I quattro colori di Hogwarts

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#361

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Lorenzo: Piacere di conoscerti! (Gli stringe la mano) Mi hanno chiesto di farti vedere un po’ il posto, andiamo?

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Lorenzo: l'edificio non è grandissimo, ma visto che siamo in pochi basta e avanza. Di là c’è la sala da pranzo, mentre là dietro ci sono le stanze in cui facciamo lezione. Giusto, è meglio se non le chiami “lezioni”, la signora Delphine preferisce se diciamo “incontri”.

Ma quanto parlava quel ragazzo? Da quando si era presentato non era ancora stato zitto per neanche un secondo.
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Non ci volle molto per vedere l’intera struttura, come Lorenzo aveva già accennato non era molto grande. L’edificio comprendeva solo tre piani, dei quali il primo era occupato dalla sala da pranzo e dalle stanze in cui si tenevano le lezioni (anzi, gli incontri), mentre i due piani superiori ospitavano gli alloggi in cui gli Oracoli vivevano. Dopo sette anni passati a Hogwarts William non poteva certo dire di essere rimasto impressionato da quel posto.

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Lorenzo: ok, eccoci qua. La camera è di là, ti ho lasciato qualche scaffale e l’armadio sulla sinistra per sistemare le tue cose. Invece il bagno è là sulla destra.

William si stava guardando attorno, dalla sua espressione non si sarebbe detto particolarmente entusiasta della situazione.

Aveva ancora parecchie cose da chiedere, ma il filo dei suoi pensieri venne interrotto quando Vide che una ragazza stava per bussare alla loro porta. Nonostante gli Oracoli non fossero numerosi, quel posto sembrava comunque piuttosto movimentato.

William: stanno per bussare.
Lorenzo: oh, è probabilmente è Cassy. In effetti mi stavo proprio chiedendo che fine avesse fatto.

Detto questo aprì la porta senza pensarci due volte.

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Cassy: potevi almeno lasciarmi bussare. Non è molto educato anticipare quello che gli altri stanno per fare, sai?
Lorenzo: (ironico) come potrei dimenticarlo, visto che me lo ripeti tutti i giorni?
Cassy: ad ogni modo, ero venuta qui per il tesserino del nuovo arrivato.

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Cassy: benvenuto tra gli Oracoli. Io mi chiamo Cassandra, ma puoi anche chiamarmi Cassy. Tu invece sei Will, giusto?
William: William.
Cassy: prego?
William: preferirei essere chiamato William.
Cassy: (perplessa) come vuoi… Comunque, come prima cosa ci serve una tua fototessera da mettere sul tesserino.

Dicendo questo, prese una macchina fotografica dalla tasca del vestito e scattò una foto a tradimento a William.

Cassy: che faccia seria… vabbè, ce la faremo andare bene. Dati anagrafici?
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#362

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Ancora un po’ interdetto dalla foto, William rispose con tono un po’ seccato dicendo:

William: William C. Walker, nato il 21 dicembre 2003 a York, Inghilterra.
Cassy: (prende nota) va bene… bacchetta?
William: ehm…

Sinceramente William, seppur molto affezionato alla sua bacchetta, non aveva mai fatto molta attenzione a com’era stata fatta. Quindi non sapeva esattamente come rispondere.

Lorenzo: tranquillo, lascia fare a me.
William: te ne intendi di bacchette?
Lorenzo: (orgoglioso) la mia famiglia le produce sin dal 1511. Siamo piuttosto famosi in Italia, sai?

Anche se un po’ riluttante, William porse quindi la sua bacchetta a Lorenzo, il quale iniziò ad esaminarla fin nei minimi dettagli.

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Lorenzo: 13 pollici, rigida. Legno di pino, e il nucleo sembra di corde di cuore di drago… voi britannici usate sempre combinazioni piuttosto curiose.

Detto questo si affrettò a riconsegnarla a William. Dalla bacchetta di un mago si potevano apprendere molte cose sul suo proprietario, e da quanto aveva appena visto aveva capito che non gli conveniva tirare troppo la corda.

Cassy: (prende nota) perfetto... Ci resta un'ultima domanda: a che età hai detto la tua prima profezia?
William: se non erro avevo 15 anni.
Cassy: (finendo di scrivere) ok, il tesserino ti verrà consegnato domani in giornata.

