I quattro colori di Hogwarts

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#401

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#402

Capitolo 54.11:
L’inaugurazione


Ci avevano messo più di sei mesi per rimettere in sesto il negozio, mettersi in pari con burocrazia e brevetti e per costruire abbastanza telefoni da poter pensare di iniziare con le vendite.

Le voci riguardanti la prossima apertura del loro negozio aveva iniziato a spargersi e alcuni maghi e streghe, incuriositi dalla novità, avevano già bussato alla loro porta chiedendo informazioni.

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???: allora, a che servirebbe questo vostro telefono?
Randall: In pratica serve a parlare con la gente, e...

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Victoria sapeva perfettamente che per lei era rischioso restare lì in negozio, soprattutto quando c’erano altri maghi nei paraggi come in quel momento. Randall e Hershel glielo ripetevano tutti i giorni: cosa sarebbe successo se uno di loro avesse anche solo sospettato che lei fosse una babbana a conoscenza di tutti i segreti del mondo magico?

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???: come i gufi postini? O la metropolvere?
Hershel: (teso) non esattamente, in realtà...

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Randall e Hershel erano troppo nervosi, non riuscivano neanche a finire una frase. Di quel passo come avrebbero fatto a convincere qualcuno della validità della loro idea?

Origliando quello che succedeva da dietro una porta non avrebbe risolto nulla. Doveva fare qualcosa, ma cosa? Non poteva saltare fuori come nulla fosse, cosa sarebbe successo se quel mago l’avesse riconosciuta come “la ragazzina con le trecce” che anni prima militava nella Resistenza?

La ragazzina con le trecce”... In effetti era così che l’avevano etichettata i maghi quando gli Auror cercavano ancora i ribelli della Resistenza. Quindi forse un modo per non farsi riconoscere c’era...

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Victoria: scusatemi, non ho potuto fare a meno di sentirvi. Ho con me uno degli apparecchi, non è che per caso sarebbe interessato a una dimostrazione?
Randall: (sottovoce) ma che fai!?
Victoria: (sottovoce) non lo vedi? Vi do una mano.
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#403

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???: (dubbioso) ma quindi basta avere di questi telefoni, ed è possibile parlare con chiunque si trovi all’altro capo? A qualsiasi distanza?
Victoria: è proprio questo il punto. In pratica basta avere a disposizione uno di questi apparecchi, e diventa possibile parlare con chiunque ne possieda un altro come se si trovasse di fronte a lei, signore.
Randall: gli apparecchi babbani funzionano a corrente elettrica, quindi nelle case dei maghi non riuscirebbero mai a funzionare a lungo. La presenza di magia latente nell’aria li romperebbe piuttosto in fretta.
Hershel: per questo abbiamo cercato un modo per farli funzionare usando solo la magia.
???: (pensieroso) sì, in effetti l’idea sembra interessante. Ormai non ho più l’età per usare i camini e la metropolvere, le mie povere ginocchia non reggono più! Per non parlare di tutta quella cenere e di tutto il mangime che serve per i gufi... Ragazzi, mi avete convinto! Quando iniziate con le vendite?
Victoria: abbiamo programmato l’inaugurazione del negozio per il prossimo venerdì.

Sentito questo il vecchio mago annuì, salutò con un cenno del capo e si allontanò con aria soddisfatta, evidentemente era proprio questo quello che voleva sentirsi dire. A dirla tutta, sembrava incredibilmente agile per un mago della sua età.

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Randall: ma che ti è saltato in mente? Poteva scoprirti, e...
Victoria: e invece non è successo niente. Non ho mica scritto “babbana” sulla fronte, no?

Fissò Randall e Hershel con l’espressione di chi non ammetteva repliche, prima di aggiungere:

Victoria: ho lavorato tanto quanto voi su quei telefoni e per mettere in sesto questo posto, quindi non pensate neanche di lasciarmi indietro proprio adesso!

