[CONCLUSA] Per sempre

Raccontaci le tue storie di gioco!
Da quelle inventate alle sfide che hai intrapreso!
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archisim
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#71

Sconvolta dalla morte del fratello adorato, la sorella evocò i più potenti spiriti maligni, gli unici in grado di contrastare tale maledizione, ma tutto ciò che riuscì ad ottenere fu di indebolire la maledizione di Emeraude, uscendo dall'invocazione provata nel corpo e nello spirito, poichè, contrariamente agli spiriti benevoli, gli spiriti maligni chiedono in cambio del loro favore un pegno molto alto da pagare per un normale essere umano.
La maledizione, così indebolita, permise al piccolo di crescere, ma attraversando atroci sofferenze ogni qualvolta lo spirito maligno che gli era stato scagliato contro si agitava, imprigionato nel suo corpo, e lo stesso destino toccò tutti i figli di coppie appartenenti a due casati diversi, creando il panico nel regno, e numerosi suicidi, allontanando ancora di più le due stirpi, fino alla completa alienazione l'una dall'altra.

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Con l'aiuto della zia, divenuta sempre più potente studiando gli antichi manoscritti degli stregoni, la quale generava ogni tipo di incantesimo possibile nel tentativo di risolvere la maledizione una volta per tutte, il piccolo Lestat crebbe presso il Casato della Pietra, ignaro della scia di sangue che la sua nascita aveva provocato.
Ma se vi sembra abbastanza atroce la sorte toccata a questa innocente creatura, aspettate di leggere quanto beffardo possa essere ancora il fato, contro chi non ne ha colpa.
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#72

Factum omne rotat
Spesso a molti di voi sarà capitato di stupirsi di come una fortuita (o sfortuita) coincidenza può cambiare l’andamento di una situazione, di una giornata, a volte di un’intera vita: ebbene, non crediate che le coincidenze siano sempre tali, o fini a sé stesse, ogni cosa infatti accade per un motivo, per lo più oscuro per chi ne è vittima, e per quanto a volte sembri beffardo, il destino pianifica ogni cosa.

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Sebbene amorevolmente protetto dalla portentosa aura magica della zia Clodia, sorella del defunto padre Louis, il quale per salvare il figlio da morte certa aveva sacrificato la sua stessa vita, il nostro piccolo Lestat non passò un’infanzia tra le più felici poiché, a causa dell’incombente maledizione lanciata dall’inconsapevole madre Emeraude, era costretto per lunghi periodi a letto in preda ad insopportabili sofferenze, finché la zia non provvedeva con un qualche sortilegio ad alleviare tale tortura, permettendo al bambino di vivere, o meglio ‘sopravvivere’ senza pensieri per un qualche altro indeterminato lasso di tempo, finché il male non si fosse ripresentato a reclamare la sua vittima.

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A quei tempi però, non si lottava per la vita o la morte solo tra le robuste mura del castello: la guerra tra il casato della Pietra e il casato dei Fiori non si arrestava ma diventava di giorno in giorno più cruenta, mietendo vittime, inondando la terra di sangue, strappando giovani soldati alle loro famiglie.
Il destino volle che un giovane esploratore di nome Andrè, allora uno tra i fedelissimi della principessa Emeraude, venisse catturato proprio mentre si svolgevano i terribili fatti precedentemente raccontati.
Per sua fortuna costui, seppur inviato di guerra, era pur sempre un uomo di scienza, e gli studiosi godevano di un certo riguardo - e senz’altro anche di un trattamento più ‘dolce’ - rispetto agli altri prigionieri: questo permise ad Andrè di arrivare al castello del casato della Pietra vivo, in possesso di tutti gli arti e soprattutto delle sue facoltà mentali.
Essendo anche un’ottima merce di scambio, Andrè venne condotto in un alloggio privato che, pur essendo una prigione a tutti gli effetti, era dotata di un certo comfort e soprattutto non era situata nei sotterranei - troppo umidi e freddi - ma in una torre ben difesa da dove però Andrè poteva avere una visuale aperta sul cortile del castello.

