I quattro colori di Hogwarts

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#411

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Morgan: Will, non c’è bisogno di fare gli sgarbati. Cosa c’è, Mike?
Mike: ma quando hanno detto che lui è un Veggente, intendevano dire che Prevede il Futuro?
Morgan: sì, cos’altro dovrebbe saper fare?
Mike: certo che è strana come cosa. Cioè, quindi sa già quello che sto per dire? E serve che lo dica lo stesso? Sono un po’ confuso, ecco.


William si limitò a scuotere la testa per l'ennesima volta, se c'era una cosa che odiava quasi tanto quanto i nomignoli erano proprio le domande stupide sul prevedere il futuro.
Pure sua sorella stava iniziando a perdere la pazienza, e in tutti quegli anni era la prima volta che lo vedeva succedere.

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Morgan: senti Will, io dovrei andare alla redazione del giornale. L’oroscopo mica si scrive da solo, giusto?
William: fa’ come vuoi.
Morgan: questa sera ti porto almeno un cambio di vestiti, ciao!



Morgan era uscita da pochi minuti, quando sentirono bussare alla porta e un gruppo di Auror capitanato da Lucas si precipitò nella stanza.

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Lucas: ehi Mike, andiamo?
Mike: ... cosa? Devo partecipare anch’io? Ma pensavo di dover fare la guardia qui!
Lucas: questo è più urgente. E poi abbiamo lasciato all’ingresso l’ordine di non farlo passare.

Senza quasi più degnare William di uno sguardo tutti i presenti uscirono dall’ufficio, lasciandolo da solo. Finalmente un po’ di silenzio... ma quanto sarebbe durata? Quell’impegno improvviso degli Auror non prometteva niente di buono...

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#412

Capitolo 56.11:
La Foresta svelata (Parte II)


4 Ottobre 2024, casa di Isabelle e Handir

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Si ritrovarono il mattino seguente all’alba a casa di Isabelle, pronti a iniziare le ricerche di Handir.

Ritrovarsi tutti assieme prima di fare qualcosa di potenzialmente molto pericoloso non era una situazione nuova per loro, ai tempi di Hogwarts lo avevano fatto innumerevoli volte. L’atmosfera però era del tutto cambiata: non sentivano più l’eccitazione che di solito preannunciava una nuova avventura, ma solo la preoccupazione per tutti i pericoli che avrebbero potuto incontrare.

Ma non avevano altra scelta. Loro erano gli unici a poter aiutare Handir senza mettere a rischio il suo segreto, quindi tutto quello che potevano fare era rimboccarsi le maniche e dare il loro massimo per capire cosa gli fosse successo, ritrovarlo e aiutarlo.

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Isabelle non aveva passato una bella nottata. Aveva continuato a chiedersi cosa potesse mai essere successo ad Handir, spremendosi inutilmente le meningi per cercare di farsi venire in mente qualsiasi dettaglio che potesse aiutarli a ritrovarlo. Abitavano assieme lì al limitare della Foresta da così tanto tempo, come aveva fatto a non notare niente?

Scarlett: (incoraggiante) non preoccuparti, troveremo un modo per risolvere tutto anche questa volta!
Randall: sì, giusto!

Isabelle cercò di accennare un sorriso, per ringraziare gli amici del loro supporto. Non sapeva davvero come avrebbe fatto senza di loro.

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Scarlett: ho portato questo sensore di sorgenti di attività magica, dovrebbe indicarci la direzione in cui si trova Handir come l’incantesimo che ho fatto ieri. Dovrebbe anche essere un po’ più sensibile, in effetti.
Randall: certo che l’attrezzatura di voi Auror è proprio forte.

L’attrezzo portato da Scarlett assomigliava molto a una bussola e, non appena venne messo accanto al cappello di Handir, iniziò a puntare proprio verso il centro della Foresta proibita. Non che nessuno di loro si aspettasse niente di diverso.

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Isabelle: (tra sé e sé) che strano... una primula?
Scarlett: forza, andiamo!
Isabelle: ... arrivo!


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Avevano percorso solo poche centinaia di metri nella Foresta seguendo la direzione indicata dal sensore-bussola di Scarlett quando l’ago iniziò a ruotare a casaccio.

Scarlett: e adesso che gli prende?
Randall: (pensieroso) ho il sospetto che la magia latente nell’aria stia interferendo con l’incantesimo, o qualcosa del genere.
Scarlett: e allora come facciamo a non perderci?
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#413

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Isabelle: ... forse ho trovato qualcosa.

