La normalissima famiglia Miller
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Leo: non ditemelo, l’incidente è successo in quel corridoio pieno di viticci inquietanti, non è così?
Orion: eravamo nella stanza appena qua dietro, in realtà. (Tra sé e sé) Certo che questo non mi pare proprio un buon segno…
Leggevo in faccia a Orion e Fabio che quella situazione fosse estremamente preoccupante anche per loro, quindi mi preparavo già per trovare il peggio oltre a quell’ultima porta. Ma quello che ci aspettava dall’altra parte era peggio di qualsiasi cosa che avessi mai potuto immaginare.
Orion: che? Ma come ha fatto a crescere così tanto?
Fabio: vieni via da lì, non mi pare per niente sicuro!
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Capitolo 57.3:
Antidoto
Arrivati a quel punto, eravamo tutti corsi fuori dalla porta e tornati al laboratorio per riordinare le idee. Non mi aspettavo minimamente di trovarmi di fronte a una pianta gigante che si dimenava minacciosamente verso di noi, che diamine era successo in quel posto?
Sempre con la tuta addosso, Fabio si era messo subito a lavorare a un antidoto per le spore neurotossiche. “Ormai abbiamo tutto quello che ci serve, prima di pensare alla pianta gigante dobbiamo risolvere questo”, aveva detto.
Non era certo di quale composizione fosse la migliore, quindi aveva preparato varie formulazioni che avremmo poi dovuto testare su qualche persona contaminata.
Io e Orion invece stavamo cercando indizi per il laboratorio. In teoria, quelli della banda che stavo cercando si erano introdotti lì e avevano interferito con l’esperimento in corso, causando l’ingigantimento di quella pianta spaventosa e la dispersione delle spore. Ma come avevano fatto a fare tutto questo?
Leo: Orion, ma non potresti darmi una mano?
Orion: da qui ti vedo perfettamente.
Leo: ti pare che ci sia qualcosa fuori posto?
Orion: a parte la pianta gigante, mi pare tutto come l’avevamo lasciato.
Leo: certo che potresti anche fare esperimenti un po’ più sicuri però, che diamine è quella roba?
Orion: ehi, guarda che il mio esperimento è su quel tavolo là dietro. Ti pare pericoloso?
No, in effetti pericoloso non è il primo aggettivo che mi verrebbe in mente…
Ad ogni modo, finite le sintesi degli antidoti da testare siamo tornati alla roulotte di Orion e Fabio, aspettando che i sintomi di Orion si manifestassero per usarlo come “cavia” per l’antidoto. Non credo che serva scrivere che sia stato proprio lui a proporsi volontario per questo test.
Leo: quelle nubi continuano a non promettere bene…
Fabio: torniamo dentro, forza.
Orion: che dovremmo fare con quella pianta, poi? Inondarla di diserbante?
Fabio: pensi di averne ancora abbastanza nel magazzino?
Orion: credo di sì, sai?
Fabio: allora dovremmo fare qualche calcolo, per cercare di…
Orion: ….
Antidoto
Arrivati a quel punto, eravamo tutti corsi fuori dalla porta e tornati al laboratorio per riordinare le idee. Non mi aspettavo minimamente di trovarmi di fronte a una pianta gigante che si dimenava minacciosamente verso di noi, che diamine era successo in quel posto?
Sempre con la tuta addosso, Fabio si era messo subito a lavorare a un antidoto per le spore neurotossiche. “Ormai abbiamo tutto quello che ci serve, prima di pensare alla pianta gigante dobbiamo risolvere questo”, aveva detto.
Non era certo di quale composizione fosse la migliore, quindi aveva preparato varie formulazioni che avremmo poi dovuto testare su qualche persona contaminata.
Io e Orion invece stavamo cercando indizi per il laboratorio. In teoria, quelli della banda che stavo cercando si erano introdotti lì e avevano interferito con l’esperimento in corso, causando l’ingigantimento di quella pianta spaventosa e la dispersione delle spore. Ma come avevano fatto a fare tutto questo?
Leo: Orion, ma non potresti darmi una mano?
Orion: da qui ti vedo perfettamente.
Leo: ti pare che ci sia qualcosa fuori posto?
Orion: a parte la pianta gigante, mi pare tutto come l’avevamo lasciato.
Leo: certo che potresti anche fare esperimenti un po’ più sicuri però, che diamine è quella roba?
Orion: ehi, guarda che il mio esperimento è su quel tavolo là dietro. Ti pare pericoloso?
No, in effetti pericoloso non è il primo aggettivo che mi verrebbe in mente…
Ad ogni modo, finite le sintesi degli antidoti da testare siamo tornati alla roulotte di Orion e Fabio, aspettando che i sintomi di Orion si manifestassero per usarlo come “cavia” per l’antidoto. Non credo che serva scrivere che sia stato proprio lui a proporsi volontario per questo test.