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Un uomo dotato del suo acume, grazie ai movimenti a cui poteva assistere dalla sua finestrella e ai pettegolezzi che si scambiavano le guardie, non ci mise molto a intuire il legame tra il piccolo Lestat e il casato dei Fiori: raggirando con arguzia una delle guardie, riuscì ad ottenere sufficienti informazioni per giungere alla conclusione che il piccolo era senz’altro il figlio strappato ancora in fasce dal grembo della principessa Emeraude.
Inorridito per la terribile notizia, e temendo per la vita del piccolo, decise che avrebbe fatto di tutto per riportare il figlio perduto alla madre.
Fingendo di collaborare con il nemico per fornire piani tattici e strategie dell’esercito dei Fiori riuscì ad ottenere, sebbene sempre sotto stretta sorveglianza, dei colloqui direttamente con la regina, prima nella sua cella, poi anche negli appartamenti pubblici, dove un giorno per caso fece la conoscenza di Clodia, proprio mentre ella si occupava del piccolo Lestat.

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Forse inevitabilmente ammaliato dalla bellezza di Clodia, la quale ormai era sbocciata diventando una deliziosa adolescente, forse stupito dalla dolcezza con cui ella si occupava di Lestat, Andrè decise di rallentare i tempi e di passare un po’ più tempo al castello prima di tentare la fuga col bambino ‘per cercare di scoprire più informazioni possibili sulla natura della malattia che lo affliggeva’.

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Anch’ella incuriosita dal giovane straniero, Clodia non si dimostrava contrariata dalla presenza di Andrè, e sempre più spesso si ritrovava a passeggiare proprio sotto la finestra della sua cella, rivolgendo furtivamente lo sguardo verso le feritoie, fantasticando su Andrè che la osservava silenzioso dalla sua prigione: tutto ciò non era molto lontano dalla realtà, infatti Andrè aspettava ogni giorno il momento in cui Clodia e Lestat uscissero a giocare nel parco.
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#73

Sebbene in un primo momento l’interesse era rivolto principalmente al bambino, Andrè si rese presto conto che il suo sguardo si soffermava sempre più a lungo sulla giovane.

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Attraendosi l’uno verso l’altra, non passò molto tempo prima che Clodia, con una banale scusa attinente all’istruzione del bambino, chiedesse la consulenza di Andrè, snobbando gli studiosi di corte e suscitando non poche perplessità da parte della madre, sempre più inerme di fronte al crescente potere della figlia, nonché delle sue capricciose pretese: fu così che Andrè e Clodia iniziarono a vedersi con frequenza, sebbene in presenza di Lestat.
Grazie a un’ineccepibile condotta, approfittando anch’egli della fiducia guadagnata presso la regina madre, Andrè riuscì a ottenere sempre più numerosi privilegi, finché gli fu concesso di frequentare autonomamente alcune zone del castello, tra cui la biblioteca, ovviamente per poter approfondire le sue conoscenze.

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Non appena le fu possibile, Clodia colse l’occasione per ritrovarsi sola con lo studioso, e dopo qualche incontro ‘fortuito’ i due iniziarono a frequentarsi in segreto, seppure inizialmente la frequentazione fosse del tutto innocente e limitata a lunghe chiacchierate e platonici discorsi.
Con il tempo l’attrazione tra i due divenne incontenibile e un giorno, complice l’atmosfera polverosa e surreale della biblioteca, i due finirono per concedersi ad una conoscenza più carnale.
L’impeto della lussuria era tale che Clodia iniziò persino a trascurare l’amatissimo nipote per incontrare invece il suo amante nei luoghi più disparati, e forse fu proprio per questo che il destino decise di metterla alla prova.

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Una mattina Clodia percepì che qualcosa nel suo corpo stava cambiando, e in meno di un mese ebbe la conferma di stare aspettando un bambino da Andrè.
Temendo la vendetta della madre, Clodia riuscì ad organizzare la fuga di Andrè dal castello, malgrado quest’ultimo fosse contrariato all’idea di abbandonare il figlio: temendo per la propria vita, alla fine Andrè si convinse e complice una notte tempestosa riuscì a dileguarsi nella foresta facendo perdere le sue tracce.

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Mesi dopo al castello nacque un bellissimo maschietto a cui la madre diede il nome di Sephiro: purtroppo la maledizione non tardò ad appropriarsi dell’anima del bambino, e Clodia si ritrovò a dover combattere con tutte le sue forze contro il maleficio per salvare il figlio e il nipote.