Randall e Hershel si scambiarono un’occhiata preoccupata, ma anche rassegnata. Conoscevano Victoria troppo tempo per non rendersi conto che non potevano aspettarsi niente di diverso da lei.
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3 Ottobre 2024, giorno dell’inaugurazione

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Isabelle non ci aveva messo molto per prepararsi per la festa. Aveva anche preparato una torta da aggiungere al buffet, a cui aveva aggiunto le castagne che Handir le aveva portato il giorno prima.

Handir quella sera doveva restare a Hogwarts fino a tardi per aiutare la professoressa di erbologia con le piante della serra tre e li avrebbe raggiunti solo a metà serata. Quindi, anche se un po’ le dispiaceva arrivare alla festa da sola, prese la torta e si smaterializzò al negozio per la festa d’inaugurazione.
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Scarlett: allora Yvonne, come sto?
Yvonne: bene. Ma non sarebbe meglio un vestito bianco e nero?
Scarlett: per te è sempre tutto bianco o nero, vero?
Yvonne: torre in D4.

Scarlett si limitò a scuotere la testa. Quanto si metteva a fare così Yvonne diventava un’interlocutrice meno interessante del muro dietro al suo quadro.
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Dannate passaporte e chi le organizzava, com’era possibile che una volta su tre si ritrovasse bloccato per ore senza poter tornare a casa all’ora programmata?

Doveva darsi una mossa, o non ce l’avrebbe fatta ad arrivare all’inaugurazione del negozio di Randall in tempo.
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#404

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Victoria: ma non penserai mica di andare all’inaugurazione conciato così?
Randall: perché, non va bene?
Victoria: lascia perdere, siamo già in ritardo da far spavento.

Arrivarono in negozio ad appena cinque minuti dall’inizio della festa di inaugurazione. Ovviamente Scarlett, Isabelle e William erano stati i primi a ricevere l’invito e in risposta si erano subito detti disposti a dare anche una mano con i preparativi.

Non furono quindi per niente sorpresi quando all’ingresso del negozio si ritrovarono di fronte a Scarlett e Isabelle che li aspettavano con indosso i loro vestiti da festa.

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Isabelle: ciao!
Scarlett: ehi, finalmente siete arrivati! (Scherzosa) Iniziavamo a pensare di dover inaugurare il negozio senza i proprietari!
Randall: ma dai, non siamo così in ritardo!

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Randall: (guardandosi attorno) Ma Will non c’è ancora?
Scarlett: no, non si è ancora fatto vedere. E non ci ha ancora neanche scritto niente.
Isabelle: ci saranno di nuovo problemi con le passaporte, forse.
Scarlett: sarà, ma poteva almeno avvisarci, no?
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L’ora dell’inizio della festa arrivò e alcuni maghi curiosi iniziarono ad arrivare al negozio. Tra tutti spiccava l’anziano che avevano incontrato già alcuni giorni prima, quando si era presentato in negozio per porre domande sulla loro nuova invenzione. Gli altri presenti sembravano invece piuttosto annoiati e non particolarmente interessati alla novità.

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???: ma quindi posso anche scegliere io la musica che si sente quando qualcuno cerca di parlarti?
Hershel: sì, si chiama suoneria.

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Victoria: (scoraggiata) ma i nostri telefoni interessano solo a quel vecchietto lì?

Eppure avevano fatto tutto il possibile per spiegare a più maghi possibile come funzionasse il loro prodotto. Avevano fatto dimostrazioni, sia in negozio che fuori, e avevano addirittura fatto pubblicare delle pubblicità sulla Gazzetta del Profeta.

