro ragazzini del primo anno… in effetti non lo abbiamo messo proprio in una bella situazione.
Isabelle: credete davvero che sia tanto arrabbiato con noi?
Scarlett: ci ha tolto 100 punti casa a testa, fa’ un po’ te…
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#142

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Randall: almeno avendo tolto gli stessi punti a tutti quanti, quindi non è successo nulla alla classifica. Se i corvonero avessero perso per colpa mia… brrr, non fatemici pensare.
Isabelle: ah già, adesso che ci penso, alla fine la Coppa delle Case la consegnano questa sera, giusto?



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Nonostante tutto quello che era successo, era comunque l’ultimo giorno di scuola. Per precauzione alcuni Auror pattugliavano ancora la scuola e le aree circostanti, ma per lo meno studenti e professori potevano finalmente festeggiare degnamente con un bel banchetto. L’atmosfera nella Sala Grande era comunque tutto meno che festosa, tutti aspettavano con impazienza il discorso del Preside. La casa vincitrice della Sfida Accademica che aveva tenuto tutti impegnati per l’intero anno stava per essere annunciata, e considerando i pochi punti che separavano le quattro case quella classifica avrebbe anche determinato il vincitore della Coppa delle Case.

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Preside Powell: vi vedo impazienti, quindi cercherò di essere rapido. Nonostante tutto, ieri pomeriggio io e gli altri professori abbiamo avuto modo di valutare i vostri progetti: come prima cosa, lasciatemi dire che sono colpito da tutti e quattro i progetti, hanno tutti superato le mie più rosee aspettative. Detto questo, passiamo alla classifica!

Tutti gli studenti stavano trattenendo il fiato, gli occhi fissi sul Preside Powell.

Preside Powell: all’ultimo posto, i Serpeverde. La pozione polisucco non era male, ma ho avuto la netta impressione che mancasse qualcosa di essenziale. A voi vanno 50 punti casa.

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Amelie: (tra i denti) se becco chi ci ha sgraffignato il mantello…


Preside Powell: al terzo posto, i Grifondoro. L’idea di base era buona, ma lo sviluppo è stato un po’ banale, non mi avete entusiasmato. A voi vanno 100 punti casa.

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Louise: ve l’avevo detto, dovevamo…
Lucas: abbiamo dato il massimo, andrà meglio la prossima volta.
Louise: ma…
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#143

Preside Powell: al secondo posto, con il loro progetto sulle creature magiche, ci sono i Tassorosso! Complimenti a tutti, avete fatto uno splendido lavoro. Da oggi quando andrò a passeggiare nella Foresta lo farò con occhi del tutto diversi. A voi vanno 150 punti.

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Hiroshi: Evvai!
Preside Powell: al primo posto ci sono invece i Corvonero. Sinceramente non abbiamo ancora fatto in tempo a leggere tutte le pergamene che avete scritto sulla magia arcaica, che per adesso stanno ancora ingombrando l’ufficio del professor Nicholson.
Prof Nicholson: non riesco neanche ad aprire la porta…
Preside Powell: appunto. Il contenuto del vostro lavoro è eccezionale, e nessuno di noi ha avuto dubbi sulla decisione di attribuire a voi il primo premio. A voi vanno quindi 200 punti, che vi mettono al primo posto anche per la Coppa delle Case! Congratulazioni, ragazzi!

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Con un colpo di bacchetta il Preside cambiò il colore di tutti gli stendardi della Sala Grande in blu e bronzo, i colori dei Corvonero.

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Dal tavolo dei corvonero si alzò un urlo di gioia. Era da anni che non vincevano la Coppa, finalmente erano riusciti a dimostrare quanto valevano!

Gli studenti agli altri tavoli erano invece ammusoniti, aver perso la coppa per colpa di quella sfida accademica era stato un duro colpo per tutti.

