I quattro colori di Hogwarts

Raccontaci le tue storie di gioco!
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#81

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Morgan: guarda che cos’ho trovato qui, un bel libro sull’alchimia! Ho pensato potesse interessarti, visto che è l’argomento più “scientifico” di tutto il progetto. In un certo senso.
Randall: fa’ vedere (sfoglia il libro). Bene, è anche scritto in inglese moderno… sì, sembra interessante. Grazie mille, Morgan.
Morgan: figurati, è stato un piacere!

Era da giorni che in sala comune circolavano i libri più strani, e tutti passavano le sere leggendo e prendendo appunti. Avevano già scritto una piccola pila di pergamene, di questo passo il progetto lo avrebbero consegnato caricando il tutto su una carriola.

Randall in realtà avrebbe preferito fare qualche ricerca per capire cosa fosse successo nei sotterranei la notte di Halloween, ma tutti i suoi compagni di casa si stavano impegnando nel progetto, non voleva deluderli. E poi poteva sempre venirne fuori qualcosa di interessante.

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Introduzione:

L’alchimia è un’antica tecnica magica ed esoterica, particolarmente diffusa in Europa durante il Medioevo. Gli alchimisti avevano due scopi principali: l’ottenimento dell’immortalità e la trasmutazione di ogni metallo in oro. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti dal celeberrimo alchimista Nicholas Flamel, che riuscì a produrre la prima, nonché unica, Pietra Filosofale mai esistita. Questo manufatto è stato recentemente distrutto in seguito al tentativo, fortunatamente sventato, di ColuiCheNonDeveEssereNominato di impossessarsene, in quanto ritenuta troppo pericolosa. Pochi anni dopo il signor Flamel morì, portando con sé il segreto per la realizzazione della Pietra.

Al giorno d’oggi l’alchimia è stata completamente soppiantata da discipline più moderne, quali la trasfigurazione o l’arte della preparazione delle pozioni, considerate più pratiche e meno pericolose.

Il seguente volume si propone lo scopo di descrivere con un certo dettaglio le metodiche sfruttate dagli alchimisti…


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Non male, era anche più interessante di quanto pensasse. Incuriosito, Randall iniziò a sfogliare velocemente il volume. Il libro conteneva anche un sacco di disegni dettagliatissimi, di attrezzature, materiali e… e di alcuni strani cerchi. Non appena vide quegli schemi si fermò, sorpreso. Non c’era forse un cerchio molto simile a quelli sul pavimento dei sotterranei? Incuriosito dalla scoperta, iniziò a leggere quel paragrafo.

Per eseguire i riti più complessi gli alchimisti dovevano tracciare cerchi a terra. I cerchi avevano la funzione di canalizzare l’energia e indirizzarla nella giusta direzione. Quindi, a differenza della magia moderna che sfrutta comandi verbali catalizzati da bacchette magiche, l’incantesimo veniva determinato dal percorso imposto all’energia dalle linee tracciate al suolo. Tracciare le linee era un procedimento molto complesso e rischioso, in quanto anche il minimo errore poteva pregiudicare la riuscita dell’incantesimo. La rottura delle linee a terra interrompe il flusso energetico, e può avere conseguenze molto gravi.


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Will aveva fermato il custode (o chiunque fosse) cancellando un tratto di linea, e l’incantesimo si gli si era ritorto contro…
Ormai aveva pochi dubbi, quello nei sotterranei doveva essere un cerchio alchemico. Ma nessuno usava più l’alchimia, a detta del libro era superata e pericolosa. La questione stava diventando sempre più interessante...
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#82

Anche i serpeverde avevano lavorato duramente al progetto, ed erano pronti per tentare la parte più difficile: realizzare un mantello dell’invisibilità.

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Amelie: allora, vi ricordate tutti la vostra parte?
Phoebe: per la decima volta, sì.
Amelie: Tutti ai vostri posti allora!

Cinque degli studenti più anziani si posizionarono attorno al tavolo su cui era stato messo un comune mantello: Isaac avrebbe provveduto all’incantesimo di invisibilità vero e proprio, mentre gli altri avrebbero compiuto incantesimi secondari per rendere l’incantesimo permanente.

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Al primo tentativo il mantello rimase ostinatamente visibile.

Amelie: non importa, riproviamo!

Prevedendo che la faccenda sarebbe andata per le lunghe William si era messo comodo in un angolo, pensieroso come suo solito.