Leo: quelle nubi continuano a non promettere bene…
Fabio: torniamo dentro, forza.
Orion: che dovremmo fare con quella pianta, poi? Inondarla di diserbante?
Fabio: pensi di averne ancora abbastanza nel magazzino?
Orion: credo di sì, sai?
Fabio: allora dovremmo fare qualche calcolo, per cercare di…
Orion: ….
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Fabio: ci siamo, pronto con quell’antidoto!
Leo: allora, come va?
Orion: esfss… ehi, ma ti pare il modo di somministrare un antidoto?
Per lo meno sembrava funzionare, che sollievo…
Allo stesso modo, abbiamo somministrato il siero anche a un paio di altri contaminati di passaggio.
Uhm, spero che stia meglio, quando si sveglierà…
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???: ma che… ehi, ma sto meglio! Grazie!
I test erano sembrati fruttuosi, quindi a quel punto anche io e Fabio avevamo preso una dose di quell’antidoto per evitare qualsiasi contaminazione futura. Ormai sapevamo tutti cosa restasse da fare: disfarci di quella pianta gigante.
Leo: pronto, Chiara? Sì, qui la situazione è un po’ complicata, ma diciamo che dovremmo essere riusciti a individuare il problema. Sì, quando torno ti spiego, non preoccuparti. Salutami anche Luke e Lyra quando si svegliano, mi raccomando!
Stavo facendo la mia solita telefonata a casa, quando Orion si è seduto di fianco a me con aria meditabonda.
Leo: che succede, Orion?
Orion: guarda che non sei obbligato a partecipare anche tu, alla distruzione di quella pianta gigante intendo.
Leo: …
Orion: insomma, quella cosa non dovrebbe essere così pericolosa, la sua principale arma di difesa sono quelle spore neurotossiche che, con quell’antidoto, non dovrebbero più farci male.
Leo: come la metti con quei tentacoli che si dimenano da tutte le parti, invece?
Orion: è tutta scena, o quasi. Se ci teniamo ad almeno quattro metri di distanza, non dovrebbe poter raggiungere nessuno. È pur sempre una pianta, in fondo.
Leo: …
Orion: però, hai visto come stanno andando le cose... Non posso assicurarti che non sbucherà fuori qualche altro problema potenzialmente pericoloso.
Leo: lo immaginavo.
Orion: insomma, tu hai una famiglia che ti aspetta a casa. Forse non dovresti rischiare tanto, ecco.
Non potevo negare di averci pensato anch’io. Però restavo pur sempre un poliziotto, era mio dovere aiutare la gente. Inoltre, cosa mi assicurava che quelle spore non potessero raggiungere anche casa mia, se non le avessimo fermate subito? E poi…
Leo: guarda che fai parte anche tu della mia famiglia.
Orion mi rispose con un cenno di sorriso, ma continuava a sembrarmi tremendamente provato dalla situazione, non l’avevo mai visto così. Conoscendolo, faticavo a credere che a preoccuparlo tanto fosse soltanto la pianta gigante. In effetti, a guardarlo meglio, più che preoccupato mi sembrava… triste.
In quegli ultimi giorni, avevo notato che aveva iniziato a giocherellare spesso con quella collanina che portava sempre, a pensarci bene era una cosa che avevo visto fare anche da Fabio qualche giorno prima.
Leo: ma che vogliono dire le vostre collanine?
Orion: bah, è una lunga storia…
Quella risposta vaga mi aveva portato a riflettere meglio su quanto avevo visto in quei giorni. Mio fratello e Fabio vivevano assieme e, nei primi giorni che ho trascorso qui, scherzavano spesso. Sembravano piuttosto affiatati.
Ma più passavano i giorni, più li avevo visti allontanarsi, ormai parlavano solo di calcoli e formule utili a risolvere quel casino della pianta gigante nel loro laboratorio. Li avevo sentiti litigare più di una volta, e a un certo punto Fabio aveva pure smesso di portare quella collanina che sembrava tanto importante per loro.
A quel punto, non serviva essere un detective per capire che…
Leo: Fabio è il tuo compagno, non è così?
Mio fratello mi fissò sorpreso per qualche istante, probabilmente non si aspettava che me ne accorgessi.
Orion: (annuisce)
Leo: quindi avete litigato? È per questo che stai così?
Orion: …
Leo: allora…
Orion: (cambiando discorso) abbiamo cose più urgenti a cui pensare, non ti pare?
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Off Topic
Ultimo capitolo di questa piccola parentesi Strangervilliana, che succederà?
Gioco di squadra
Orion: (tra sé e sé) ma è arrivata pure negli scarichi?