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#74

Dopo anni di estenuante lotta, Clodia riuscì a scoprire un potente incantesimo che probabilmente avrebbe potuto rompere per sempre la maledizione, e riponendo tutte le sue speranze in quell’ultimo sortilegio, iniziò a pianificare con cura e dedizione ossessiva le sue mosse, coinvolgendo figlio e nipote, pedine necessarie per la loro stessa sopravvivenza: entrambi furono infiltrati tra le genti nemiche, allevati in gran segreto da famiglie appartenenti al Casato dei Fiori, e non appena raggiunsero l’età giusta furono introdotti all’uso delle armi e entrarono valorosamente a far parte dell’esercito dei Fiori, con l’unico scopo di potersi avvicinare, grazie alla loro rango, alla famiglia reale, e in particolare alle figlie di Emeraude, Nova e Luce, sorelle di Lestat.

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L’incantesimo studiato da Clodia richiedeva infatti un complesso sistema di mistione di diversi ceppi genetici, il quale corredato da una potente dose di forza spirituale e un’arcana formula pronunciata in un preciso momento della giornata - beh gli incantesimi più potenti non erano certo quelli più semplici - avrebbe potuto - gli incantesimi più potenti spesso producevano risultati inattesi - liberare per sempre i figli di sangue misto dalla maledizione.
Sebbene la riuscita dell’invocazione fosse tutt’altro che certa e le tessere del mosaico molto difficili da collocare, la speranza di una nuova vita per il figlio e il nipote, nonché per tutti i futuri figli concepiti da genitori appartenenti a diversi casati, infondeva sufficiente coraggio a Clodia per non lasciare nulla di intentato.
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#75

Faber est suae quisque fortunae
Quando la fata finì il suo racconto, notò che i presenti si erano nel frattempo assopiti in un non precisato momento della sua storia e decise che era meglio non svegliarli, poiché quella che probabilmente li attendeva sarebbe stata una giornata molto pesante.

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Lasciando la stanza però non si accorse che uno dei giacigli era vuoto: mentre il cocchiere dormiva scompostamente e Luce riposava accanto al libro ritrovato, non c'era più alcuna traccia di Lestat.
Quest'ultimo, raccolti i suoi vestiti, si era dileguato di soppiatto sfruttando la scarsa visibilità nella luce fioca della caverna, e ripercorrendo il sentiero a ritroso, senza poche difficoltà era riuscito a ritrovare la carrozza abbandonata sul sentiero e, risvegliando i due grifi era partito da solo alla volta del castello di Pietra.

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Alle prime luci del mattino, risvegliati dalle rumorose attività del villaggio sopra le loro teste, Luce e Aron si risvegliarono dal loro profondo sonno, chiedendosi quasi se quello che avevano ‘vissuto’ la notte precedente fosse stato solo un sogno.
Gli abitanti del villaggio si dimostrarono molto gentili con i forestieri, e non mancarono di condividere il loro sudato pasto (si procuravano la selvaggina cacciando e a volte capitava che il cacciatore diventasse la preda) per permettere a Luce e Aron di recuperare le energie.

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Quando fu chiaro che Lestat non si sarebbe presentato con loro intorno al fuoco, una giovane cacciatrice fece notare che all’alba, mentre si recava al lago per pescare, le era sembrato di vedere una figura scura allontanarsi furtivamente dal villaggio, ma poiché non si sentiva ancora completamente sveglia, non aveva dato peso alla cosa.
Luce e Aron iniziarono a interrogarsi sul motivo che aveva spinto Lestat a fuggire in solitaria, e quindi abbandonare la missione che, rivelò in seguito il cocchiere, si sarebbe conclusa con la consegna della principessa al castello della Pietra, nelle mani di Clodia, la governatrice del casato.
Le loro elucubrazioni furono interrotte da Rosa, la quale, avendo pietà degli sfortunati ospiti, ebbe l’accortezza di fornire abiti più adatti alle circostanze rispetto a quelli da loro abitualmente indossati.