Certo che i maghi erano proprio diversi dai babbani, a volte. Se i babbani avessero letto da qualche parte la pubblicità di un nuovo modello di telefono si sarebbero messi a fare code chilometriche all’ingresso dei negozi pur di essere i primi ad averne uno. La maggior parte dei maghi invece stava ignorando del tutto la messa in vendita di quello che per loro era il primo telefono in assoluto. Forse non si rendevano conto di quello che si stavano perdendo...
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#405

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Isabelle: è solo la prima sera, magari agli altri maghi serve un po’ più di tempo per capire una cosa come il telefono.
Victoria: uhm, se lo dici tu...
Randall: su, non scoraggiamoci! La serata è appena iniziata, e può solo migliorare!
Hershel: sì, giusto!
Victoria: Hershel, ma hai già iniziato a mangiare?
Hershel: ehi, non vorremo mica sprecare il buffet?
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Circa un’ora dopo...

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Randall: ehi Isa, va tutto bene?
Isabelle: ... sì, perché?
Scarlett: perché è da mezz’ora che sei qui a guardare fuori dalla finestra. E sembri anche preoccupata.
Isabelle: ah. Ecco... è solo che Handir aveva detto che sarebbe passato anche lui per l’inaugurazione. Ma doveva arrivare un’ora fa.

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Isabelle stava cercando di non darlo troppo a vedere, ma era davvero preoccupata. Su alcune cose Handir poteva anche essere distratto, ma non era mai mancato a nessun appuntamento del genere. Anzi, a dirla tutta sembrava avere una bussola e un orologio incorporati che lo facevano arrivare esattamente nel posto e nel momento in cui voleva arrivare. No, per lui un ritardo di quel tipo non era affatto normale.

Isabelle: ... forse è meglio se provo a passare da casa, potrebbe essere ancora là.
Scarlett: vuoi che ti accompagniamo?
Isabelle: non serve, davvero! È una questione di un paio di minuti, non preoccupatevi.
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Strano, Handir non era neppure a casa. E allora dove poteva essere finito? Sempre più preoccupata, Isabelle iniziò a fare mente locale: era un venerdì, quindi Handir era rimasto tutto il giorno a Hogwarts per svolgere il suo lavoro da custode. Poi sarebbe dovuto ritornare a casa passando per la Foresta Proibita, cambiarsi con dei vestiti puliti e andare fino al negozio di Randall, sempre attraversando il bosco.

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Dalla cassettiera mancava il suo vestito da festa, quindi da casa doveva essere passato. E se gli fosse capitato qualcosa durante il viaggio?

Con quel sospetto per la testa, Isabelle aveva seguito quelli che dovevano essere stati i passi di Handir di qualche ora prima, fino ad arrivare proprio sul limitare della Foresta Proibita.
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#406

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Isabelle: Lumos!

Più si avvicinava, più si rendeva conto che qualcosa non quadrava. La luce della bacchetta rivelava molti piccoli rami spezzati, e anche l’erba a terra sembrava pestata. Handir non aveva mai fatto niente del genere, secondo lui sarebbe stata violenza inutile nel confronto di quei poveri cespugli. Ma allora cosa poteva essere successo lì?

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Scarlett: Isa, tutto bene?
Isabelle: (sorpresa) ragazzi, cosa ci fate qui?
Scarlett: ci hai detto che ci avresti messo due minuti, e invece è passata mezz’ora.
Randall: ma cos’è successo? Dov’è Handir?
Isabelle: non lo so, stavo cercando di capire cosa fosse successo qui quando...

Si interruppe di colpo, aveva notato qualcosa per terra e si era subito chinata per raccoglierlo. Sempre più allarmati, anche gli altri due si avvicinarono per vedere di che cosa si trattasse.

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Isabelle si rialzò poco dopo senza dire una parola, ma con un’espressione inequivocabile dipinta sul volto.

In mano stringeva un pezzo di stoffa marrone, lo stesso vecchio cappello che Handir aveva indossato per tutti quegli anni per tenere nascoste le orecchie a punta.
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#407

Capitolo 55.11:
Iniziano le indagini


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Scarlett: ma quello è...
Isabelle: non se lo toglierebbe mai, sarebbe troppo pericoloso!