Orion: come procedono i calcoli?
Fabio: (concentrato) in base al volume di diserbante a disposizione, la portata del getto degli erogatori e la dimensione della pianta in questione, credo che serviranno almeno quattro persone.
Orion: (ragionando) allora dobbiamo trovare un quarto…
Fabio: hai già qualche idea?
Orion: forse.
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Celine: allora, mi potete spiegare che sta capitando qui? Quelle nuvole là dietro non promettono niente di buono…
Leo: credo che i due cervelloni ti sapranno spiegare tutto meglio di me.
Orion: in poche parole…
Così, in quattro e quattr’otto, Orion e Fabio avevano spiegato anche a Celine quale fosse la situazione. Si era proposta volontaria per darci una mano prima ancora che le dicessimo che ci servisse una quarta persona, sono impressionato.
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Così abbiamo somministrato l’antidoto anche a lei e siamo nuovamente tornati al laboratorio.
Celine: questo posto è decisamente più grande del laboratorio che avevate su Sixam. Esplosioni di spore a parte, come ve la state cavando?
Orion: fino a due settimane fa, stavamo da favola qui.
Fabio: ah ah…
Leo: diamoci una mossa, su.
Così abbiamo recuperato degli erogatori giganteschi, quantità mostruose di diserbante e siamo tornati da quella pianta gigante e spaventosa.
Leo: quindi il piano è semplicemente quello di coprirla di diserbante il più in fretta possibile, giusto?
Fabio: esatto.
Celine: datevi una mossa, su!
Celine: questo posto è decisamente più grande del laboratorio che avevate su Sixam. Esplosioni di spore a parte, come ve la state cavando?
Orion: fino a due settimane fa, stavamo da favola qui.
Fabio: ah ah…
Leo: diamoci una mossa, su.
Così abbiamo recuperato degli erogatori giganteschi, quantità mostruose di diserbante e siamo tornati da quella pianta gigante e spaventosa.
Leo: quindi il piano è semplicemente quello di coprirla di diserbante il più in fretta possibile, giusto?
Fabio: esatto.
Celine: datevi una mossa, su!
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Orion: tosta come pianta…
Abbiamo dovuto usare fino all’ultima goccia di diserbante, ma alla fine…
Celine: perfetto!
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Fabio: potreste spiegare a questi che la pianta è andata? O tirategli un po’ di antidoto, è lo stesso.
Leo: che pensate di farne, ora?
Orion: dobbiamo tirare fuori un po’ di linfa, per cercare il principio attivo che ci serve, e poi potremo bruciare il resto.
Leo: che dovrebbe fare quel principio attivo, poi?
Fabio: era la base della maggior parte dei farmaci di Sixam, cura tutte le malattie infettive dal raffreddore alla polmonite.
Leo: ah.
Quei due dovevano aver notato la mia espressione perplessa, perché si premurarono immediatamente di specificare:
Orion: ce ne basta una molecola da analizzare, poi con il ricompositore di materia ne potremo sintetizzare quanta ne vogliamo senza dover far crescere nessun’altra di quelle piante abominevoli.
Leo: (sollevato) meno male…
Fabio: piuttosto, alla fine hai trovato qualche indizio utile alla tua indagine?
Leo: (vago) … non esattamente, questo sembra essere stato un grande buco nell’acqua. Ma credo di aver capito chi c’è dietro a questo incidente, per lo meno.
Svampito: benvenuti a Souvenir, creazioni e altro, come posso aiutarvi?
Leo: buongiorno, avrei qualche domanda da farle. Dove si trovava la mattina del 5 dicembre scorso?
Svampito: come? Ehm, non ricordo esattamente…
Ho trovato un solo indizio in tutto il laboratorio: una di quelle tremende spille che oggi manca dal gilet di questo tizio. E poi, chi più di lui poteva guadagnare nel causare il panico tra la popolazione a causa di un incidente misterioso come questo? Il numero di persone conciata come lui in queste settimane è salito in modo esorbitante, l’incidente ha attirato appassionati del paranormale da tutto il Paese, e l’unico ad aver avuto un introito da questa situazione assurda è stato proprio lui.
Questo spiegherebbe anche perché conoscesse tanti dettagli e fosse disposto a venderci oggetti impossibili da trovare come la chiave d’accesso ai laboratori o le tute anti-contaminazioni, ci ha preso per cospirazionisti qualunque che volevano indagare sull’incidente per gioco.
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Avevo avvertito gli agenti della caserma locale, che aspettavano pazientemente pochi passi dietro di me. Quindi non mi restava che tirare fuori il distintivo e intimargli:
Leo: è in arresto per aver causato l’incidente ai laboratori e aver messo in pericolo l’incolumità della popolazione locale.
Svampito: … ma come avete fatto?