Preside Powell: adesso possiamo passare al banchetto! Dopotutto, domani tornerete tutti a casa per le vacanze estive.
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#144

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Scarlett: ehi Isabelle! Ciao!
Isabelle: ciao Scarlett.
Scarlett: pronta per tornare a casa?
Isabelle: certo che sì, mia sorella mi manca tantissimo. E poi mi devo ancora riprendere da quello che è successo l’altro giorno.
Scarlett: ma dai, alla fine non è andata così male.
Isabelle: se lo dici tu…

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Randall: ehi ragazze! Ciao!
Scarlett: ciao Randall.
Isabelle: ciao.
Randall: certo che è proprio una bella giornata, che ne dite?
Scarlett: adesso non tirartela solo perché avete vinto voi però!
Randall: non mi sto mica vantando.
Scarlett: per lo meno togliti quel sorriso ebete dalla faccia, allora!
Randall: bah, quante storie. Ehi, c’è anche Will laggiù! CIAO WILL!
Scarlett: dovevi proprio?

Sentendosi chiamare William si voltò verso di loro.

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William: ti ho già detto che non mi piace essere chiamato Will. È un nomignolo stupido.
Randall: ma dai, suona benissimo!
Isabelle: anche secondo me è un bel soprannome.
William: bah, fate un po’ come vi pare.

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Randall: certo che siamo proprio una bella squadra, no?
William e Scarlett: squadra?
Isabelle: in effetti, tra una cosa e l’altra, quest’anno ci siamo ritrovati spesso insieme.
Randall: e siamo arrivati alla fine di questa storia delle vecchie alchimiste praticamente da soli. Mica male per studenti del primo anno, no?
William: uhm.
Scarlett: sarà.
William: piuttosto, ci conviene andare al treno se vogliamo trovare ancora qualche posto.
Randall: giusto! Andiamo a cercarci uno scompartimento libero!

William veramente voleva solo trovarsi un posto tranquillo dove potersene stare un po’ per conto suo, ma ormai Randall era già partito.

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Scarlett: andiamo Isabelle. Il posto vicino al finestrino è mio!
Isabelle: ok, arrivo. Will, tu non vieni?
William: (con un’alzata di spalle) come volete.

Una volta, qualcuno ha detto che è impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amicizia, e la sfida che avevano vissuto il giorno precedente ne era un esempio lampante.
Forse era un gruppo un po’ strano, ma in fondo a chi importava?
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#145

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Finito l'anno scolastico, è il momento per un'altra parentesi in cui approfondire una delle famiglie dei protagonisti. Questa volta tocca a William, per la sua famiglia ho deciso di fare ben tre capitoli non per favoritismo, ma piuttosto perché volevo fare un capitolo interno dedicato alla mitica nonna Sybille!
Oggi partiamo proprio da lei, chissà com'è stata da giovane...

Su questo capitolo ho anche dovuto inventare un po' di faccende di natura geopolitica, sulle quali non mi risulta che ci siano dettagli ufficiali rilasciati da zia Jo.
Capitolo Extra:
la famiglia Walker (Parte I)


Molti anni prima di diventare famosa con il nome di Sybille, la nonna di William e Morgan era una giovane strega come molte altre. Era nata e cresciuta nella periferia della città di Delhi, in India, e all’epoca tutti la chiamavano ancora con il suo nome di battesimo, Sohalia Karmarkar. E di sicuro nessuno poteva ancora sospettare quello che stava per succederle.

Febbraio 1946, Delhi (India)

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mamma: Asha, ce la fai a passarmi quell riso?
Asha: ahw, non puoi preparare qualcos’altro?
mamma: quello c’è in casa, e quindi quello mangeremo.


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mamma: Sohalia, ma stai ancora dormendo? Hai visto almeno che ore sono?
Sohalia: (assonnata) ehm?
Mamma: devi andare dalla nonna per prendere un po’ di cose. Sbrigati, su!

Strano, non era da lei dormire così tanto. E poi stava facendo un sogno davvero strano, di solito non le capitava di ricordarseli così bene…

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mamma: Asha, ce la fai a passarmi quel riso?
Asha: awh, non puoi preparare qualcos’altro?
mamma: quello c’è in casa, e quindi quello mangeremo. (Rivolta a Sohalia) Oh, finalmente ti sei alzata!

Aveva iniziato quella frase con un sorriso, ma vedendo l’espressione della figlia maggiore si fece improvvisamente seria. Sembrava quasi che Sohalia avesse visto un fantasma spaventoso.

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mamma: tutto bene?

Sohalia ci mise un attimo prima di rispondere, e anche quando riuscì a dire qualcosa la sua voce tremava.