I tre si scambiarono un’occhiata preoccupata, ormai nessuno di loro aveva più dubbi. Handir non si sarebbe mai tolto volontariamente il cappello che gli era servito per celare ai maghi la sua vera identità per tutti quegli anni, doveva essergli successo qualcosa proprio all’ingresso della Foresta Proibita. Ma chi poteva essere stato? E, soprattutto, perché?

Scarlett: non preoccuparti Isa, lo ritroveremo presto. Qualsiasi cosa sia successa.

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Isabelle: ...
Randall: non è che per caso hai una mezza idea di chi possa essere stato?
Isabelle: ... la foresta è gigantesca, potrebbe essere successo di tutto.
Scarlett: su, sei sicura di non avere neanche un mezzo sospetto?
Isabelle: …

Scarlett si guardò attorno con aria meditabonda. Nei suoi anni di addestramento aveva imparato che c’era sempre qualche indizio utile, bastava solo sapere come cercarlo.

Scarlett: Isa, mi puoi passare il cappello di Handir?
Isabelle: sì, certo.
Randall: ah. Incantesimo di localizzazione, giusto?
Scarlett: sì.

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Detto questo recuperò la bacchetta da una tasca del vestito e, con una stoccata secca, la puntò contro il cappello. Dopodiché aprì il palmo della mano verso l’alto, in modo che la sua bacchetta potesse ruotare e indicare loro la direzione da seguire.

Isabelle: sta indicando il centro della Foresta, vero?
Scarlett: sembra proprio di sì.

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Isabelle: (preoccupata) cosa possiamo fare?
Randall: è notte fonda, non credo che riusciremmo a fare molta strada nella Foresta Proibita.
Scarlett: però non possiamo neanche starcene qui a girarci i pollici!

I tre si fissarono in silenzio per alcuni secondi, prima che Scarlett sbottasse definitivamente dicendo:

Scarlett: io vado al Ministero a recuperare qualche sensore di magia. Nel frattempo andate a mettervi qualcosa di più comodo, a costo di setacciare la Foresta palmo a palmo lo ritroveremo!
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Nonostante l’ora tarda, Scarlett era quindi andata al Ministero della Magia per recuperare la sua attrezzatura dall’armadietto. Con Isabelle aveva cercato di essere più incoraggiante che poteva, ma la situazione le sembrava davvero grave. Come avrebbero fatto a trovare un elfo in una Foresta tanto grande, per giunta senza poter chiedere l'aiuto di nessuno?

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Raggiunse l’atrio del Ministero senza quasi accorgersene, distratta da tutte le preoccupazioni di quella serata.

Era già quasi arrivata agli ascensori quando sentì delle voci provenire dagli uffici in fondo alla sala. E non erano voci amichevoli, sembrava proprio che qualcuno stesse discutendo animatamente.

Erano le undici di venerdì sera, chi poteva essere ancora in giro a quell’ora?
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#408

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Mike: non serve a niente lamentarsi, così complichi solo...
William: e invece mi lamento quanto mi pare, va bene?

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Scarlett: (stupita) Will? Che ci fai qui, ti abbiamo aspettato per ore!
Mike: ehi, guarda che ci sono anch’io.

Scarlett si girò di scatto verso il collega, sempre più confusa. Che ci facevano quei due assieme?

Scarlett: ma che state combinando qui? Vi si sente urlare per tutto l’atrio!
Mike: mi hanno chiesto di tenerlo d’occhio fino a nuovo ordine, non so altro.
Scarlett: (confusa) ma che hai combinato, Will?
William: non fare quella faccia, ti assicuro che non è stata colpa mia!



Ministero della Magia, ufficio Passaporte, circa un’ora prima...

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William: (alterato) per la barba di Merlino, perché mi avete lasciato per quattro ore ad aspettare su una sedia?
Segretaria: vede, signor Walker, qui mi sembra proprio che manchi il modulo H77. E temo proprio che senza non potremo lasciarla uscire dal Ministero.