In fondo, non era poi così svampito…
Fabio: mi vien ancora difficile credere che fosse davvero colpa di quel tizio, non mi sembrava così sveglio.
Orion: sono sorpreso anch’io.
Leo: adesso che pensate di fare?
Fabio: (stanco) dobbiamo rimettere in sesto il laboratorio, sbarazzarci in sicurezza della pianta gigante, somministrare l’antidoto a tutte le persone che abitano nel raggio di una ventina di chilometri da qui, misurare la concentrazione residua di spore nell’aria…
Orion: (stanco) un sacco di roba, insomma. Ma se ne riparla da domani.
Fabio: su questo non ci piove…
Orion: tu stasera torni dalla tua famiglia invece, vero?
Leo: sì.
Più passava il tempo, più mi rendevo conto di essere di troppo in quella situazione. Evidentemente, passata l’emergenza, quei due volevano sono prendersi un po’ di tempo per chiarire dopo il litigio.
Così mi congedai dicendogli:
Leo: passateci pure a trovare quando volete, mi raccomando!
Orion: … uhm, certo.
Leo: è in arresto per aver causato l’incidente ai laboratori e aver messo in pericolo l’incolumità della popolazione locale.
Svampito: … ma come avete fatto?
In fondo, non era poi così svampito…
Fabio: mi vien ancora difficile credere che fosse davvero colpa di quel tizio, non mi sembrava così sveglio.
Orion: sono sorpreso anch’io.
Leo: adesso che pensate di fare?
Fabio: (stanco) dobbiamo rimettere in sesto il laboratorio, sbarazzarci in sicurezza della pianta gigante, somministrare l’antidoto a tutte le persone che abitano nel raggio di una ventina di chilometri da qui, misurare la concentrazione residua di spore nell’aria…
Orion: (stanco) un sacco di roba, insomma. Ma se ne riparla da domani.
Fabio: su questo non ci piove…
Orion: tu stasera torni dalla tua famiglia invece, vero?
Leo: sì.
Più passava il tempo, più mi rendevo conto di essere di troppo in quella situazione. Evidentemente, passata l’emergenza, quei due volevano sono prendersi un po’ di tempo per chiarire dopo il litigio.
Così mi congedai dicendogli:
Leo: passateci pure a trovare quando volete, mi raccomando!
Orion: … uhm, certo.
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Dal diario di OrionFabio: …
Orion: …
In quei giorni erano rimaste molte cose non dette, ma nessuno dei due sapeva di preciso da dove iniziare. Fabio si era pure tolto la collanina che gli avevo dato anni fa, temevo davvero che volesse mollarmi…
Fabio: … credo di doverti chiedere scusa, non avrei dovuto farti una scenata in un momento simile.
Orion: uhm.
Fabio: stavi pure male per la contaminazione da spore, non era quello il momento per parlarne.
Orion: però adesso abbiamo tutto il tempo per farlo. Allora, che succede?
Fabio: sinceramente?
Orion: sì.
Fabio: (stanco) c’è che non ne posso più di tutta questa situazione. Pensavo che sarebbe stato diverso una volta tornati sulla Terra, avrei voluto presentarti alla mia famiglia, trovare una casa decente, cose così insomma. Invece siamo finiti in questa minuscola roulotte e ci fanno lavorare giorno e notte per quel laboratorio… È pure peggio che starsene su Sixam, per quello che mi riguarda.
Orion: …
Fabio: (amareggiato) però mi sembra che a te invece piaccia fare questa vita, non è così?
In certi momenti mi sento davvero una testa quadra, come avevo fatto a non capirlo prima? Eppure ci conosciamo da parecchio, ormai.
Orion: all’inizio fare gli scienziati allo sbando può essere divertente, ma alla lunga sta stancando pure me, in realtà.
Fabio: uhm.
Orion: come tuo solito hai proprio ragione, sai? Dovremmo quantomeno cercarci una casa vera, adesso che siamo di nuovo sulla Terra.
Fabio: sei serio?
Orion: sì. E dovremmo anche smetterla di stare tutto il giorno in laboratorio, quando quelli là manco ci pagano gli straordinari.
Ci siamo spaccati la schiena a sufficienza in quei laboratori, tra l’altro senza nessuna soddisfazione vera perché quelli dell’odioso Ministero della Difesa stavano cercando di prendersi tutti i meriti. Beh, potevano andare tutti a quel paese, c’erano tante altre cose più importanti nella vita.
Orion: allora, pensi di potermi sopportare ancora per un po’?
Ci pensò su un attimo prima di rispondermi, come suo solito, ma già sorrideva. Era da parecchio che non glielo vedevo più fare.
Fabio: (rassicurato) mi era mancato parlarti così, sai?
Orion: anche a me.