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Cassy: cos’altro dovevo dirti… ah sì, giusto. Da quanto ho Visto, l’incontro di domani potrebbe rivelarsi un po’ troppo difficile per te. Quindi ti ho portato questo libro.

Dicendo questo passò a William un grosso volume polveroso.

Cassy: per l’incontro di domani dovrebbe servirti soprattutto il secondo capitolo. Adesso però, se non hai altre domande, avrei dei volantini da consegnare. Ci vediamo a cena!

E dicendo questo uscì dall’ alloggio di corsa com’era venuta.

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William: (dubbioso) ma è davvero riuscita a Vedere cosa succederà domani mattina?
Lorenzo: probabilmente sì, in questo genere di cose è lei la più brava qua dentro.

Fece poi una breve pausa, prima di aggiungere:

Lorenzo: comunque, se vuoi un consiglio, è meglio starle alla larga.
William: perché?
Lorenzo: Cassy è la “rappresentante generale”, passa tutto il suo tempo a organizzare… in pratica TUTTO, e a cercare di convincere noialtri a darle una mano. Mi ha fregato una volta sola, e ho ancora la pila di scartoffie che voleva farmi compilare nascosta sotto al letto…
William: ah.

In effetti non sembrava una prospettiva particolarmente allettante, avrebbe fatto meglio a ricordarsene.

Lorenzo: Adesso, se non hai altre domande, anch’io avrei da fare. Ci si vede. Ah già, la cena è alle sette, cerca di non fare tardi!

Detto questo lo salutò con la mano e uscì dall’alloggio.

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Lorenzo: (tra sé e sé) che faticaccia… ma perché ‘sto musone qua doveva toccare proprio a me?
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#363

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Una volta rimasto solo nell’appartamento William si mise a curiosare un po’ in giro, cercando di riflettere. Certo, quel posto non era affatto come se l’era immaginato. Però non era andato fino a New York per trovare una casa comoda, né per la compagnia. Era andato lì per imparare qualcosa di utile, quindi non poteva girare i tacchi ed andarsene, non ancora per lo meno. Prima di prendere una decisione definitiva doveva almeno provare a seguire qualche lezione.
Anche se un po’ a malavoglia, iniziò quindi a disfare i bagagli e a sistemare le sue cose sugli scaffali che il suo coinquilino logorroico gli aveva indicato.

Una volta disfatte le valigie, si mise a studiare il libro che Cassy gli aveva portato. Non aveva nessuna intenzione di arrivare impreparato già alla prima lezione.
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La vita tra gli Oracoli del Bronx sembrava scorrere tranquilla, e l’ora della prima lezione arrivò senza imprevisti.

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L’aula in cui si tenevano le lezioni, o meglio gli incontri, era la più strana dell’intero edificio. Infatti non c’erano banchi né cattedre, le sedie erano semplicemente disposte in cerchio e tutti potevano vedersi in faccia in qualsiasi momento. La strana politica di assoluta equità tra i membri del Circolo era sottolineata anche da questi piccoli particolari, che si riscontravano in tutta la struttura.

A iniziare l’incontro fu una signora più anziana che William non tardò a riconoscere: sembrava proprio la signora Delphine Miller, l’esaminatrice con cui aveva fatto l’esame dei GUFO alla fine del quinto anno.

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Delphine: bentornati a tutti, ragazzi miei! E naturalmente, un caloroso benvenuto al nostro nuovo Oracolo, William!

Dicendo questo fece un cenno con la testa verso William. Non che ce ne fosse bisogno, nel Circolo erano talmente in pochi che tutti si erano già accorti da un pezzo del suo arrivo.

Delphine: e adesso direi che possiamo iniziare il nostro incontro. Qualche idea?

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La ragazza del giorno prima, Cassy, si alzò immediatamente in piedi. Non sembrava aspettare altro, e in mano aveva un grosso block-notes pieno di appunti.

Cassy: (decisa) se voi non avete altre proposte, avrei raccolto qualche spunto da cui poter iniziare.