William era bloccato nell’ufficio adibito al controllo delle passaporte da ore e, in base a quello che il suo Occhio Interiore gli mostrava, sapeva già che la faccenda non si sarebbe risolta in fretta. Era da parecchio tempo che nessuno riusciva più a farlo arrabbiare così.

William: voglio parlare con un tuo superiore, immediatamente!


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William: (esasperato) non dirmi che il tuo superiore è...
Noah: vedo che il piccolo Veggente sbruffone non ha perso il suo tocco.

William tornò a sedersi, sbuffando per la rassegnazione. Non gli serviva neanche ricorrere alle Premonizioni per rendersi conto di essere caduto vittima di una stupido, infantile e inutile dispetto di quell’idiota di Noah Wilson. Ai tempi di Hogwarts non erano mai andati particolarmente d’accordo, ma questo era davvero troppo.

William: (rassegnato) mi hai già fatto perdere fin troppo tempo, dimmi solo che devo fare per uscire da qui.


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Noah si lasciò scappare un sogghigno compiaciuto prima di rispondergli:

Noah: vedi, come la signorina Abbott ti ha già spiegato, non ci hai consegnato tutti i moduli necessari per rientrare nel Regno Unito. Ti manca il modulo H77.

William era sicurissimo di aver preso con sé anche quel modulo, ma non aveva modo di dimostrare che Noah lo avesse sottratto per puro dispetto. Facendo ricorso a tutto il suo autocontrollo per non urlargli contro, cercò quindi di limitare i danni dicendo:

William: e allora datemi quel dannato modulo, e facciamola finita!
Noah: (sogghignando) temo che questo non sia possibile. Vedi, la responsabile per i moduli H77 è la signorina Edwards al terzo livello, che sfortunatamente è tornata a casa per il fine settimana ore fa. Dovrebbe rientrare lunedì.
William: come lunedì?
Noah: ho le mani legate, davvero. Vista la situazione, non ti resta che rimanere qui al Ministero fino al suo ritorno.
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#409

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William: poi mi hanno rifilato il tuo collega, per evitare che mi venisse in mente di scappare dall’edificio, e mi hanno mollato qui.

Scarlett era rimasta in silenzio ad ascoltare l’intera storia, scuotendo di tanto in tanto la testa per l’incredulità. Come aveva fatto a cacciarsi in un pasticcio del genere? Come se non avessero già abbastanza problemi a cui pensare!

Scarlett: Mike, potresti uscire un secondo? Dovrei parlare con Will. In privato.
Mike: non dovrei ma...
Scarlett: giuro solennemente che non lo farò uscire da qui.
Mike: ... e va bene, ma solo un minuto, ok?

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Scarlett: mi dispiace, ma questa volta ti devi arrangiare. Abbiamo problemi più gravi a cui pensare.

Fino a quel momento William era stato troppo occupato a lamentarsi per farci caso, quindi si rese conto solo in quel momento che anche Scarlett sembrasse scossa per qualcosa.

William: (rassegnato) che altro è successo stavolta?
Scarlett: (sottovoce) è Handir. È scomparso nel nulla all’ingresso della Foresta Proibita, non abbiamo idea di cosa possa essergli successo. E non possiamo chiedere aiuto a nessuno per trovarlo, perché...
William: (sottovoce) ... non possiamo rischiare che qualcuno scopra che Handir è un elfo.
Scarlett: (sottovoce) stavo andando a recuperare la mia attrezzatura in ufficio e, appena ci sarà abbastanza luce io, Isabelle e Randall proveremo a cercare qualche indizio nella Foresta.

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William leggeva il Futuro, e non il pensiero, ma nonostante questo gli era più che chiaro che Scarlett fosse davvero preoccupata. Non che lui non lo fosse, come poteva non esserlo? La Foresta era enorme, e se c’era una cosa che gli elfi come Handir sapevano fare bene era proprio nascondersi tra gli alberi. Quante probabilità c’erano di riuscire a ritrovarlo in tre?