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Sohalia: … tu… tu le avevi già dette quelle cose.
Mamma: (perplessa) in che senso?
Sohalia: nel sogno che stavo facendo prima. C’eravate voi due qui in cucina, e…
Mamma: sarà solo una coincidenza. Non preoccuparti, tesoro.

Ma quello non fu l’unico sogno premonitore. Nei giorni seguenti ne vennero molti altri e nessuno poté più ignorare la situazione. I suoi genitori iniziarono presto a preoccuparsi, e decisero di chiedere aiuto a tutti gli altri maghi che conoscevano. La notizia si diffuse velocemente, nel giro di un mese tutti i maghi di Delhi sapevano che la figlia maggiore dei Karmarkar sognava il futuro.
La notizia non passò inosservata neppure negli uffici che il Ministero della Magia aveva in città.

Va infatti ricordato che in quegli anni l’India era sotto la giurisdizione del Ministero della Magia Britannico, anche se ancora per poco. La popolazione locale insorgeva sempre più spesso chiedendo a gran voce l’indipendenza e il Ministero, nel vano tentativo interrompere questa serie di proteste, aveva deciso di fare qualche concessione alla popolazione indiana. Tra queste, spiccava la possibilità data ad alcuni giovani di frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. La concorrenza per quei posti era altissima, solo chi aveva doti eccezionali poteva sperare di essere preso in considerazione. E “saper prevedere il futuro” era nei primi posti nella classifica di quelle che il Ministero considerava “doti eccezionali”.

(*Su questo non c’è nulla nelle fonti ufficiali, è tutto inventato da me ai fini della trama*)
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#146

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Papà: (leggendo)“… con la presente la signorina Sohalia Karmarkar è quindi ammessa a tutti gli effetti alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. In allegato troverete la lista dell’occorrente e tutte le informazioni necessarie concernenti le modalità di viaggio.” (Emozionato) hai sentito, Sohalia? Andrai a Hogwarts!
Sohalia: ah.
Mamma: non preoccuparti. È un’opportunità eccezionale, non puoi lasciartela scappare!

Sohalia non era così convinta di quella situazione. Lei aveva solo undici anni, e le stavano chiedendo di andare in un altro continente completamente da sola. Solo dopo mille indecisioni aveva deciso di partire, anche se lo faceva solo per non deludere la sua famiglia. Sembravano tutti così fieri di lei.
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I primi anni a Hogwarts non erano stati affatto facili per Sohalia. Gli altri studenti non sembravano curarsi di lei e, anzi, la guardavano con sospetto. Probabilmente essere “la ragazzina straniera, che per giunta dice di Prevedere il futuro” non era un gran biglietto da visita.

Come se non bastasse, non riusciva neppure a dormire a sufficienza per colpa di quegli strani sogni premonitori, ma non sapeva proprio a chi chiedere aiuto. Nel complesso, era proprio giù di morale.

La situazione peggiorò ulteriormente durante il terzo anno, quando iniziò a frequentare le lezioni di divinazione. Per qualche oscuro motivo la professoressa sembrava averla presa di punta sin dal primo momento.

Settembre 1948, Hogwarts

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Prof: (sprezzante) e sentiamo, cosa avrebbe sognato oggi la nostra piccola Veggente?

Prima di rispondere Sohalia inspirò profondamente, aveva un bruttissimo presentimento.

Sohalia: (cauta) … ho sognato cosa succederà durante questa lezione.
Prof: oh, bene. Allora deliziaci: cosa ci attende?
Sohalia: (sottovoce) lei ci spiegherà la lettura delle foglie di tè, ma si romperanno tre tazze. E a metà lezione arriverà il custode a portarle un messaggio.
Prof: e in base a cosa avresti dedotto queste cose?
Sohalia: io… io le ho sognate così, professoressa.

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Prof: e ti aspetti davvero che io ci creda? Non è così che funziona, è necessario interpretare il sogno! Come se l’Occhio potesse mostrarti esattamente ciò che sta per accadere, tsé…
Sohalia: ma io…
Prof: oggi si prende una bella S. Veda di studiare di più, la prossima volta.