Vedendo che nessuno sembrava intenzionato a farsi avanti, continuò imperterrita. Dalla sua faccia si sarebbe detto che non si aspettasse niente di diverso, ma William non avrebbe saputo dire se la cosa dipendesse dal fatto che avesse già Previsto quella scena in anticipo, o piuttosto dal fatto che quella situazione si verificasse ad ogni incontro.

Cassy: (decisa) durante l’estate ho raccolto alcune informazioni sulle possibili fonti di incertezza e di errore delle Premonizioni e delle Profezie. Innanzitutto ho notato che…

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In pratica avevano passato buona parte dell’incontro a discutere dell’argomento proposto da quella ragazza, senza arrivare a nessuna conclusione concreta. Per lo meno William era riuscito a capire di cosa stavano parlando grazie al libro che gli avevano dato il giorno prima, ma era comunque piuttosto perplesso. Che utilità poteva avere una lezione del genere?
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#364

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Lorenzo: allora, com’è andata?
William: (scrolla le spalle)
Lorenzo: senti, non preoccuparti troppo. All’inizio serve a tutti un po’ tempo per mettersi in pari, ma poi le cose vanno molto meglio.

Detto questo si allontanò, lasciando William ancora più confuso di prima. Non riusciva proprio a capire perché quella gente, che lo conosceva da meno di un giorno, sembrava già preoccuparsi tanto per lui.
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#365

Off Topic
La scorsa settimana abbiamo visto che Will è in sostanza uno studente fuori sede (ok, molto fuori sede), giusto? Bene, in questo extra vedremo cosa succede dopo la sua prima settimana a NYC.
Capitolo 50.8 (Parte II)

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Lorenzo: allora ciao William!
Cassy: a lunedì!

William si limitò a salutarli con un cenno della testa e a incamminarsi sulla sua strada, serio e distaccato come al solito.

Lorenzo: quindi sei proprio sicura che tornerà sul serio?
Cassy: sì, lo Vedo molto chiaramente. E se fossi in te non lo sottovaluterei troppo, sembra un tipo sveglio.
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Sabato mattina, casa Walker

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Morgan: (felice) Will! Finalmente sei arrivato!
William: ehi, non esagerare adesso! Non sono stato via per neanche una settimana!

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Morgan: (emozionata) allora, com’è andata? Com’è il posto?

Suo fratello ci pensò su un attimo, poi rispose con tono ironico:

William: è proprio il genere di posto che piacerebbe a te.
Morgan: (confusa) uhm? Cosa intendi?

William si limitò a rispondere con un’alzata di spalle. Stava anche cercando di trattenere uno sbadiglio, doveva essere molto più stanco di quanto non volesse dare a vedere.

Morgan: a che ora sei partito da New York?
William: (sbadigliando) laggiù erano sei di mattina, più o meno. Qui che ore sono invece?
Morgan: l’una passata, stavamo aspettando te per il pranzo.

Questi fusi orari erano un po’ disorientanti, William ci avrebbe messo un po’ ad abituarcisi.

William: porto la valigia in camera e arrivo.
Morgan: uhm, va bene. Ma non pensare di averla scampata, ne riparliamo dopo!

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Non appena entrò in camera sua, non quel surrogato di stanza che condivideva a New York, William tirò un sospiro di sollievo. Finalmente era da solo.
Appoggiò la sua borsa sulla sedia, e si accorse che qualcuno aveva lasciato una lettera sulla sua scrivania. Doveva essere proprio stanco se non era riuscito a notarla prima.

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Incuriosito, iniziò a leggerla:

Ciao Will!
Morgan ci ha detto con pochissimo preavviso che saresti tornato qui sabato, quindi non c’era il tempo per spedire questa lettera fino a New York. Allora te l’abbiamo spedita direttamente a casa tua. Cerca di rispondere in fretta, ok?
Comunque, ti abbiamo scritto perché DEVI ASSOLUTAMETE DIRCI COM’È ANDATA. Quindi ci vediamo tutti ai Tre manici di scopa. Ci vediamo lì alle 9 di sabato sera, cerca di essere puntuale!
A sabato sera, ci si vede!