Scarlett: ... è meglio che mi dia una mossa, dobbiamo ritrovarlo al più presto. Tu però cerca di uscire da qui, una mano ci farebbe comodo, ok?

Detto questo si affrettò a raggiungere il suo ufficio al secondo livello, aveva già perso fin troppo tempo. William invece si limitò a lasciarsi cadere sulla sedia che gli avevano dato, con un’espressione frustrata sul volto. Non riusciva ancora a Vedere come sarebbe finita quella faccenda, ma aveva un pessimo presentimento.

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Mike: (tra sé e sé) ma di che parlano?
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#410

Capitolo 56.11:
La Foresta Svelata (Parte I)


La mattina successiva...

Considerando che i suoi amici avevano evidentemente problemi più pressanti a cui pensare, William alla fine aveva deciso di chiedere aiuto a sua sorella maggiore Morgan. Non che si aspettasse di risolvere alcunché, ma per lo meno avrebbe avuto qualcuno pronto a fermarlo nel caso in cui avesse deciso di strangolare l’esasperante guardia che gli era toccata. Ma come faceva Scarlett a lavorare tutti i giorni con un soggetto del genere?

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Morgan: (leggendo una lettera) non preoccuparti, non appena torneranno mamma e papà troveranno una soluzione. Per il momento però ti consigliano di startene qui tranquillo.

Questo non era di gran consolazione per William, gli scocciava parecchio dover ancora contare sull’aiuto dei suoi. E poi, da quanto riusciva a Vedere, non sarebbero tornati dal loro viaggio ancora per un po’. In ogni caso, non vedeva modo di riuscire ad uscire da lì prima della fine del weekend.

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Mike: i vostri genitori lavorano per l’ambasciata indiana, vero?
William: (sarcastico) che arguzia, come ci sei arrivato?
Mike: c’è scritto sulla porta del loro ufficio.

Non gli serviva scomodare il suo Occhio interiore per capire che qualsiasi discorso con quel tipo sarebbe stata una completa perdita di tempo. A dirla tutta, se Mike non fosse stato imparentato con il capo dei suoi genitori (nonché uno dei più stretti collaboratori del Ministro della Magia in persona), lo avrebbe già mandato a quel paese da un pezzo.
Il tipico figlio di papà incapace che aveva ottenuto un lavoro al Ministero soltanto grazie alla raccomandazione del padre, ecco chi era quel Mike.

Non potendo far altro, William aveva deciso di ignorarlo completamente. Anche se sapeva già che non sarebbe stato facile.

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Mike: ehi Billy, ci sei?

Certo che facendo così complicava ancora di più le cose, come cavolo faceva a ignorarlo se lo chiamava “Billy”? Attingendo a tutto l’autocontrollo che aveva, William si limitò a rispondere con un’occhiataccia omicida prima di riportare la sua attenzione al libro che stava cercando di leggere.

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Accorgendosi della fatica che suo fratello stava facendo per non lanciare una maledizione contro Mike, Morgan si affrettò a spiegare:

Morgan: (diplomatica) a William non piacciono i nomignoli, potresti evitare di chiamarlo così?
Mike: uhm, allora cosa preferisce? Will? Liam?

Ormai William stringeva la copertina del libro con tanta forza da rischiare di strapparla. Poteva essere il figlio di chi voleva, ma se tirava fuori un altro di quegli ignobili nomignoli lo avrebbe sbattuto fuori a calci con il mappamondo incastrato in testa.

Morgan: veramente, se proprio devi chiamarlo in qualche modo, lui preferirebbe essere chiamato William e basta.
Mike: ma è un nome così noioso!

Detto da uno che si faceva chiamare Michael “Mike” McMillar poi...

William: se hai finito, starei cercando di studiare. Quindi vi pregherei di fare silenzio.

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Mike: ma…
William: (esasperato) Morgan, ignoralo e basta.
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