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Erano giorni che non riusciva a dormire decentemente per la paura di altri sogni premonitori, e iniziava ad essere stanco. Era anche turbato da quello che aveva visto nei sotterranei: in quei giorni aveva letto decine libri sui metodi per camuffare l’aspetto di un mago, ma nessuno di questi prevedeva il disegno di linee sul terreno. Non riusciva proprio a capire che tipo di magia potesse essere.

Amelie: ah! A me sembra un po’ meno visibile di prima, a voi?
Phoebe: forse… ma è ancora troppo appariscente.

A quanto pare gli altri stavano pian piano riuscendo nel loro intento. Un mantello dell’invisibilità, certo che un oggetto del genere poteva sempre rivelarsi utile...
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#83

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I tassorosso invece erano impegnati in una ricerca sul campo: erano andati al limite della foresta proibita per vedere con i loro occhi le creature magiche. Era presente anche la professoressa Wood, chiamata dal preside per evitare che qualcuno si facesse male.

Isabelle stava esplorando il bosco assieme agli altri. Negli ultimi giorni era stata molto ansiosa. A detta dell’infermiera era perfettamente normale, dopotutto era stata rapita, ma doveva comunque ancora bersi due infusi di valeriana al giorno per riuscire a dormire. Però lì nella Foresta si sentiva a suo agio, le erano sempre piaciuti i boschi. I suoi compagni invece sembravano molto più preoccupati, Natalie si era addirittura rifiutata di venire perché aveva paura di incontrare un lupo mannaro.

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Quella camminata nel bosco le ricordava proprio una vecchia scampagnata in campagna con la sua famiglia, sua sorella era ancora molto piccola, la mamma felice e soprattutto il suo papà… No, non doveva mettersi a pensare a quelle cose, o si sarebbe messa a piangere. Poi si guardò attorno: si era allontanata parecchio, non vedeva nessun’altro. Meglio tornare indietro, o gli altri avrebbero iniziato a preoccuparsi.

Aveva fatto pochi passi, quando una strana creatura le si parò davanti: sembrava una persona, se non fosse stato per lo strano vestito di foglie e le strane orecchie appuntite. Che fosse una specie di… ehm... elfo?

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Non fece in tempo a vederlo bene che quello era già sparito tra le piante. Iniziando a preoccuparsi, Isabelle si affrettò a tornare dai suoi compagni di casa.

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???: dov’eri finito? Non dirmi che sei andato a spiare di nuovo quegli umani?
? ?: ehm…
???: uhm, cosa devo fare con te? Eppure lo sai che i maghi sono pericolosi! Si prendono sempre tutto quello che vedono, quindi non dobbiamo farci vedere!
? ?: ehm… certo, lo sapevo…


Off Topic
Che storia a tema potteriano sarebbe senza qualche creatura magica? Con the sims però è complicato riprodurre un centauro, un goblin e perfino un elfo domestico. Quindi, ecco a voi delle creature del tutto nuove e inedite a far capolino nella storia :D
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#84

Capitolo 13.1:
Natale


La vita a Hogwarts continuò con tranquillità per il mese e mezzo successivo, per quanto potesse essere tranquilla la vita in quella scuola, per lo meno. Natale si avvicinava, quindi la maggior parte degli studenti approfittò delle vacanze per passare qualche settimana a casa con la propria famiglia.

Scarlett: ce la faccio da sola a portare la valigia!
Lucas: tanto siamo arrivati. Su, entriamo!

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Scarlett: la mamma non c’è?

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Lucas: qui c’è un biglietto.

Sono al campo ad allenare le ragazze, quest’anno il campionato è nostro!
Baci Mamma

PS potete prepararmi la cena? Per favore!



Scarlett: sempre la solita…

La mamma di Scarlett e Lucas era stata una famosissima giocatrice di Quidditch, e adesso allenava una delle squadre favorite per la vittoria del campionato di quell’anno. Il quidditch era la sua vita e passava più tempo al campo che a casa. Incidentalmente, questo andava a influire sul tempo che riusciva a trascorrere con i figli. Considerando che loro padre non si era mai più fatto vedere dopo la nascita di Scarlett, lei e Lucas finivano spesso con il restare da soli a casa.

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Lucas: ci abbiamo messo più tempo del previsto ad arrivare, sono già le cinque… forse ci conviene iniziare a preparare qualcosa per cena.
Scarlett: ma è prestissimo!
Lucas: non so te, ma io voglio festeggiare tutti e tre assieme questa sera.
Scarlett: e va bene. Ma tu sai cucinare?
Lucas: no, ma qui c’è un libro di cucina. Non deve essere così difficile, no?