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Luce accolse con gioia la possibilità di indossare qualcosa di più coprente rispetto alla puzzolente e striminzita camicia che era stata costretta a portare fino a quel momento, mentre Aron dovette abbandonare a malincuore il suo amato cappello portafortuna (Rosa gli aveva spiegato che i pippostrelli, fameliche creature notturne, erano irresistibilmente attratti da qualsiasi tipo di copricapo e una volta attaccativisi non mollavano più la ‘preda’) e accontentarsi di abiti più ordinari di quelli a cui era abituato, sebbene sufficientemente insoliti da generare l’ilarità di Luce e Rosa stessa.
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#76

Ciò che Luce e Aron non potevano prevedere, era che il racconto della fata avrebbe risvegliato in Lestat lontani ricordi della sua infanzia che si erano assopiti coperti dalla coltre del tempo, ma che una volta recuperati avevano scatenato nel giovane cavaliere un profondo senso di avversione verso sé stesso e verso lo spregevole compito che si era accollato.

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Ognuno deve essere artefice del proprio destino’ aveva pensato e, conscio delle conseguenze che la sua disobbedienza avrebbe comportato, aveva deciso di lasciare libera Luce e ritornare da solo al castello, dove lo attendeva la zia Clodia, ansiosa di ‘mettere le mani’ sulla principessa e il prezioso sangue che scorreva nelle sue vene: i piani di Clodia sarebbero stati più pacifici se Sephiro fosse riuscito a sposare Nova e avere un figlio da lei, diretta discendente della potente Emeraude, ma, dato che le carte in tavola erano cambiate, a farne le spese sarebbe stata la sorella minore, e questo Lestat non poteva più permetterlo.. il legame che sentiva di avere con Luce, nella sventurata storia della propria famiglia, andava oltre la genìa che avevano in comune.
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#77

Sebbene Luce non potesse comprendere completamente i motivi che avevano spinto Lestat a proseguire il viaggio da solo, la storia che aveva ascoltato la notte precedente aveva colpito nel profondo della sua anima: se la leggenda raccontava il vero, forse il fratello rapito era ancora vivo, forse faceva parte del casato della Pietra, forse era tenuto prigioniero.. o forse.. forse si erano già conosciuti, forse avevano condiviso insieme una avventura che li aveva inconsapevolmente avvicinati..
Decisa a scoprire la verità, Luce prese l’insana decisione di proseguire il cammino non per il suo regno, ma verso la destinazione ignota verso la quale Lestat era intenzionata a condurla.

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Luce non impiegò molto a scoprire che le intenzioni di Lestat erano quelle di farla prigioniera al castello di Pietra: il cocchiere, messo alle strette, aveva dovuto confessare tutti i dettagli di cui era a conoscenza e, dietro la promessa di una lauta ricompensa (nonchè del pagamento del servizio effettuato per il casato della Pietra che quindi sarebbe stato portato a termine) si ‘offrì’ di accompagnare Luce a destinazione.
Sellati i cavalli, i due novelli avventurieri salutarono il villaggio che li aveva accolti con tanto calore, e si diressero verso le lontane terre dominate dal casato della Pietra.

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#78

Mentre Luce e Aron si inerpicavano con difficoltà verso il sentiero che conduceva al castello, Lestat, che li aveva preceduti nella partenza ed era dotato di un mezzo di trasporto infinitamente più veloce, era già giunto al cospetto della zia la quale, vedendolo arrivare solo, senza nè Luce nè cocchiere (di cui comunque le importava poco, non fosse per l’anticipo che aveva già dovuto sborsare) capì che la missione era stata un completo fallimento.

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Trattenendo il risentimento per l’insuccesso riportato, Clodia accolse comunque il nipote con affetto: sin dalla gioventù, ella nutriva per Lestat un amore profondo, e per quanto egli avesse disatteso tutte le sue speranze e probabilmente distrutto l’ultima possibilità di annullare la maledizione, non riusciva a trattenere la gioia di rivederlo sano e salvo.
Prima che Clodia potesse iniziare a interessarsi dei motivi che avevano portato il nipote a ritornare al castello solo, qualcuno interruppe l’improvvisata riunione famigliare.