Randall, Scarlett e Isabelle

Era una delle lettere più buffe che gli fossero mai capitate sotto mano, soprattutto perché ogni due parole cambiava la calligrafia.
Prima di tornare al piano di sotto per il pranzo, buttò giù una risposta veloce e la diede al suo barbagianni, Maya, perché la consegnasse agli altri.
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#366

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Randall: ehi, ciao Will!

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Isabelle: allora, com’è andata?
William: diciamo che è andata. Ho la netta impressione che sarà una faticaccia.
Scarlett: ma dai, non può essere tanto male, no?
William: (sarcastico) “non può essere tanto male”? Vediamo, da dove posso iniziare…

E si mise a raccontare di quanto inutile fosse il Circolo degli Oracoli del Bronx e di quanto fosse scocciato dagli altri membri, la cui unica occupazione sembrava l’intromettersi in tutto quello che faceva. Raccontò anche di quanto fosse frustato da quelle assurde lezioni, anzi incontri, che in pratica erano solo delle inutili chiacchierate. Alla fine aveva dovuto studiare da solo direttamente dai libri.

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William: in pratica, se non fosse per la biblioteca me ne sarei già andato.
Randall: a me non sembra tanto male.
Isabelle: vero, gli altri sembrano simpatici.

William si limitò a sbuffare in risposta.

Scarlett: più che altro, da quello che hai detto, sembra che agli altri Oracoli piaccia lavorare in gruppo. Quindi non ti basterebbe…
William: non se ne parla neanche, non è così che lavoro.
Scarlett: però…

Isabelle e Randall si lanciarono una breve occhiata, come al solito gli altri due stavano iniziando a bisticciare. Prima che i toni si alzassero troppo, decisero di provare a cambiare discorso.

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Randall: e tu invece cos’hai fatto di bello la settimana scorsa, Isabelle?
Isabelle: vediamo… ieri Handy mi ha portato a vedere il bosco di Wistman. Prima o poi dobbiamo vi ci devo portare, perché è davvero un bel posto.
Randall: perché no, potrebbe essere divertente!
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Alla fine l’uscita non era andata male, a parte Scarlett che gli aveva tenuto il broncio per quasi tutta la sera si erano divertiti.

Era già l’una di notte, ma William non era per niente stanco. Apparentemente il suo cervello era rimasto al fuso orario di New York, e quindi sembrava essere convinto che fossero soltanto le otto di sera. Tanto valeva cercare di fare ancora qualcosa di utile allora, come rileggersi gli appunti che si era portato dietro per esempio.

Iniziò quindi a salire le scale verso la sua stanza. Riusciva già a Vedere chiaramente la porta che si apriva e…
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#367

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William: (arrabbiato) MORGAN INDIRA WALKER, CHE CAVOLO CI FAI IN CAMERA MIA?

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Morgan: accidenti, è già tornato!

A William mancavano solo pochi passi prima di arrivare in camera sua. Quando la raggiunse, spalancò la porta per entrare e urlare a sua sorella:

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William: allora, che ci fai tu qui?
Morgan: beh, ecco… ero solo curiosa di vedere cos’avevi fatto! Volevo solo darci un’occhiata, ma poi devo aver perso di vista l’orologio!

William si riprese il quaderno che sua sorella ancora teneva in mano, e si limitò a indicarle la porta per invitarla ad andarsene.

Ma questa volta a Morgan non importava di litigare, perché questa per lei era una faccenda importante. Da quanto era riuscita a leggere degli appunti di William, in una settimana a New York aveva trovato più informazioni di quante non ne avessero trovate assieme nei due anni precedenti. Era da un sacco di tempo che non leggeva più niente di così interessante, doveva riuscire a mettere piede nella biblioteca degli Oracoli, ad ogni costo.

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Morgan: Will…
William: te lo puoi scordare, non puoi venire con me a New York! Tu non sei…
Morgan: lo so, non sono una Veggente! Però…

William aveva già Visto da un pezzo cosa stava per fare, ma non riuscì lo stesso ad elaborare nessuna risposta decente per controbattere alle argomentazioni che sua sorella stava per tirare in ballo. Non poté quindi fare altro che stare a guardarla mentre tirava fuori da una tasca uno dei tanti opuscoli sugli Oracoli che affollavano casa loro da quando aveva si era iscritto a quel Circolo.