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Molte uova rotte e imprecazioni dopo erano riusciti a fare una specie di arrosto di carne che nessuno dei due osava chiamare roast beef. Erano le sette di sera passate, ma la mamma ancora non si vedeva.

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Scarlett: secondo me anche stasera non tornerà.
Lucas: nah, sarà solo un po’ in ritardo!
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#85

Rimasero lì seduti a tavola aspettando che la mamma rientrasse per altre due ore, inutilmente.

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Scarlett: basta! Io me ne vado in camera.
Lucas: aspetta! Non vuoi mangiare niente?
Scarlett: prenderò qualcosa dalla dispensa, tanto ‘sta roba ormai si è fossilizzata. Buona notte.
Lucas: ‘notte…

Lucas era sempre troppo fiducioso nei confronti della mamma, ma lei sapeva bene quanto poco fosse affidabile. Lo aveva imparato a sue spese negli anni precedenti, perché nei mesi che suo fratello passava a Hogwarts lei restava pomeriggi interi lì a casa completamente da sola.

La mamma arrivò alle undici passate. Entrò in casa allegramente, senza neanche provare a non fare rumore. Lucas, che si era addormentato sul tavolo, si svegliò di soprassalto.

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Lucas: ciao mamma!
Sig.ra Davies: ciao Lucas! Dov’è tua sorella?
Lucas: è andata a dormire, hai visto che ore sono?

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Sig.ra Davies: (guarda l’ora) per la barba di Merlino, hai ragione! Mi dispiace tantissimo, è che con l’allenamento…
Lucas: non importa… ah, ormai sarà fredda, a dire il vero è anche un po’ bruciacchiata, ma c’è della carne a tavola.
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Casa Collins

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Randall: ciao mamma! Finalmente ti posso di nuovo chiamare così, è troppo strano chiamarti professoressa Collins.
Prof Collins: in effetti fa strano anche a me sentirmi chiamare così. Che state facendo tu e Hershel?
Randall: mi stava facendo vedere come funziona il nuovo sistema operativo android uscito a ottobre. Stavo dando di matto al castello, con le candele e tutto il resto…
Hershel: candele?

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Randall: sì, in pratica a Hogwarts non funziona niente di elettronico.
Hershel: cosa?
Randall: proprio così, il mio telefono dopo due giorni era già letteralmente fuso. Da buttare!
Hershel: ma è tremendo!
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#86

In quel momento si aprì la porta di casa, era tornato papà.

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Sig. Collins: ehi Randall, sei tornato!
Randall: ciao papà!
Sig. Collins: hai già visto il nuovo cellulare di Hersh?
Randall: sì, me lo stava facendo vedere proprio adesso. Sembra che abbiano potenziato parecchio il processore.
Sig. Collins: sì, e non solo…

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Prof Collins: mentre voi smontate quel povero telefono dovrei prepararvi la cena. Volete qualcosa di particolare?

Ma non ottenne risposta, come al solito erano già completamente assorti da quell’aggeggio elettronico.
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Casa Walker

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Morgan: ciao nonna! Siamo tornati!
Nonna Sybille: oh, ben tornati tesori miei!
William: ciao nonna.

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Morgan: mamma e papà sono ancora al lavoro?
Nonna Sybille: sì, e oggi dovranno fare anche un’ora di straordinari. Se il mio Occhio non mi inganna, dovrebbero tornare verso le otto.

La nonna parlava sempre così, dicendo “Occhio” o “Vista” per indicare le sue presunte capacità da Veggente. Ciarlatana o no, su queste piccole previsioni di solito ci azzeccava sempre.

Morgan: allora ho tutto il tempo di portare queste in camera.

Morgan prese il suo baule e lo trascinò al piano di sopra.

William: vado di sopra anch’io, chiamaci quando la cena è pronta.

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Nonna Sybille: un secondo Will, posso farti solo una domanda?
William: (cautamente) quale?
Nonna Sybille: stai bene? Sembra quasi che tu non dorma da una settimana.

In effetti erano un paio di notti che aveva difficoltà a dormire per quelli stupidi sogni, ma non credeva che la cosa fosse tanto evidente. In ogni caso, non gli sembrava il caso di far preoccupare la nonna per così poco.