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#147

Sul lato opposto dell’aula, un ragazzino biondo aveva alzato gli occhi dal suo libro stava leggendo per poter seguire meglio quella discussione. Considerando che di solito quello studente passava tutto il suo tempo, lezioni comprese, immerso nella lettura di tomi dai titoli improponibili, la situazione era piuttosto insolita. Furono quindi in molti a restare sorpresi vedendolo alzare educatamente la mano per chiedere:

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???: mi scusi, professoressa.
Prof: sì, Edwin?
Edwin: non capisco. Perché è impossibile che l’abbia sognato sul serio?
Prof: (spazientita) perché non è così che funziona. Punto.

Il ragazzo non sembrava per niente convinto, ma rendendosi conto che la professoressa non avrebbe detto niente di utile aveva preferito tornare a nascondersi dietro il suo libro, con un’espressione pensierosa dipinta in volto.

Più tardi, durante la stessa lezione, erano passati alla lettura delle foglie di tè. Si erano rotte parecchie tazze, tre per essere precisi. E alla fine della lezione era anche arrivato il custode, con in mano un messaggio indirizzato proprio alla professoressa.

In classe parecchi studenti avevano iniziato a bisbigliare, indicando un po’ Sohalia e un po’ la professoressa. La Previsione si era avverata, com’era possibile?

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Prof: (alterata) è evidente che si tratti di un mero imbroglio! Meno cinquanta punti a corvonero!
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La professoressa poteva dire quello che voleva, ma Edwin aveva avuto la netta impressione che quella ragazza avesse davvero trovato un modo per prevedere quello che sarebbe successo. Era proprio un bel mistero, molto più interessante di qualsiasi libro che gli fosse mai capitato di leggere, in effetti.

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???: ehi Edwin?
Edwin: (distratto) … uhm
???: Ed? Ci sei?
Edwin: (con una smorfia) ti ho già detto mille volte di non chiamarmi così. “Ed” è solo una congiunzione, non è neanche un nome!
???: scusa, ma era l’unico modo per attirare la tua attenzione. Perché niente libri oggi?
Edwin: forse questa volta ho trovato qualcosa di più interessante, Benjamin.
Benjamin: (divertito) addirittura? Deve essere qualcosa di grosso allora. Di che si tratta?

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Edwin: hai presente la ragazzina indiana del mio anno?
Benjamin: sì, certo. Se non ricordo male, dovrebbe chiamarsi Sohalia.
Edwin: proprio lei. In pratica è riuscita a Prevedere tutto quello che è successo oggi a lezione di divinazione. A detta sua aveva sognato tutta la scena.
Benjamin: in effetti suona strana come cosa. Sei sicuro che…
Edwin: ragionevolmente sicuro. E comunque ho tutte le intenzioni di verificarlo di persona.

^ (per chi non l’avesse riconosciuto, Benjamin altri non è che il futuro Preside Powell)^
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#148

Sohalia era davvero demoralizzata per quella situazione. Come mai nessuno voleva crederle? Perché dovevano dare retta alla professoressa di divinazione e additarla come una pazza e imbrogliona?

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Edwin: ehm, ciao.
Sohalia: (demoralizzata) cosa vuoi?
Edwin: volevo chiederti come hai fatto a Prevedere tutte quelle cose, l’altro giorno.
Sohalia: (sospettosa) e perché lo chiedi a me? Non puoi andartelo a leggere su qualche libro?
Edwin: è proprio questo il problema, quello che sai fare tu non è scritto da nessuna parte.
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Nei giorni successivi Edwin passò parecchio tempo con Sohalia, chiedendole di raccontargli i suoi sogni premonitori e provando a verificare se si avverassero o meno. All’inizio lei era stata un po’ diffidente nei suoi confronti, ma quando si era resa conto che almeno lui non la credeva una imbrogliona aveva iniziato a fidarsi un po’ di più. Per certi versi Edwin era perfino più strano di lei, con la sua passione insaziabile per i misteri e per i fenomeni inspiegabili.

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Benjamin: e con questo fanno sette sogni premonitori avverati in sette giorni.
Edwin: che ti dicevo, è a dir poco sensazionale!
Sohalia: (demoralizzata) eppure la professoressa dice che non è così che funziona l’interpretazione dei sogni.
Edwin: non devi starla a sentire, è così ottusa. Non saprebbe riconoscere una scoperta del genere neppure se le ballasse davanti a caratteri lampeggianti.