Anche Scarlett e Randall si avvicinarono per cercare di capire a che cosa si riferisse. A terra videro un piccolo fiorellino, quasi del tutto nascosto sotto delle foglie secche.

Scarlett: (perplessa) mi sembra solo un fiorellino giallo.
Isabelle: è una primula selvatica, qui nel bosco ne crescono parecchie.
Scarlett: che c’è di strano allora?
Isabelle: le primule fioriscono solo all’inizio della primavera, mentre adesso siamo ad ottobre. È molto strano vederle fiorire adesso.
Scarlett: ah.
Isabelle: e non è neanche la prima che vedo.
Scarlett: adesso che ci faccio caso, in effetti qua ce n’è un’altra!
Randall: quindi, secondo logica, dovrebbe essercene un’altra più o meno... sì, eccola laggiù!

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Non ci misero molto a notare che le tre primule sembrassero allineate ed equidistanziate, come a indicare una direzione ben precisa.

Sembrava quasi che qualcuno avesse voluto indicar loro la strada. E Handir era l’unica persona che sapesse fiorire fiori a comando che conoscessero.
Senza pensarci due volte, si misero quindi a cercare altri di quei fiori e a seguire quella pista.
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Handir: quando pensate di dirmi perché cavolo mi avete trascinato qui?

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???: gli umani ti hanno corrotto anche più di quanto pensassimo, ti sembra un linguaggio adeguato?

Handir rispose con un broncio di disappunto.

???: solo quando arriverà il momento, la Sacerdotessa ti comunicherà la tua sorte.

Handir, sempre più frustrato, rimase seduto nel mezzo di quella radura. Un umano nella sua posizione avrebbe potuto pensare di poter scappare da lì, dopotutto c’era solo un altro elfo a far da guardia e non c’erano gabbie, funi o quant’altro a bloccarlo. Un umano però non sarebbe stato in grado di percepire tutti gli altri elfi nascosti a pochi passi da lui, come neppure gli alberi e gli animali che lo circondavano. Erano un tutt’uno, avevano tutto sotto controllo. E tutti loro, per qualche motivo che non riusciva ancora a comprendere, sembravano volerlo tenere lì a tutti i costi.
La forza della magia degli elfi era nel numero, quindi finché fosse rimasto solo non aveva modo di fare nulla se non restare lì.
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Scarlett: ehi, lì c’è un’altra primula!

Lungo la loro strada avevano trovato molte altre di quelle primule fuori stagione, e più ne trovavano più si convincevano che indicassero davvero il sentiero da seguire.

Randall: certo che la Foresta è fittissima qui, riesco a malapena a passare.
Isabelle: siamo quasi arrivati al centro della Foresta, state attenti.

Di punto in bianco, le piante tutt’intorno a loro iniziarono prima a tremare e poi a scuotersi con forza crescente, spaventando tutti e tre.
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#414

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Scarlett: (preoccupata) ci sono anche piante pericolose qua attorno?
Isabelle: ... c'è qualche germoglio di tranello del diavolo, ma in pieno giorno non dovrebbero farci nulla. Oppure...

Quello che stavano vedendo però non sembrava un vegetale ostile. Guardando meglio, si accorsero che le piante e gli alberi attorno a loro si stavano limitando a spostarsi per aprire un varco, lungo il quale videro fiorire una pianta di primule ogni pochi passi.

Randall: ... suppongo che qualcuno voglia che passiamo da qui.
Scarlett: ma Handir può fare una cosa del genere?

La domanda era rivolta a Isabelle, ma non ricevette risposta. L’amica non doveva neanche averla sentita, perché era impegnata a scrutare tra le fronde attorno a loro.

Scarlett: (a voce più alta) ehi Isa, che succede?

Isabelle la ignorò di nuovo, impegnata com’era a dare un senso a quello che era successo. Di sicuro gli elfi erano in grado di far fare cose del genere alle piante attorno a loro, ma per farlo dovevano essere vicini. Quindi chiunque fosse stato ad aprire quel varco non poteva essere lontano, probabilmente li stava guardando proprio in quel momento.

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Isabelle: chiunque tu sia, fatti vedere!

Lo aveva detto a voce alta e chiara, per essere sicura di essere sentita. E aveva anche fatto prendere un bel colpo sia a Scarlett che a Randall, che non si aspettavano di sentirla urlare così di punto in bianco.

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Meleth: vedo che ci conosci meglio di quanto pensassi.