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Morgan: qui c’è scritto che eventuali visitatori negli alloggi sono responsabilità di chi ci abita, e che per visitare la biblioteca basta dare un preavviso di almeno ventiquattr’ore. Se gli scriviamo adesso, potrei venire con te già lunedì!
William: però…
Morgan: se non mi porti con te, ci verrò lo stesso per conto mio. A te la scelta.
William: (esasperato) e va bene, fa’ un po’ come ti pare. Ma la lettera te la scrivi da sola, io ho di meglio da fare.

Quando sua sorella si impuntava in quel modo, sapeva per esperienza che era completamente inutile tentare di farle cambiare idea.
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#368

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Lorenzo: (leggendo) “… vi chiederei quindi se fosse possibile consultare la vostra biblioteca lunedì. Cordiali saluti, Morgan Walker”. E quindi dovrei accompagnarlo io?
Cassy: accompagnarla, è una ragazza.
Lorenzo: oh, sul serio? Ma chi sarebbe?
Cassy: (alzando gli occhi al cielo) non riesci già a Vederlo da te, arriveranno tra meno di mezz’ora! E poi non l’hai letto il cognome?
Lorenzo: Walker… per tutti i satiri, non dirmi che è parente di Will!
Cassy: è la sua sorella maggiore, in effetti.
Lorenzo: e che cavolo, non me ne bastava già uno?

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Morgan: (entusiasta) ah, eccoci qua! Allora, che stiamo aspettando? Entriamo!
William: (riluttante) guarda che non c’è bisogno di correre…

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Cassy: eccoli che arrivano.
Lorenzo: (sottovoce) un secondo, sarebbe quella lì? Ma non gli assomiglia per niente!

Avrebbe anche voluto aggiungere “lei sembra simpatica!”, ma non voleva esagerare. Ad ogni modo, all’improvviso quella giornata si prospettava molto più interessante.

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Cassy: (di fretta) benvenuta al Circolo degli Oracoli del Bronx! Questa è la tua spilla da ospite.

Cassy tirò fuori dalla tasca la spilla, che Morgan si affrettò ad appuntare alla sua maglia.

Cassy: oggi Lorenzo ti farà da guida, quindi per qualsiasi cosa devi fare riferimento a lui. Buona permanenza.

Detto questo Cassy salutò tutti con un cenno della testa e si allontanò con passo svelto, come al solito doveva avere altro da fare.

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Lorenzo: non preoccuparti, sono sicuro che sarà un tour molto divert… istruttivo.

William si limitò a lanciare un’occhiataccia che sembrava dire: “guarda che quella è mia sorella, quindi levati quell’espressione da cretino dalla faccia o ti disintegro”. O almeno questo è quanto era riuscita a interpretare Morgan, ormai un’esperta nell’interpretare le occhiatacce del fratello.

Prima che William dicesse queste cose anche ad alta voce, si affrettò quindi a dire:

Morgan: … allora, andiamo?
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#369

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Lorenzo: … e questa è la biblioteca. Dalla lettera che ci hai mandato, mi sembra di aver capito che fosse la parte che ti interessa di più.

Morgan sembrava entusiasta quanto un bambino in un negozio di caramelle, era subito corsa allo scaffale più vicino per leggere i titoli dei libri.

Ma come faceva una ragazza così a essere anche solo lontanamente imparentata con quel musone di William? Lei era simpatica, intelligente, carina, e le interessava davvero quello che facevano lì al Circolo. Era una vera ingiustizia, perché l’Occhio interiore era capitato proprio a suo fratello e non a lei? Morgan sarebbe stata un Oracolo modello, e invece…

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Morgan: ehi Lorenzo, ci sei?
Lorenzo: …uhm? Ah, scusami, mi ero distratto un secondo.
Morgan: posso leggere questo?
Lorenzo: certo, i libri sono lì per questo.
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Morgan: (cauta) senti… ma come se la sta cavando qui Will?

Lorenzo si prese un attimo per prepararsi una risposta: non poteva mica dirle che suo fratello era un rompiscatole asociale che si lamentava tutto il giorno, giusto?