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Era Sephiro il quale, subito dopo il matrimonio, si era dileguato dal castello dei Fiori per paura di ritorsioni, ed era tornato con la coda tra le gambe dalla madre, sicuro che il compagno Lestat avrebbe risolto la situazione nel migliore dei modi.
Lestat, dissimulando il rancore accumulato verso l’ex compagno di armi, si abbassò il copricapo per farsi riconoscere e rivolgendosi a lui come se nulla fosse cambiato tra loro, si avvicinò a lui per un abbraccio di saluto.

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Sephiro, ovviamente ignaro di tutto, accolse l’abbraccio fraterno senza capire che le intenzioni di Lestat non erano in realtà del tutto amichevoli: la frase che Lestat gli sussurrò all’orecchio non appena furono uno di fronte all’altro, però, gettò un’ombra oscura sul viso di Sephiro.

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Lestat: I piani sono cambiati.
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#79

Legami di sangue
Dopo essersi ricomposto e ristorato, Lestat sentì che non avrebbe potuto trattenere a lungo il risentimento verso Sephiro: parole di fuoco gli crepitavano in gola, parole dure verso l’amico che non era stato capace di portare a termine l’incarico che gli era stato assegnato e lo aveva abbandonato in una terra ostile con un enorme fardello sulle spalle, parole di sdegno verso un uomo che non era stato capace di rendere felice una donna, ma aveva spezzato il cuore di due fanciulle innocenti, parole di disprezzo per l’aver tacitamente accettato che Luce diventasse unica vittima sacrificale di una guerra che non le apparteneva.
E dietro quella rabbia incondizionata e forse eccessiva, forse Lestat non lo poteva capire, ma si celava l’amore fraterno verso la dolce Luce, e l’odio verso colui che l’aveva fatta soffrire.
Non appena si fu rimesso in sesto, Lestat fece irruzione nella camera di Sephiro.

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Spalancando la porta senza annunciarsi, Lestat trovò Sephiro in desabillè, appena uscito dal bagno: poichè il suo corpo era coperto solo da un asciugamano legato sui fianchi, la schiena e le braccia restavano scoperte e, tra i folti capelli corvini, Lestat non potè non notare delle terribili cicatrici che deturpavano orribilmente le membra esposte del giovane.
Avendo notato il turbamento dell’amico, Sephiro apostrofò Lestat con tono petulante, facendo notare che la comune buona creanza imponeva di bussare prima di irrompere nelle altrui stanze.

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Lestat: Amico mio.. cosa ti è capitato? Quelle cicatrici..
Sephiro: E’ stata tua zia Clodia.
Lestat: Tua madre?
Sephiro: A volte dimentico che lo è..
Lestat: Come può aver permesso che ti venisse fatto questo?
Sephiro: Quando le ho riferito del matrimonio fallito, è impazzita. Gridava e piangeva, ma era lei il carnefice: diceva che mi serviva una punizione per averle disobbedito.. “Non devi disobbedire a tua madre amore mio”, diceva.. e intanto calava il colpo.. ‘amore mio’ mi chiamava, ‘mi dispiace’ sussurrava.. e il giorno seguente era tutto come se niente fosse accaduto.


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Lestat, sconvolto dal modo distaccato con cui Sephiro aveva riferito quanto accaduto, sentì che la rabbia che si era portato dentro fino a quel momento andava scemando, e molte delle parole crudeli che aveva in serbo per l’amico si stemperarono prima di essere pronunciate.

Sephiro: E’ pazza, Lestat.

Dopo quell’accusa, la collera di Lestat esplose nuovamente.. Clodia.. l’unica che non lo aveva mai abbandonato, colei che lo aveva accolto tra le sue braccia come fosse figlio suo, che per lui aveva sempre una carezza o un gesto d’affetto.. non poteva essere capace di un’azione tanto crudele e sconsiderata verso il proprio vero figlio.. non.. poteva?
Ma Lestat sapeva.. sapeva che l’espressione preoccupata di Clodia, quando lui e Sephiro si esercitavano con la spada, non era per il figlio.. sapeva che gli stessi occhi languidi che lo guardavano, non guardavano nello stesso modo Sephiro.. sapeva che qualunque gesto incredibile avesse compiuto Sephiro, non sarebbe mai valso quanto una qualsiasi inezia realizzata da lui.. sapeva che nel cuore di Clodia c’era sempre stato posto per un solo ‘figlio’.
La consapevolezza di essere il preferito a discapito di colui che lo meritava di diritto, il furore represso, la frustrazione accumulata si condensarono improvvisamente nell’odio per l’uomo che aveva messo in gioco la vita della sorella, finalmente incontrata e subito abbandonata.