William: non preoccuparti, sono solo stanco per il viaggio.
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#87

I signori Walker arrivarono alle otto in punto, come previsto dalla nonna.

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Pochi minuti dopo fu servita la cena, preparata dal loro fidato elfo domestico.

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Morgan: e quest’anno ho anche iniziato le lezioni di divinazione! Naturalmente tutte le cose che abbiamo fatto le sapevo già, ma è bello poter studiare quella materia anche a scuola!
Sig.ra Walker: bene, Morgan. A te invece come vanno le cose William?
William: (fa spallucce) niente di ché.
Sig. Walker: il solito modesto! Abbiamo visto i tuoi voti, e siamo molto fieri di te.

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Nonna Sybille: e con i compagni di casa come va, Will?
Sig.ra Walker: è con i serpeverde, sono sicura che si trovi benissimo.
Sig. Walker: infatti, che domande.
Morgan: a voi invece come vanno le cose?
Sig. Walker: il Ministero è nel caos più totale, è impazzito il sistema di invio e ricezione dei messaggi… un incubo, carta che volava ovunque.

A volte i suoi genitori erano un po’ troppo formali, ma non erano cattivi in fondo.
In ogni caso William non vedeva l’ora di tornare al castello, non credeva di poter sopportare la sorella e la nonna troppo a lungo.
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Casa Harris

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A Isabelle casa sua, per quanto piccola e modesta, era mancata tantissimo. Non vedeva l’ora di poter abbracciare di nuovo la mamma e la sorellina. Era stata accompagnata fin lì dalla Professoressa Collins, che si era subito offerta volontaria quanto aveva saputo che la madre di Isabelle non era in grado di andare a prendere la figlia alla stazione di King Cross di Londra e che per questo Isabelle rischiava di restare al castello per tutte le vacanze.

Isabelle: grazie mille, prof.
Prof Collins: è stato un piacere, davvero. Divertiti più che puoi durante queste vacanze, tornerò a prenderti a gennaio.
Isabelle: va bene. Grazie ancora.

La professoressa fece un giro su se stessa e scomparve. Quella tecnica di teletrasporto si chiamava “smaterializzazione” e veniva appresa al raggiungimento della maggiore età, che per i maghi corrispondeva al compimento dei 17 anni. Era una tecnica piuttosto complessa, ma i maghi la praticavano comunque perché permetteva di spostarsi istantaneamente in qualsiasi punto del Paese. Tranne Hogwarts, naturalmente.

Driiiiiiin

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Isabelle: sorpresa! Sono tornata!
Julia: (contenta) Isa! Mi sei mancata tantissimo, lo sai?
sabelle: siete mancate molto anche a me!
Sig.ra Harris: vieni dentro, non stare lì fuori al freddo.
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#88

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Julia: facci vedere qualche magia!
Isabelle: mi dispiace, ma non possiamo fare magie fuori dalla scuola. Fino a quando compiamo 17 anni, da quanto ho capito.
Julia: uffa!
Isabelle: allora, come vanno le cose qui?
Sig.ra Harris: come al solito, direi. Sei tu quella che è stata per tre mesi in un castello pieno di maghi, dicci tutto!
Julia: sì, dai!

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Isabelle: allora, vediamo… nelle serre abbiamo delle piante che ti parlano. E sono anche simpatiche.
Julia: forte!
Isabelle: e poi…

Isabelle passò tutto il pomeriggio raccontando quanto stramba fosse la vita a Hogwarts. Sua sorella sembrava entusiasta, mentre la mamma sembrava dubbiosa: tutta quella magia sembrava pericolosa.

Quando arrivò la sera prepararono assieme la cena come ai vecchi tempi. Erano queste piccole cose quelle che le erano mancate di più quanto era a Hogwarts.

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Dopo la cena misero a letto Julia, che nonostante le proteste iniziali si addormentò in pochi minuti. Quando tornarono in cucina l’espressione della mamma si fece improvvisamente seria.

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Isabelle: che succede, mamma?

Prima di rispondere la mamma tirò fuori dalla tasca una lettera, che dallo stemma sembra una comunicazione ufficiale da Hogwarts.

Sig.ra Harris: la sera di Halloween ho ricevuto questa lettera dal vostro Preside. Dice che sei stata rapita da un pazzoide che ti ha rinchiusa negli scantinati! Mi avevano assicurato che quella scuola era sicura, e invece poi vieni rapita! Cosa…
Isabelle: non era mai successo niente del genere prima mamma, sono solo stata sfortunata!