I tre ragazzi rimasero impalati lì dov’erano per qualche istante, non si aspettavano di vedersi parare davanti a loro un’elfa. Che tra l’altro assomigliava anche molto a...

Meleth: non resta molto tempo, se volete davvero aiutarlo dovrete seguirmi.
► Mostra testo
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Era quasi un giorno che lo tenevano imprigionato lì al centro della Foresta e nessuno gli aveva ancora spiegato che cosa stesse succedendo. Con il passare delle ore era sempre più evidente che gli altri elfi stessero organizzando qualcosa, ma non riusciva proprio a capire di cosa si trattasse di preciso, né tantomeno cosa c’entrasse lui.

Aveva però l’impressione che lo avrebbe capito presto, perché la Sacerdotessa stava venendo proprio verso di lui.

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Handir: che diamine volete da me?
Sacerdotessa: come, non l’hai ancora capito? Eppure, nonostante tutto il tempo che hai passato fuori dalla nostra comunità, dovresti almeno ricordare che giorno è oggi.

Certo che se lo ricordava. Era il 4 ottobre. Era il suo ventiduesimo compleanno. Ed era anche il sesto anniversario dal giorno in cui aveva fallito la cerimonia del passaggio e quella stessa Sacerdotessa l’aveva cacciato dalla Foresta in cui era nato.

Handir: ...
Sacerdotessa: ti abbiamo osservato a lungo, percependo di giorno in giorno i tuoi progressi. La tua magia è cresciuta, e molto, dall’ultima volta che sei stato qui. Per questo abbiamo deciso di concederti l’opportunità di ritornare ad essere un Elfo a tutti gli effetti e di vivere con noi qui nella Foresta.
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#415

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Handir: (furente) come potete anche solo pensare che io voglia tornare in questo buco di Foresta? Voi mi avete abbandonato, ecco cos’avete fatto!
Sacerdotessa: la collettività ha deciso allora, e lo ha fatto anche adesso.
Handir: nessuno di voi mi ha mai sopportato, nessuno! L’unica cosa di cui vi importa è di non farvi scoprire dagli umani! E...

E qui Handir si fermò di colpo, perché stava iniziando a capire la vera ragione per cui lo rivolessero lì con loro.

Di solito gli Elfi che vengono cacciati dalla loro Foresta conducevano una vita solitaria ai margini dei boschi, oppure cercava una qualche altra comunità di Elfi disposta ad accoglierli.

Lui invece aveva deciso di vivere assieme agli umani, rischiando ogni giorno di rivelare il suo segreto e quello di tutti gli altri elfi.

La Sacerdotessa, e così tutti gli altri, non lo rivolevano davvero lì con loro. Ma preferivano riprenderselo piuttosto che rischiare di farsi smascherare da lui. E se le cose stavano davvero così, non sarebbe mai più riuscito ad andarsene da lì.

Sacerdotessa: tutti gli Elfi hanno votato all’unanimità, non hai altra scelta.

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Meleth: questa è una menzogna!

Tutti si voltarono di colpo nella sua direzione, stupefatti nel vedersi davanti una dei loro accompagnata da tre umani. Meleth era stata attenta a celare tutti e quattro dal resto della Comunità della Foresta, quindi per loro era come se fossero comparsi improvvisamente dal nulla.

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Meleth: (perentoria) avete cacciato mio figlio dalla sua casa come se fosse la nostra vergogna, nella convinzione che un elfo possa vivere soltanto tra i propri simili e che gli umani fossero una minaccia. Ma Handir, assieme ai ragazzi qui con me, sono la dimostrazione del contrario, se li aveste osservati per davvero lo sapreste anche voi. Quindi non vi permetterò di rovinare la sua vita un’altra volta!

Nessuno aveva osato fare una mossa. La Sacerdotessa e gli altri elfi sembravano ancora sotto shock nel vedere ben tre umani nella loro radura, ma stavano anche iniziando a pensare a una contromossa. Per gli elfi i numeri contano, e Meleth poteva contare solo su se stessa, sul figlio, sui tre umani arrivati assieme a lei e sulle poche piante che l’avevano aiutata a celarsi fino a poco prima. Loro invece erano sei elfi, più la maggioranza di piante e creature della radura. Non erano abbastanza per poter costituire alcuna minaccia per loro, ma allora perché Meleth sembrava così sicura di sé?