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Edwin: eppure basta leggere un qualsiasi libro di storia della magia per rendersi conto di quante forme diverse abbia assunto la divinazione nel passato. Gli oracoli nell’antica Grecia, le Sibille a Roma… praticamente ogni popolo della storia deve aver sviluppato un suo metodo.
Sohalia: va bene, ma…
Edwin: … quindi cosa ci impedisce di pensare che esistano anche altre forme di divinazione, come quella che sai fare tu?

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Sohalia: ... forse hai ragione, ma ho come la sensazione che gli altri non la penseranno così.
Edwin: peggio per loro, non sanno quello che si perdono.
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Nonostante l’entusiasmo di Edwin, la situazione non migliorò negli anni successivi. Per colpa della professoressa di divinazione, persona stimatissima nel suo campo, nessuno prendeva sul serio Sohalia.

Edwin e in suo amico Benjamin erano stati gli unici a starle vicino e a cercare di aiutarla a capire meglio tutto quello che il suo Occhio interiore le mostrava. All’inizio erano stati per lo più sogni premonitori, ma le sue vere capacità da Veggente si erano manifestate solo all’inizio del suo sesto anno.

Dicembre 1951, Hogwarts

Sohalia quella mattina non si sentiva affatto bene. Si era svegliata con un forte mal di testa, e le ronzava l’orecchio destro tanto da renderle difficile concentrarsi sulla lezione. Non le era mai successo prima di stare così male, cosa poteva essere?

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Edwin: (sottovoce) tutto bene?
Sohalia: (sottovoce) … ho solo un po’ di mal di testa.
Prof: su ragazzi, fate silenzio! Oggi passeremo alla lettura del futuro nelle sfere di cristallo.
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#149

Sohalia aveva sperato che il mal di testa passasse da solo, ma invece andava sempre peggio. Si sentiva anche girare la testa, faticava sempre di più a concentrarsi su quello che stava dicendo la professoressa. Era solo una sua impressione, o quella stessa frase l’aveva già detta poco prima?

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Edwin: (allarmato) Sohalia! Che succede?

Lei scosse la testa con un’espressione sofferente sul volto, per poi uscire di corsa dall’aula.

Prof: (annoiata) meno 20 punti per Karmarkar.

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Vedendo che anche Edwin si stava alzando per seguirla, la professoressa aggiunse:

Prof: vuole perdere anche lei 20 punti, Walker?

Edwin si limitò a lanciare un’occhiataccia alla professoressa, prima di uscire a sua volta dall’aula per cercare Sohalia.

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Edwin: (preoccupato) Sohalia, stai bene?
Sohalia: (sofferente) io… io sentivo delle voci nella testa… mi dicevano quello che sta per succedere. Sto andando fuori di testa, non è così?
Edwin: non stai impazzendo. C’è sicuramente una spiegazione, non devi preoccuparti.
Sohalia: perché ti ostini a volermi aiutare? Non lo vedi che non sono normale, sono solo…

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Edwin: te l’ho già detto, non vado da nessuna parte senza la mia Sibilla preferita.

E così aveva fatto. Le era stata accanto fin quando non era riuscita a controllare un po’ meglio le sue premonizioni. Ed era rimasto con lei anche dopo il diploma, accompagnandola nei numerosi viaggi che aveva fatto all’estero per cercare qualche altro Veggente da cui poter imparare a controllare meglio il suo Occhio interiore, ma anche per accettare sé stessa e quello che sapeva fare.

Erano poi ritornati nel Regno Unito, con tutte le intenzioni di insegnare anche agli altri quello che avevano imparato. Erano ancora in molti ad additarli come due stramboidi, ma la situazione sembrava lentamente migliorare.

Edwin diventò uno studioso e concentrò i suoi studi su tutte le forme di magia meno convenzionali, quali l’Occhio interiore di Sohalia, continuando a ignorare i commenti di quelli che tentavano di scoraggiarlo dicendo che stava solo sprecando il suo tempo e le sue capacità.

Invece Sohalia, che ormai tutti conoscevano con il nome d’arte di Sybille, alla fine diventò discretamente famosa scrivendo gli oroscopi sulla Gazzetta del Profeta.

Nessuno si stupì quando diedero la notizia delle loro nozze. Poco dopo nacque anche il loro unico figlio, Alexander Walker.

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