Questo non era esattamente vero, ma dire che in quella scuola succedevano regolarmente le cose più assurde non avrebbe certo calmato la mamma.

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Sig.ra Harris: secondo me è comunque troppo pericoloso! Dovresti lasciare quella scuola e tornare qui.
Isabelle: cosa? No, questo non posso farlo!
Sig.ra Harris: eppure dalle tue lettere non mi è sembrato che ti trovassi così bene laggiù.

In effetti, nelle sue prime lettere Isabelle aveva spesso scritto alla mamma quanto fosse disorientata in quel castello, e di quanto le mancasse casa. E il rapimento era sicuramente stata un’esperienza traumatizzante. Ma i suoi amici a Hogwarts le erano sempre stati vicino, ormai iniziava a sentire che in qualche modo anche quella strana scuola stava diventando una parte importante della sua vita. E di non poter più rinunciare alla magia.
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#89

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Isabelle: mamma, per favore… lo sai che quella è l’unica scuola per… quelli come noi.
Sig.ra Harris: ma sei proprio sicura di voler essere una strega?
Isabelle: mamma, non è una cosa che puoi decidere, o lo sei o non lo sei. E io sono una strega.
Sig.ra Harris: ma…
Isabelle: mi spiace farti preoccupare mamma, ma io voglio tornare laggiù e imparare a usare la magia. Si possono fare anche un sacco di cose utili, sai? Per esempio…

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La signora Harris rimanette ad ascoltarla in silenzio, non poteva negare di essere preoccupata. Che cosa poteva fare? Che cosa avrebbe detto Oliver in una situazione del genere?
In fondo, era lei la prima a sapere che a volte serve correre qualche rischio per poter seguire le proprie passioni. Isabelle sembrava convinta della sua decisione, non l’aveva mai vista tanto entusiasta per qualcosa.
Non poteva metterle i bastoni tra le ruote, se questo era quello che sua figlia voleva allora lei avrebbe fatto di tutto per supportarla, per quanto difficile fosse!
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#90

Off Topic
Approfittando delle vacanze di Natale a Hogwarts, ho deciso di aprire una piccola parentesi per farvi vedere qualcosa di più sul passato delle famiglie dei quattro protagonisti. Questa volta tocca alla famiglia di Isabelle, più avanti farò lo stesso anche con gli altri tre.
Vi faccio anche notare che queste parentesi dureranno per un paio di capitoli e sono ambientati molti anni prima rispetto al filone principale della storia.
Capitolo Extra:
La famiglia Harris (parte I)


Cittadina di Sandwich, Kent County, England. Gennaio 1995

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???: ciao ma’, io vado!
Mamma: divertiti a scuola!

Oliver Harris si sarebbe descritto come un ragazzino nella media. Figlio unico, abitava in una casetta modesta nella periferia sud della cittadina assieme ai suoi genitori. A scuola se la cavava abbastanza bene, ma senza brillare in nessuna materia. Era piuttosto timido, ma anche tendenzialmente simpatico e, per quanto ne sapesse, non c’era nessuno che lo odiasse. Però non era neppure particolarmente popolare e, in pratica, aveva solo amico su cui poter fare sempre affidamento. Quel giorno stava andando diligentemente a scuola come faceva ogni mattina, senza aspettarsi granché da quella giornata che si prospettava identica a tutte le precedenti.

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???: ehi, ciao Olly!
Oliver: ciao Den!
Den: oggi ci tocca matematica, che noia.
Oliver: già, è vero...
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Come previsto, durante la mattinata non successe niente di degno di nota. Oliver aveva seguito le lezioni, cercando di non addormentarsi sul banco e nel contempo di capire cosa stessero dicendo i professori. E arrivato all’ora di pranzo stava tentando, senza particolare successo, di mandare giù quello che gli addetti della mensa sostenevano essere il loro cibo.

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Den: bleh, oggi questa sbobba è anche peggio del solito!
Oliver: uhm, in effetti non è granché.
Den: non riesco a buttarne giù neanche una forchettata in più. Tanto quando usciamo da qui andiamo in caffetteria a mangiarci una torta, vero?
Oliver: perché no.
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Qualche ora dopo...

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Den: hai già iniziato i compiti di letteratura?
Oliver: no.
Den: stavolta la prof è impazzita, vuole un tema di otto pagine su uno dei lavori di Shakespeare!
Oliver: che? Ma sei serio?
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