Meleth: il tempo è giunto, non ha più senso celarsi nei recessi più reconditi di questa Foresta. Presto sarà tutto finito.
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Sig. Clarke: (sottovoce) in effetti questa situazione è molto sospetta. Che sarà mai questo sentiero di fiorellini gialli?
Lucas: (sottovoce) questa Foresta è piena di creature magiche strane, potrebbe essere qualsiasi cosa.
Sig. Clarke: (sottovoce) quando arriveremo, la signorina Davies avrà parecchie cose da spiegarci, questo è certo.

Sentendo quelle parole Lucas fece una smorfia. Come faceva sua sorella a mettersi sempre in pasticci del genere? C’entravano quei suoi strani amici di Hogwarts, ne era sicuro. Per fortuna il suo compagno di squadra, Mike, era riuscito a carpire qualche parola la sera prima e a metterli sull’attenti.

Mike: (sottovoce) là c’è qualcosa
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#416

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Sig. Clarke: per la barba di Merlino... ma che...

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Meleth: otto contro sei. Rassegnatevi, è finita.
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#417

In realtà in questo capitolo comparirà qualcuno di fortemente ispirato a qualcuno che potreste riconoscere. Vediamo come va.


Altra annotazione: vi ricordo che la popolazione di maghi è piccolissima, quindi il loro governo è molto più vicino ai cittadini di quanto non siano quelli a siamo abituati a pensare noi. Pensate al Ministero della Magia come al governo di un microstato come San Marino, in una situazione così non è così improbabile riuscire a parlare con le alte sfere, giusto?


Capitolo 57.11:
La Signora Ministro


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William sbadigliò vistosamente, era da ore che nessuno si degnava di dirgli nulla. Pure il collega rompiscatole di Scarlett non si era più fatto vivo da quella mattina.

Eppure non poteva dormire sapendo che i suoi amici stavano cercando Handir da soli per tutta la Foresta proibita. Non poter essere con loro era molto frustrante per lui, ma questo non significava affatto che non stesse facendo nulla per aiutarli.

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Iniziò a Vedere qualcosa di utile per capire quanto doveva essere successo verso le cinque di sera, la sfera di cristallo non voleva proprio saperne di collaborare. E la prima cosa che pensò fu: “ma come facciamo a metterci sempre in casini di queste proporzioni?”

Senza perdere altro tempo prese una penna e due pezzi di pergamena, buttò giù due messaggi di poche righe che consegnò immediatamente al suo gufo dicendo:

William: Maya, svegliati. Hai un paio di lettere da consegnare, al più presto.
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Preside Powell: signorina Harris, lei è il Capitano della squadra di Quidditch, quindi tocca a lei il compito di evitare le risse negli spogliatoi. Va bene?
Julia: sì, signor Preside.

Toc toc

Si girarono tutti e due di colpo verso la finestra. Dall’altro lato del vetro c’era un piccolo barbagianni che sembrava determinato a farsi aprire a tutti i costi.

Il Preside si alzò per aprire la finestra e prendere la lettera. Era un messaggio di poche righe, ma bastò a farlo sbiancare.
Julia sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma cercò lo stesso di sbirciare quel messaggio. Aveva riconosciuto il gufo, era di uno degli amici di sua sorella. Ma perché avrebbe dovuto scrivere al Preside? E quel messaggio l'aveva fatto preoccupare tanto?

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Alle 17:48 arriveranno al Ministero un gruppo di Auror a scortare Handir e sua madre. Hanno scoperto gli elfi e il posto in cui vivono, e sanno anche che noi siamo coinvolti. Ci serve subito il suo aiuto.

W. Walker


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Preside Powell: signorina Harris, torni immediatamente nel suo dormitorio.
Julia: ma... forse posso dare una mano anch’io! E...

Il Preside Powell scosse la testa, prima di aggiungere:

Preside Powell: non serve che finisca anche lei nei pasticci, signorina. Io invece sono in ritardo, perché dovevo essere al Ministero già cinque minuti fa.

Julia, seppur riluttante, annuì. Non appena lei fu uscita, il Preside si sbrigò a prendere una manciata di polvere volante, a buttarla nel camino e a entrare nelle fiamme verdi scandendo le parole: “Ministero della Magia!”.
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#418

Ministero, Ufficio del Ministro della Magia

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Sig. Clarke: ... e, una volta arrivati alla radura, ci siamo ritrovati davanti a un cospicuo numero di queste creature sconosciute, assieme alla signorina Davies e a due dei suoi amici. La maggior parte delle creature sono riuscite a fuggire, a parte questi due che sembrano invece disposte a collaborare con noi.