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E in uno scatto d’ira Lestat colpì l’uomo che aveva di fronte, che si lasciò aggredire senza reagire, impotente di fronte a un destino che non aveva mai potuto scegliere, inerme davanti all’uomo che avrebbe voluto essere, indisciplinato, istintivo, temerario, e più di ogni altra cosa amato dalla madre.
A salvare i due cavalieri da una probabile rissa, in quel momento sul ciglio della porta sopraggiunse una guardia: entrambi erano richiesti al cospetto di Clodia per importanti novità.
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#80

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Clodia li aspettava sul suo trono composta, come se si trattasse di una convocazione ufficiale, imperturbabile, come se quelli che si trovava di fronte fossero perfetti sconosciuti, distante, in attesa che qualcosa fosse degno della sua attenzione.
La ‘regina’ Clodia (in realtà regina non era, ma amava essere definita tale) non proferì parola: era difficile indovinare quali fossero i suoi pensieri, poichè il su comportamento era sempre stato imprevedibile, capace di atti di generosità così come incredibili atrocità.
Senz’altro stentava a nascondere il suo profondo senso di delusione verso i suoi ‘figli’: non avevano portato a termine il compito da lei assegnato loro, mettendo a repentaglio la discendenza della stirpe.
Lei, come sempre, aveva dovuto prendere in mano la situazione, sguinzagliare le sue fedeli guardie che, soggiogate dal carisma della donna e terrorizzate dal suo enorme potere, avrebbero eseguito qualsiasi ordine pur di soddisfare la loro regina.

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Ciò che Clodia voleva mostrare a Lestat e Sephiro era il suo trofeo: malgrado l’inettitudine di entrambi, ella era riuscita portare a termine la sua missione, ovvero era riuscita a catturare Luce, la quale ora avanzava lentamente al centro della navata, incatenata, sotto la stretta sorveglianza della guardia che l’aveva catturata - inconsapevole del fatto che Luce stessa fosse diretta al castello.
Incredulo Sephiro e irrequieto Lestat, entrambi non poterono che provare una profonda tristezza nel vedere Luce caduta prigioniera, consci che Clodia aveva in serbo per lei un oscuro progetto.

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Quando il soldato fece fermare Luce al centro della sala, Clodia si alzò con grazia dal suo trono e, contenendo il suo tripudio, si avvicinò lentamente, ma trepidante, alla ragazza, che teneva lo sguardo basso per non incrociare lo sguardo nè di Lestat, nè di Sephiro.
Quando le fu vicino, fece allontanare la guardia, scivolò alle spalle di Luce e, scostandole delicatamente i capelli, le carezzò il viso con una mano.
Quando Clodia avvertì che Luce non opponeva resistenza, nè sembrava particolarmente intimorita dalla sua presenza, la carezza si trasformò in una stretta che costrinse Luce al alzare il viso verso Sephiro e Lestat che le stavano davanti impietriti.
A Clodia non servì proferire parola: il suo sguardo tiepido e sicuro, l’espressione catartica del volto, proclamavano ai due giovani la sua vittoria.

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Senza che le fosse concesso di parlare, Luce venne rinchiusa nelle segrete nei sotterranei del castello, nella stessa cella che aveva tenuto prigioniera la madre Emeraude anni prima.
Abbandonata nella sua solitudine, in quel luogo umido e oscuro, Luce iniziò a dubitare della sua scelta: aveva rifiutato al generosa proposta offertale dal destino, la libertà, aveva vanificato il sacrificio di Lestat che si era dileguato per darle una possibilità di salvezza.. perchè una volta lasciata sola non era tornata dai suoi cari, dimenticando il passato? Perchè aveva inseguito Lestat, scoprendo così che anche il suo amato Sephiro aveva tramato contro di lei? Perchè quel senso di responsabilità - quel peso che solo una vera regina è in grado di sopportare - le impediva di lasciare le redini del suo destino?[/RIGHT]

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