Lorenzo: … se ne sta un po’ sulle sue, ma sta imparando in fretta. Ma è sempre… così?
Morgan: in effetti a volte si comporta in modo po’, ehm, strano, ma non lo fa mai con cattiveria. È solo che a Will non piacciono i cambiamenti, per lui venire qui deve essere stato più difficile di quanto non abbia voluto ammettere.

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Morgan: senti, posso chiederti un favore? Lo so che è una domanda un po’ strana, però…
Lorenzo: non preoccuparti, di cosa si tratta?

Era in questi momenti Lorenzo avrebbe tanto voluto essere in grado di Vedere più chiaramente il futuro, come riusciva a fare Cassy ad esempio. In quel momento poteva solo sperare che non si trattasse di una fregatura.

Morgan: … tu sei il compagno di stanza di Will, giusto?
Lorenzo: sì.
Morgan: allora… non è che potresti avvisarmi se gli succede qualcosa? Preferirei che me ne parlasse lui, ma dubito che mi darebbe retta.
Lorenzo: certo, nessun problema.

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Morgan: (sorridendo) grazie mille, mi togli davvero un peso!

Sì, era davvero una vera ingiustizia che lei dovesse tornare in Inghilterra. Ma per lo meno aveva una buona scusa per scriverle qualche lettera…
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#370

Capitolo 51.8:
L’indecisa


Anche Isabelle aveva pensato parecchio a cosa fare da grande. Non si era mai sentita particolarmente portata per qualcosa, quindi non sapeva proprio da che parte iniziare.

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Julia: allora, cosa pensi di fare adesso di bello?
Isabelle: (insicura) io… non lo so.

Che cosa voleva fare? Di sicuro non era abbastanza coraggiosa da andare a salvare la gente in pericolo come facevano gli Auror. E non si sentiva neppure abbastanza intelligente per riprendere a studiare qualcosa di troppo complicato, o abbastanza sveglia da riuscire a lavorare al Ministero della Magia.

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Isabelle: … in pratica non sono capace di fare niente…
Handir: Isa, lo sai anche tu che non è vero! Sfido chiunque dentro a Hogwarts a ricordarsi tutti i nomi delle erbe che sai tu!
Isabelle: ma quello non conta, me li hai insegnati tu.
Handir: ma poi come usarli nelle pozioni l’hai imparato da sola, no? L’ho sentito anch’io il prof Nicholson che gongolava per l’antidoto che eri riuscita a preparare a lezione!
Isabelle: (imbarazzata) oh, beh…

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Julia: Isa, ma ci hai mai pensato a fare la dottoressa?
Isabelle: i maghi li chiamano guaritori, non dottori… (Perplessa) e poi perché ti sono venuti in mente proprio i guaritori?
Julia: tutte le volte che sono finita in infermeria perché mi ero fatta male giocando a quidditch, quando venivi a vedere come stavo avevi proprio la faccia da guaritrice!
Isabelle: … ero solo preoccupata per te, io non riuscirei mai a fare quel lavoro. E poi per essere ammessi bisogna prendere dei voti allucinanti ai MAGO. Dubito seriamente di essere riuscita a prendere una O in difesa contro le arti oscure… e poi il corso è difficilissimo, non credo che riuscirei mai a…
Handir: Isa, calmati! L’unica domanda che devi farti è: ti piacerebbe curare la gente?
Isabelle: certo che sì, però…
Handir: e allora provaci! Io sono sicuro che ci puoi riuscire!
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Qualche settimana dopo…

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Julia: ehi Isa, è arrivata la lettera con i risultati dei M... degli esami!
Isabelle: cosa? Fa’ vedere!

Isabelle era agitatissima, le tremavano addirittura le mani. Era da un sacco di tempo che aspettava gli esiti dell’esame finale che aveva fatto a Hogwarts.

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Julia: (legge la lettera) wow, sei andata benissimo! Quante O!
Isabelle: (sorpresa) cosa? Fa’ vedere! (prende la lettera) … Ah! Ho passato anche difesa, non ci credo!
Handir: che ti dicevo?

Inaspettatamente, aveva raggiunto tutti i voti richiesti per poter far richiesta di ammissione al corso per guaritori! Quindi, non appena la mano con cui scriveva aveva smesso di tremare, aveva scritto la fatidica lettera per chiedere l’ammissione ai corsi per guaritori del San Mungo.
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