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Tutti i presenti, Auror compresi, tradivano una certa tensione. Il Ministro della Magia in persona aveva insistito affinché il resoconto di quanto successo avvenisse nel suo ufficio, e se c’era una cosa che sapeva fare bene era proprio mettere in soggezione chi le si parava davanti.

La signora Ministro poteva non andare d’accordo con tutti i suoi collaboratori, ma nessuno metteva in dubbio le sue capacità. Figura di spicco durante la seconda guerra magica, rappresentante del Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche prima e del Dipartimento della Regolazione della Legge Magica poi, si era fatta notare per il suo impegno politico atto a porre fine alle discriminazioni dei maghi nei confronti dei nati babbani e delle creature magiche.

Non appena era venuta a conoscenza di quanto era successo aveva insistito per convocare tutte le persone coinvolte nel suo ufficio, decisa a seguire la faccenda in prima persona.

Ministro: basta così, signor Clarke. Non è necessario essere tanto scortesi con i nostri ospiti, li lasci parlare.

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La madre di Handir si era dimostrata incredibilmente coraggiosa e piena di iniziativa nella Foresta, e non si era smentita decidendo di seguire suo figlio fin dentro al Ministero. In quel momento però non riusciva a far molto a parte guardarsi attorno con aria smarrita, per lei essere uscita dalla Foresta non doveva essere stata una cosa facile. A parlare fu quindi Handir.

Handir: ... io mi chiamo Handir, e lei è mia madre Meleth. Noi siamo elfi della Foresta Proibita, signora Ministro.

La signora Ministro osservò attentamente entrambi, ragionando. A parte il nome non mostravano nessuna somiglianza con gli elfi domestici a cui i maghi erano soliti affibbiare i lavori di casa. Sembravano invece creature orgogliose e sfuggenti, anche più dei centauri che condividevano la loro stessa Foresta.

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Ministro: potrei sapere il motivo per cui non avete mai stretto nessun accordo con il Ministero?
Handir: i nostri antenati hanno sempre temuto gli umani, credevano che li avrebbero privati della loro libertà. Con l’aiuto delle piante, animali e le altre creature siamo rimasti nascosti per secoli.
Ministro: eppure lei sembra conoscere i maghi molto bene, porta anche i nostri abiti. Posso chiederle il perché?
Handir: io... sono stato cacciato dalla mia gente. Sei anni fa. Da allora ho sempre finto di essere anch’io come voi. Ho lavorato come custode a Hogwarts, il Preside Powell è stato molto gentile con me. Mi è bastato mettere questo cappello e coprire le orecchie per non destare sospetti. Pensandoci bene, però, questo ormai posso anche toglierlo...

Detto questo prese il cappello, che durante il viaggio verso il Ministero aveva rimesso per pura abitudine, e se lo tolse per l’ultima volta. Quella che stava facendo era una confessione vera e propria di tutti i segreti che aveva mantenuto in tutti quegli anni e avere tutti quegli sguardi puntati addosso non poteva che innervosirlo. Ma poter finalmente togliere quel cappello soffocante era anche un gran sollievo.

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Ministro: mi dispiace molto sentire che lei abbia dovuto sopportare tanto.

Detto questo il Ministro fece una pausa, ormai aveva parecchi elementi a disposizione per ragionare. Quel povero ragazzo si era nascosto perché temeva quello che gli altri elfi avrebbero potuto fargli se li avesse fatti scoprire, quindi quel giorno sia lui che sua madre dovevano essersi inimicati tutti i loro simili. Non sapeva ancora come, ma era sicura di volerli aiutare in qualche modo.
Ma c'erano ancora parecchi dettagli da mettere in chiaro, prima di chiudere quell'incontro.
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#419

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Ministro: (severa) passiamo a voi tre, piuttosto. Mi pare di aver capito che siate suoi amici. Devo presumere che quindi sapeste tutta questa storia e che l'abbiate tenuta segreta?

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I ragazzi sussultarono. Dal punto di vista della Legge era compito del Ministero quello di regolare tutte le creature magiche residenti sul suolo del loro Paese, quindi loro sarebbero stati tenuti a comunicare immediatamente tutto quello che sapevano alle autorità.

Scarlett: (incerta) ecco, signora Ministro…

La spinosa conversazione venne però immediatamente interrotta dall’improvvisa apertura della porta dell’ufficio.

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Preside Powell: scusate il ritardo, non ho proprio avuto modo di arrivare prima.
Ministro: (sorpresa) Preside Powell?

Non era facile sorprendere la signora Ministro della Magia, ma il Preside Powell ci era riuscito in pieno. Non aveva detto a nessuno di convocarlo, quindi come aveva fatto a sapere quello che stava succedendo e ad arrivare così in fretta?

Queste domande se le sarebbe dovute porre più avanti, perché aveva altre cose più importanti da chiedergli.

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Ministro: Preside Powell, visto che ha inaspettatamente deciso di onorarci della sua presenza, porrò la domanda direttamente a lei. Mi risulta che lei abbia assunto il qui presente signor Handir come custode di Hogwarts: ne devo dedurre che anche lei fosse a conoscenza dell’intera faccenda?
Preside Powell: signora Ministro, in quanto Preside di Hogwarts ho contatti con tutte le creature che abitano la Foresta Proibita, e ai centauri sono più volte sfuggiti dettagli sul conto di elfi che si nascondono nei recessi della Foresta Proibita. E non credo di essere stato l’unico ad aver sospettato della loro esistenza, considerando che i libri specialistici fanno cenno alla loro specie.
Ministro: questo mi sorprende, non ho trovato cenno a loro neppure nei libri della biblioteca del Ministero.
Preside: il reparto proibito della biblioteca di Hogwarts è piena di informazioni sorprendenti, se si sa dove cercarle.
Ministro: e come avrebbe conosciuto questo ragazzo?

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Preside Powell: l’ho incontrato il giorno in cui è stato cacciato dalla Foresta. Non potevo rimandarlo indietro, non dopo aver sentito cosa gli avevano fatto gli altri elfi, volevo assicurarmi che stesse bene. Ho pensato che dargli un lavoro come custode sarebbe stato un buon modo per aiutarlo e al contempo per tenerlo d’occhio. E lo stesso vale per i ragazzi qui presenti, hanno sempre solo voluto aiutarlo.

Il Ministro della Magia scosse la testa: il Preside Powell poteva anche essere una buona persona, ma non era neanche lontanamente arguto quanto il Preside di Hogwarts dei suoi tempi.
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#420

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Per cercare di mettere assieme gli ultimi pezzi, si mise a sfogliare le ultime pergamene che le avevano fornito gli Auror per poi bloccarsi su una riga precisa, incuriosita.

Ministro: signorina Harris, potrebbe farsi avanti?
Isabelle: (titubante) s-sì, signora Ministro.

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Ministro: qui leggo che lei attualmente condivide la dimora con il qui presente signor Handir. È corretto?
Isabelle: s-sì, signora Ministro.

Il Ministro della Magia non poté fare a meno di notare come Handir si fosse immediatamente voltato verso di lei per supportarla. Era evidente che quei due dovevano essere molto vicini e che quella ragazza doveva essere la più coinvolta di tutti in quella faccenda.

E questo le faceva venire in mente un’idea, più avanti se ne sarebbe dovuta ricordare...

Ministro: non si preoccupi, la mia era solo una mera curiosità.

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Ministro: credo che per oggi sia sufficiente. Non credo che nessuno dei presenti sia imputabile di alcunché, anche se ci sono stati degli errori voglio credere nella vostra buona fede. Quanto detto oggi verrà messo a verbale, sarà premura del Ministero stringere al più presto un accordo con gli elfi rimasti nella Foresta Proibita.
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Handir: mamma, tutto bene?
Meleth: ... credo di sì.
Isabelle: non si preoccupi, signora, se non potrà tornare nella Foresta potrà stare con noi.

Meleth era ancora un po’ scombussolata, ma sembrava che stesse iniziando a riprendersi.

Meleth: un albero per me sarà sufficiente, non preoccupatevi.

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Scarlett: (sottovoce) mentre c’eri potevi arrivare anche un po’ più tardi! Ma che fine avevi fatto?
William: (sottovoce) ehi, chi credi che abbia avvisato il Preside?
Randall: (sottovoce) piuttosto, io non ho ancora capito una cosa: come hanno fatto gli Auror a trovarci?
Scarlett: (sottovoce) me lo stavo chiedendo anch’io. Aspettate un attimo, però ieri sera Mike...
William: (sottovoce) sì, lo penso anch’io. Deve avere origliato.
Scarlett: (sottovoce) io lo strangolo quello! Che gli è passato per la testa?
William: (sottovoce) glielo puoi chiedere di persona, sta arrivando proprio qui.

Detto questo William fece un cenno verso gli Auror alle loro spalle, che in effetti sembravano dirigersi proprio verso di loro.
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